Sottotitolo: "Il trittico terribile...se passi questi tre colli pensi di essere a buon punto, ma è solo un illusione!"
Esco da Valgrisance soddisfatto e motivato.
Forse per questo metto da parte la concentrazione e l'antipatia...
così comincio a parlare con un ragazzo Irlandese che lavora e vive in Svizzera e ha da poco comprato una casa a Morgex.
Saliamo a buon ritmo, io davanti a fare il passo lui dietro. Parliamo di tutto, dalla politica all'economia...senza nemmeno accorgerci siamo allo Chalet de l'Epee. Comincia a tirare vento e la temperatura percepita scende di brutto. Ci copriamo: guanti, strato caldo, antivento, cappellino. Scherziamo con i volontari, io chiedo se hanno un po' di latte (che non c'è) da mettere nel caffè, loro mi promettono un cappuccino a Rhemes Notre-Dame. Ripartiamo ringraziandoli di cuore: passeranno tutta la notte al freddo tentando di accontentare tanti rompiballe come me, ognuno con la sua piccola grande richiesta.
Sono le 2.30, ora fa veramente freddo, aumentiamo il ritmo per scaldarci.
In un lampo siamo al Col Fenetre (miracoli delle basse temperature)...Greg è abbastanza impressionato dai primi tornanti in discesa. C'è la luna piena e si vede chiaramente la prima parte molto tecnica della discesa e il tratto successivo esposto con le corde di sicurezza. Mi dice di andare avanti, lui preferisce rifiatare. Si risveglia la mia determinazione da gara e inizio a scendere deciso, veloce ma senza esagerare.
La discesa è la mia specialità, molto più della salita, soprattutto quando è tecnica e impestata.
Supero un sacco di concorrenti rallentati dalla paura e dalla stanchezza e alle 5 di mattina arrivo a Rhemes Notre Dame.
Sto proprio bene, non ho sonno, non sono stanco, ho fame.
Benedico mentalmente Andrea, il mio coach, per il programma di allenamento ed Elena, la mia nutrizionista, per la sua strategia alimentare che sta funzionando perfettamente.
mangio e bevo praticamente di continuo. Ai ristori non rinuncio mai al brodo, fondamentale per reintegrare il sodio.
Mi fermo una ventina di minuti e riparto con un ragazzo Argentino per l'Entrelor.
È un piacere parlare con lui della sua bellissima nazione e delle ultra che ci sono in Sud America.
Ora non mi sembra di essere in gara, sono rilassato e felice. Sto facendo un viaggio, un'avventura!
A metà salita però, qualcosa dentro di me non funziona come dovrebbe...è come se il mio motore perdesse giri!
Sento che devo andare in bagno...cerco un posto adatto ma non è facile. Passa più di un'ora prima di trovare il posto giusto.
Lontano dagli sguardi degli altri concorrenti, ma non troppo distante dal sentiero.
Ho trovato il gabinetto perfetto: un ruscello costeggiato da un grosso argine con al centro grosse pietre affiancate.
Praticamente mi siedo tra due pietre come fosse l'asse del Wc...molto meglio di un faticoso squat dietro un albero.
Per finire c'è anche il bidet con acqua corrente incorporata.
Liberarmi del peso in eccesso e indesiderato mi rigenera e riparto a pieno ritmo.
Mi sembra incredibile che la necessità di andare in bagno mi avesse tolto tutte le energie...
Verso le 8/8:30 passo il colle, alle 10.39 sono a Eaux Rousse.
Ci arrivo un po' provato, ho finito le riserve di cibo prese allo Chalet dell'Epee e sono in crisi energetica.
Come ordinato da Elena ho preferito evitare cibi sintetici: barrette e gel.
Il ristoro è ben fornito, una piccola base vita. Praticamente c'è tutto da mangiare: pasta, riso, uova, prosciutto, mocetta, toma.
