Tor Des Geants (Ao) 10-16.09.2023

Anteprime e cronache

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Questa sezione è dedicata alle anteprime e ai racconti delle gare.
Nel titolo scrivete il nome della gara, la provincia e la data di svolgimento.
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martin
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Re: Tor Des Geants (Ao) 11.09.2022

Messaggio da martin »

Valtournenche – Ollomont

Una commedia di errori!

N.B. Ammetto subito la mia superficialità nel confronto di questo settore di gara. E una zona che non conosco bene, tranne per il fatto di avere fatto un paio di salite (a piedi e con i sci) sulla Becca di Luseney dal Bivacco Reboulaz, e non avevo studiato il percorso in dettaglio come avevo fatto con altri settori che invece conoscevo già meglio. Mea Culpa!!

La prima parte mi porta attraverso quello che immagino il centro del paese. Davanti al municipio ci sono vari ricordi a guide di tempi passati, un mestiere che una volta era uno dei pochi remunerativi di questa valle. Uscito dal paese mi trovo su un sentiero, non brutto ma sicuramente non bello. Il sentiero passa sotto diverse pareti leggermente strapiombanti dove noto la chiodatura di vie arrampicabile. Una volta sarei stato interessato a saper di più su queste vie, oggi mi chiedo chi sono questi ragazzi cosi fanatici che vengono ad arrampicare in un luogo cosi poco attraente.
Arrivo dietro una ragazza. Saluto e sorpasso. Lei accelera leggermente o forse io rallento, comunque cominciamo a chiacchierare. Veronica è lombarda, sposata con due figli. Una sua amica le sta facendo assistenza mentre il marito è rimasto a casa con i bimbi. Oltre a correre, fa skialp. Insomma parliamo tanto e impariamo tante cose uno dell’altro. Il tempo passa velocemente e senza accorgesene siamo in vista della diga di Cignana, con lago omonimo. Appena sotto la diga troviamo il Rifugio Barmasse mentre il cielo scurisce e la nuova notte arriva. L’accoglienza dentro il rifugio è meravigliosa – un brodo caldo con pasta viene portato dalla cucina, il personale insiste che ci accomodiamo su sedie e poltrone comode. Il tavolo è imbandito di prosciutto, moccetta e formaggio. Si potrebbe rimanere a fare serata! Invece è ora di partire. Ma partirò da solo visto che Veronica ha deciso di dormire un po’ al rifugio. Fuori è ormai buio. Il freddo vento in questo punto mi fa mettere giacca, berretto e guanti. Ci sono altri ragazzi che partono e mi infilo dietro a loro. Ma vanno troppo spediti. Li perdo dopo 10’ e dopo poco non vedo neanche le luci dei loro frontali, forse perché si scende in modo abbastanza ripido. Poco male penso, non credo di perdermi proprio qui! Invece …………….
Mi accorgo che da qualche centinaio di metri non vedo più bandierine luminose. Ma porca miseria! Guardo dietro di me. Sono su un sentiero appena accennato in mezzo ad un campo in pendenza. Dovrò tornare indietro. Comincio a risalire ma devo avere sbagliato direzione perché all’improvviso mi trovo su una grande strada sterrata che non avevo visto prima. Comincio andare in panico – non perché temo di perdermi o farmi male ma perché sto rischiando di mandare in malore la mia gara, la possibilità di terminare il Tor. Mi do dell’idiota – ma questo non aiuta. Faccio un ragionamento. Se c’è una strada sterrata così grande è molto probabile che porta verso la diga e quindi verso il rifugio. Decido di seguirla in salita, almeno sono su una strada e non in mezzo ad un campo. Continuo in salita per circa 10’. Sudo anche se c’è freddo ma è sudore da disperazione. Alzo la luminosità del mio frontale per guardare in giro – vedere se posso captare qualche indizio. Lì, alla mia destra, vedo una fila di puntini luminosi. Devono essere le bandierine sul sentiero che avevo percorso un po’ di tempo fa. La strada fa un curvone andando in quella direzione. La seguo e arrivo al punto in cui si interseca con il sentiero. Leggermente sollevato, comincio a seguire un’altra volta questo sentiero in discesa. Mi trovo in una zona tutto illuminato con tante mucche – c’è una stalla piuttosto grande e una signora che sta cercando di indirizzarle verso la stalla. Può darsi è qui che ho sbagliato, ma prima non era illuminato. “Mi scusi signora. Dove va il percorso del Tor?” “Di lì, attraverso quelle mucche”. Ecco, le mucche hanno sicuramente calpestato tutte le bandierine e questo è il motivo per il quale non le avevo visto. Mi butto in mezzo alle mucche, cercando di seguire una quasi stradina. Esco dall’altra parte e mi trovo su una sterrata bella larga e in discesa. Tutto ciò mi sembra molto strano, non aspettavo una discesa perché mi ricordo che dovevamo andare verso la Fenetre de Tzan. Ma le bandierine scendono lungo questa strada e perciò scendo anch’io. In più vedo qualche frontale dietro di me.
In fondo alla discesa si entra in un bosco e comincia a salire. Bene, adesso stiamo andando verso la Fenetre di Tzan. Mi passano una coppia francese che ascoltano musica a pieno volume. Salgo, salgo. Il sentiero è ripido e devo usare bene i bastoncini. Supero un ragazzo che sale senza bastoncini – che fatica. Finalmente arrivo al colle. Eccoci. Ma questo è il Fenetre di Ersaz di cui non ho mai sentito parlare, e adesso il sentiero scende. Comincio a sentirmi confuso. Dove stiamo andando – non ho idea. Quindi si scende ma è un bel sentiero. Dopo 10-15’ siamo di nuovo su una strada sterrata che sale di nuovo. Vedo un crinale a distanza con file di luci, ma alcuni vanno verso sinistra e altre verso destra. Mi sento ulteriormente confuso ma salgo. Poi c’è una luce molto grande. Ci avviciniamo lungo un pendio, prima verso destra e poi verso sinistra finché arriviamo ad un alpeggio con ristoro. Secondo la segnaletica questo sarebbe i ristoro Vareton – mai sentito nominare. Comincio a sentirmi completamente spaesato. Chiedo lumi. Da qui andiamo alla Fenetre de Tzan giusto? Si mi rispondono, non è lontano. Riprendiamo il cammino ma cominciano a scarseggiare le bandierine. In alcune zone mancano completamente. Bisogna solo cercare di seguire il sentiero e sperare nel meglio (credo che passare di qui con la luce di giorno è tutta un’altra cosa). In alcune zone le rocce mi sembrano facce di persone vecchie che mi osservano. So che non sono vere ma solo allucinazioni creati dal mio cervello stanco e la luce frontale che crea giochi di luci e ombre, quindi li do poco peso. Ma ogni tanto invece di facce di vecchi, ci sono le facce di bambini cattivi, forse spiriti maligni. Anche questi so che non sono reali, ma mi fanno venire brividi lungo la schiena.
Vedo un gruppo davanti a me che vanno ad un bel passo e sembra di conoscere dove andare. Accelero e mi attacco dietro. Vanno proprio. Faccio una grande fatica starli dietro. Adesso il mio cervello comincia a non essere proprio sul pezzo. Mi trovo ad interrogarmi su chi è tutta questa gente, cosa stiamo facendo, dove stiamo andando. Non trovo risposte ma so che dobbiamo andare avanti. Una seria di false cime mi illudono e poi mi fanno stare male. Ma finalmente arriviamo – la Fenetre di Tzan. Vedo una fila di luci che scendono, ma in distanza vedo altri che salgono. Non mi rendo conto che questa seconda fila è quella che sale verso il Rifugio Cuney – non mi ricordo proprio della sua esistenza. Anche qui mancano le bandierine. Il sentiero è approssimativo e tutto ciò mi rende ancora nervoso e confuso. Adesso non ce lo faccio a stare dietro il gruppo e vedo le loro luci che si allontanano. Fatico a trovare una discesa che abbia senso. Ogni tanto trovo una bandierina che mi da un senso della direzione. Ad un certo punto mi siedo per terra e mangio una barretta. Sono piuttosto sconsolato e estremamente confuso. Ma bisogna andare avanti. Non posso stare qui al buio. Mi alzo e continuo a scendere ancora. Ora il sentiero è più ovvio mentre la pendenza è molto minore, quasi in piano in certi punti. Si avanza in modo forse non veloce ma almeno decentemente. E finalmente vedo le luci del Rifugio Magià. C’è un corriere parcheggiato davanti e diverse macchine – questo mi disorienta e confonde ancora di più. Entro e non capisco se mi trovo in un albergo, un ristorante o un rifugio. Comunque ci sono dei VolonTor e chiedo un posto per dormire un’oretta. Ma non c’è posto in questo momento. Gentilmente mi invitano a mangiare qualcosa nella sala e mi chiameranno appena si libera un posto. Prendo un piatto di brodo, aggiungo fontina e cracker. Un bicchiere di coca e poi mi adagio la testa sulla braccia appoggiati al tavolo.
Deve essere passato quasi un’ora quando mi sveglio. Non mi hanno chiamato ancora. Vado da loro per chiedere. Mi dicono di avermi chiamato ma non avevo risposto – dormivo in modo cosi profondo? Comunque un posto è libero quindi mi fanno vedere una stanza e mi butto sul letto con richiesta di chiamarmi dopo un’ora. Mi addormento ancora, anche se c’è uno nella stanza che russa come un trattore. Ma ho dei sonno strani e non sono tranquillo. Mi sveglio di soprassalto con una idea fissa in testa – dopo avere rischiato di rovinare il mio Tor con il fatto di perdermi vicino al Barmasse, adesso sto rischiando di rovinarlo perché sto dormendo troppo. Mi alzo in tutta fretta. Mi vesto in fretta. Saluto e ringrazio gli VolonTor e precipito fuori.
Vedo tutto bianco per terra. Sembra che è coperto di cicche di grandine o ghiaccio ma non è per nulla scivoloso. Salendo sul sentiero vedo ancora questa copertura bianca ma poi scompare. Non so cosa è stato. Non credo che aveva grandinata o nevicata, e dall’altra parte non aveva la consistenza e scivolosità del ghiaccio. Forse solo sassi bianchi. Non ho indagato ma con la mia mente ancora confusa mi ha destabilizzato ulteriormente. So che sto salendo verso il Rifugio Cuney – almeno una certezza anche perché vedo una buona segnaletica. Le bandierine ci sono quindi basta seguirle. Il cielo si sta schiarendo quando arrivo nella conca sotto il Cuney. Bisogna attraversare tutta la conca e poi risalire. Arrivo su e trovo un tendone. Dentro fa caldo con un paio di stufe che vanno. Caffe, biscotti e ancora caffe e biscotti. Sto un po’ meglio. L’indicazione dentro la tenda indicano che mancano solo 4km e 360m+ fino al Bivacco Clermont. Chiedo una indicazione di tempistica. Mi dicono 2 ore che mi sembra un’esagerazione. Esco e trovo un’alba stupenda. C’è una ragazza, tutta bardata contro il freddo, che fa foto su un cucuzzolo – ci scambiamo due parole. Una traversata – un po’ giù, un po’ su e poi una salita più lunga fino al Col Chaleby. Sono già metà strada verso il Clermont. Sono soddisfatto. Guardo l’orologio che impietosamente mi dice che ho messo quasi un’ora. Adesso bisogna scendere e poi risalire verso il Clermont che non vedo. Quello che vedo invece è il Colle Vessonaz e mi sembra lontanissimo.
Non ho scelta, bisogna andare. Stranamente non è cosi lungo come mi sembrava e dopo un’altra ora arrivo al bivacco. Aveva ragione il tipo – quasi due ore. Mi invitano ad entrare nel bivacco e mi chiedono brodo o caffe. La mia risposta, si grazie, tutti due. Al brodo aggiungo formaggio parmigiano, fontina e un pacchetto di cracker. Con il caffe faccio fuori una pila di biscotti. Comincio ancora con cracker, prosciutto, fontina e moccetta. Mi sembra di avere un buco nero invece che uno stomaco. Esco dal bivacco che mi sembra di rotolare più che camminare. La prossima salita è ripida e la digestione non rende facile l’avanzamento. Per fortuna manca poco al Colle. Adesso è tutta discesa fino a Oyace e il nuovo giorno mi sta dando più fiducia. La discesa è ripida e i miei piedi continuano a darmi fastidio fra le dita, ma si scende abbastanza veloce. Arrivato fuori dalla discesa mi trovo su un prato e la temperatura sta salendo. Via la giacca, i guanti, il berretto e i pantaloni lunghi. Adesso ci si può muovere bene. La vallata è lunga. Mi trovo con Andrea e superiamo diverse persone. Ci sembra di essere arrivati vicino Oyace ma il sentiero sale ancora. Un incubo quest’ultimo pezzo – ma solo perché non so cosa ci aspetta dopo Oyace. Ma poi c’è Giorgio e anche Monica, sua moglie, che ci accompagnano dentro il ristoro di Oyace.