Un po' mi sento in colpa...ho sentito che nelle retrovie della gara molti ai ristori non hanno trovato quasi niente!
Penso ad Andrea, Augusto e Martin che forse stanno lottando con la mancanza di cibo ai ristori.
Mi fermo più di mezz'ora, ho bisogno di fare rifornimento, oltre a quello che mangio sul posto (un po' troppo),
riempio il mio contenitore da arrampicata (che tengo agganciato alla cintura porta numero) con grosse quantità di prosciutto, mocetta e pane. Inizio la salita al Loson un po' appesantito, ho mangiato troppa pasta e troppo riso.
Sono le 11 del mattino ma fa già caldo...per fortuna la prima parte della salita è nel bosco.
Complice il caldo (mio tallone di Achille da sempre) poco prima di uscire dal bosco, prima del capanno dei guardacaccia,
ho un colpo di sonno. Comincio a barcollare, perdo tutte le energie. Sono insieme ad un ragazzo cinese che è nella stessa
situazione. Anche se non parla inglese e non abbiamo una lingua in comune, basta uno sguarda per condividere la decisione di farci un microsonno: 20 minuti sotto un cespuglio sul bordo del sentiero. Quando suona la sveglia del cellulare mi sembra di non aver dormito neanche un secondo, ma so che non è così. Il cinese mi fa segno che vuole dormire ancora un po'. Io riparto, mi si è riaccesa la foga della gara. Sono in ansia. Temo il caldo della seconda parte della salita e faccio bene. Il sole batte impietoso e anche i camosci e gli stambecchi non si fanno vedere, preferiscono ripararsi all'ombra delle rocce più grandi.
Stremato dal caldo arrivo all'ultimo strappo di 300 metri prima del colle.
Quasi per tutti è il tratto peggiore, per la quota e per la pendenza. Io non soffro la quota, ma il caldo unito alla pendenza, sì.
Ma qualcuno dall'alto mi protegge e si alza improvvisamente un vento freddo che attenua la temperatura percepita e che mi permette di guadagnare senza affanno il colle.
Penso a mio padre, che nel 2018 a 79 anni mi aveva fatto assistenza. Un'esperienza unica e indimenticabile,
anche perché l'anno dopo è stato portato via in soli 2 mesi da un male incurabile.
Sono sicuro, lo sento...da qualche parte nell'universo la sua anima veglia su di me. Quel vento freddo è opera sua!
Passo il colle, faccio il selfie con l'ometto come prova per la raccolta fondi (come farò in tutti i colli) e comincio a scendere con attenzione sul primo tratto esposto e attrezzato con le corde, per evitare il vento che nel frattempo è diventato freddo e impetuoso. Passo il bivacco mobile senza fermarmi...non ho bisogno di liquidi, grazie al mio nuovo zaino Instinct Trail XX20 posso portarmi 4 borracce davanti e non rischio più di rimanere senza niente da bere. Tra l'altro con 4 borracce da 600cl posso avere 4 bevande diverse e variare la scelta: coc cola, acqua e sali, tea, ace, succo...e Genepy (giuro me l'hanno offerto in almeno 2 ristori...ma non ho ceduto!).
Dopo il bivacco elitrasportato la discesa diventa meno tecnica e io comincio a correre senza forzare.
Alle 16:39 arrivo al rifugio Sella. Ho una sete boia e sono stufo di bevande dolci. Chiedo una birra al ristoro (Elena me l'ha vietata, ma è la prima volta che decido di cedere alla tentazione e non rispettare le sue indicazioni), ma la fornitura dell'organizzazione prevede solo acqua naturale, coca cola e sali...
Per fortuna i gestori del Sella che sono persone fantastiche, mi offrono una birra alla spina.
La offrono a me che li conosco, ma anche ad altri concorrenti che mi guardano invidiosi e desiderosi.
La birra ha un duplice effetto rigenerante (se è piccola): reintegra i sali e gratifica la mente e lo spirito!