Mangio un piatto di pasta con sugo e una montagna di parmigiano e poi coca e caffe. Riempio le borracce e sono pronto per ripartire. Andrea decide di aspettare suo amico, Massimo. Esco con Giorgio che mi accompagna per i primi 500m, finche un commissario di gara lo dice di tornare indietro. Telefono mia moglie – è bello sentire una voce da casa e sono fiducioso. Adesso bisogna fare una traversata da Oyace fino ad Ollomont invece che salire e scendere il Col Brison. Sulla carta dovrebbe essere più facile. Ma è mezzogiorno e il sole scalda qui. Dove ci sono alberi si sta bene ma i pezzi esposti al sole fanno sudare parecchio. I miei piedi fanno tanto male. Decido di prendere provvedimenti. Tolgo le scarpe e calze per guardare meglio il bendaggio. Vedo che ci sono due pezzi del bendaggio che sembrano fatti di plastica che stanno fra il pollice e il secondo dito e poi fra il terzo e quarto dito. Mi stanno segando la pelle fra le dita. Coltellino svizzero, una piccola forbice e li rimuovo. Metto calze nuove e rimetto le scarpe. I piedi fanno ancora male ma meno di prima. Il resto della traversata è un incubo – caldo, polvere, sudore. Poi si arriva sulla strada e mancano solo pochi chilometri a Ollomont. Faccio l’errore di chiedere a diverse persone quanto manca alla base vita. Ognuno mi da una risposta diversa ma nessuna quella giusta. Mi sembra di avere messo tanto tempo da Oyace ad Ollomont anche se in verità sono passati solo 2 ore. Ma sono arrivato con quasi 3 ore di ritardo sulla mia tabella di marcia. Meglio delle 5 ore di ritardo che avevo al Cuney ma non benissimo.
La base vita di Ollomont è veramente il peggiore di tutto il Tor - un locale piccolo per mangiare e un tendone strapieno di brandine per dormire. Mangio qualcosa, cambio la maglietta all’aperto, trovo una brandina e mi butto giù. Sono le 17.00 e il cancello per l’uscita è alle 21.00. Penso di riposare un’ora, mangiare ancora e ripartire per le 19.00.
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Dariogrizzly_1981
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Re: Tor Des Geants (Ao) 11.09.2022

Messaggio da Dariogrizzly_1981 »

Bravo martin, bellissimi racconti e molto dettagliati!

Io col giorno ho molto apprezzato la parte tra il rifugio Barmasse e il rifugio Magià, secondo me è sicuramente una delle parti più belle come panorami.
Al Barmasse ho chiesto informazioni sulla parte di percorso successiva e con un pò di presunzione mi hanno assicurato che la finestra di Tzan non sarebbe stata da percorrere. Al Vareton mi hanno invece informato che la finestra di Tzan andava percorsa...vabbè alla fine è la parte che mi è forse piaciuta di più come panorami.
Anche a me il Col Vessonaz è sembrato molto più lontano della realtà dal Col Chaleby.
Ciao,
Dario
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martin
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Re: Tor Des Geants (Ao) 11.09.2022

Messaggio da martin »

Dariogrizzly_1981 ha scritto: 03/11/2022, 16:03
Io col giorno ho molto apprezzato la parte tra il rifugio Barmasse e il rifugio Magià, secondo me è sicuramente una delle parti più belle come panorami.

...vabbè alla fine è la parte che mi è forse piaciuta di più come panorami.
Sicuramente hai ragione. Io ho messo molto tempo e non l'ho goduto a causa della confusione che avevo in testa.
Se dovesse rifare il Tor, penso che potrei togliere qualche ora in questo tratto, e sicuramente andrei a fare tutto questo tratto come ricognizione di giorno per vedere com'è.
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Corry
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Re: Tor Des Geants (Ao) 11.09.2022

Messaggio da Corry »