Uscito dal Sella mi aspetta una delle discese più rognose del Tor, fatta di gradini e gradoni irregolari:
lo storico sentiero reale di Vittorio Emanuele.
Il gestore del Sella mi ha appena detto che l'hanno rimesso apposto e ora è più corribile,
a parte un piccolo tratto. Una bugia a cui decido di credere e che mi fa affrontare l'odiata discesa con uno spirito più positivo.
Chiamo Silvia per avvertirla che sto scendendo dal sella e per le 18:30 circa sarò a Cogne.
Arrivato a Valnontey alla fine della discesa, un bella sorpresa: Silvia mi è venuta incontro per qualche chilometro.
Sono molto felice di passare un po' di tempo con lei e chiacchierare prima di arrivare alla base vita.
Ma non rinuncio alla modalità gara e la obbligo a correre. Arrivati di fronte all'Hotel Bellevue a circa 500 metri dalla base vita,
mi affianca un'auto dell'organizzazione, è Luigi uno dei giudici di gara...è un amico, ma non transige: Silvia si deve allontanare,
altrimenti squalifica. Gli chiedo se scherza, ma quando capisco che non scherza, mi allontano da Silvia
e lo mando bonariamente a fare in culo!...perchè non squalifica quelli che dormono in camper
o si fanno fare assistenza non autorizzata fuori dalle basi vita?!?!
Mi chiedo a cosa servono i nemici con amici così...

Alla fine entro alla base vita di Cogne alle 18:39.
Appena entro succede la stessa cosa successa a Valgrisance: trovo Tatiana (fortissima concorrente toscana con cui ho condiviso
la 24ore del Monte Prealba). Lei è una forte (ha finito il Tor in 112 e 118 ore).
Senza riflettere, con aria stupita le chiedo: cosa ci fai qui? Sei partita 2 ore prima di me.
Lei mi guarda affranta e mi dice: non sto bene, sono andata in crisi il primo giorno per il caldo alla salita per il Deffeyes.
Ho avuto crampi tremendi...
Di nuovo sono dilaniato da 2 sentimenti contrastanti: la tristezza per lei che non sta bene
e la gioia per averla raggiunta che significa indirettamente che sto andando bene.
Mi sento in colpa per questo ultimo pensiero e mi sentirò ancora più in colpa quando scoprirò
che si è ritirata a Donnas ed è stata ricoverata per una settimana all'ospedale di Aosta.
Silvia mi prende da mangiare e mi prenota un taping ai piedi.
Non ho vesciche, ma preferisco fare una doccia e cambiare le calze e fare un po' di manutenzione al taping.
Mentre mangio mi raggiunge Ettore con una giornalista Californiana che mi fa qualche foto e per educazione anche
qualche domanda, una specie di intervista (solo perché sono uno dei pochi che parla bene l'inglese).
È il mio turno per il taping ai piedi e scopro che ci sono parecchie brande libere e poco rumore.
Decido andando contro tutti i miei principi che posso dormire qui, in base vita.
Questo è il mio primo errore di questo Tor. Saluto Silvia e mi addormento quasi subito.
Passa forse mezz'ora e mi sveglio di soprassalto. Un coglione è inciampato e mi è caduto addosso di peso sulla brandina.
La scarica di adrenalina dovuta al brusco risveglio non mi permette più di addormentarmi.
Sono incazzato nero, nervoso, con i battiti a mille.
Decido di ripartire subito. Esco dalla base vita alle 20:56.
So che ho bisogno di dormire, ma dove?
A Goilles non si può, il rifugio Sogno è chiuso e il Dondena dista da Goilles 16km...(12 secondo l'organizzazione).
Dormire all'aperto non se ne parla, fa troppo freddo.
Troverò una soluzione strada facendo...per adesso sono sveglio come un grillo e incazzato come una iena!!!



(seconda tappa - continua)