Ciao Martin. Probabilmente dove ti sei perso tu ho “salvato” un concorrente che stava sbagliando. Per fortuna urlando forte mi ha sentito ed è tornato indietro. Effettivamente mancavano almeno un paio di bandierine proprio dove servivano.
Anche a me il percorso verso il Magià ha dato uno strano senso di mancanza di orientamento, mi sembrava ci facessero girare senza una logica, poi c’erano vento forte e poche bandierine. Questo non aiutava.
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biglux
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Re: Tor Des Geants (Ao) 11.09.2022

Messaggio da biglux »

Dal rifugio Barmasse al Col de Vessonaz un percorso favoloso, per me è stato un viaggio oserei dire “onirico”, fatto di notte, ma lo ricordo tutto perfettamente! Ricordo la stalla dopo il Barmasse dove si corricchiava e improvvisamente le scarpe affondavano nel fango e nella cacca delle mucche, il dubbio sul percorso poco dopo risolto da un consulto multietnico, dalla mappa caricata su Strava e dalla telefonata all’organizzazione, la salita in modalità full gas alla Fenêtre d’Ersaz dove con Diego abbiamo fatto cadaveri :lol: , la malga di Vareton con la sua piccola “stua” e la simpatica colazione notturna con Nadir Maguet e i suoi parenti e amici, il saliscendi “infinito” nel freddo e nel vento fino alla Fenêtre du Tsan, il pianone interminabile prima del rifugio Magià dove avrei voluto correre ma ero troppo stanco, la salita “vertical” al rifugio Cuney dove Diego voleva fermarsi a dormire al gelo ed è stato convinto a proseguire, il tendone del rifugio con un “cannone” di aria calda e le sdraio provvidenziali, lo spettacolo di un’alba stratosferica tra il Col Chaleby e il bivacco Clermont in una delle valli più belle che abbia mai visto (e dove ho fatto uno dei pochissimi filmati del Tor), il Col de Vessonaz dal quale si vedeva il Monte Bianco e con lui si percepiva la sensazione agrodolce di tornare a casa…magia!!!
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martin
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Re: Tor Des Geants (Ao) 11.09.2022

Messaggio da martin »

Ollomont – Saint Rhemy en Bosses

Sembra la ritirata dalla Russia! Mal tempo, infortunio e allucinazioni.

Non riesco dormire. C’è luce e troppo rumore. Rimango in uno stato di semi sveglio per circa un’ora. Sono veramente stanco ma alla fine decido di alzarmi. Esco dal tendone e mi rendo conto subito che la temperatura è scesa di parecchio. C’è un cartellone grande che avvisa dell’arrivo di brutto tempo, freddo e precipitazioni anche nevosi. Consiglia vestiti caldi per il prossimo (e ultimo) tratto. Raccomanda di portare i ramponi ma non li mette come obbligatori.
Vado a mangiare ancora, come mio piano. Un piatto di riso, 2 uova sode, un po’ di pane e prosciutto. Si siede con me Veronica che è arrivata da poco e mi chiede se vuole fare la prossima parte insieme. Non mi sembra una brutta idea, ma poi arriva la sua amica dicendola che il massaggiatore è pronto per lei. Non ho intenzione di aspettare ancora mezz’ora e quindi mi alzo per andare via da solo. Poi vedo Andrea e suo amico Massimo. Mi dicono che mangiano qualcosa velocemente e poi partono. Mi aggrego a loro e entro 10’ siamo pronti per affrontare la salita al Col Champillon. Sono le 18.53. Sono due ore e 20’ in ritardo sulla mia tabella originale ma perfettamente in linea con il mio nuovo piano. Partiamo insieme ma dopo pochissimo Andrea va sempre più avanti. Rimango con Massimo che sta facendo fatica. Potrei anche accelerare ma mi dispiace lasciarlo da solo. Arriva il buio e facciamo parte di una lunga fila di persone che salgono. Il Rifugio Champillon ci si annuncia molto tempo prima che noi arriviamo. Musica altissima, campanelle che suonano, voci femminili che gridano. Sembra un rave party. Arrivati su capiamo perché. Il ristoro è gestito da 4, forse 5 ragazze giovane, tutte bionde e mi sembra anche molto carine. Sono cariche come una molla e trasmettono una sensazione di festa – spero che non siano andati avanti cosi da due giorni altrimenti bisognerebbe fare un controllo anti doping. Mangiamo un piatto di brodo con pasta più denso di quello a cui siamo abituati, anzi mangiamo anche un bis. Massimo è stravolto quindi chiediamo di dormire 30’. Una delle ragazze ci fa vedere una stanza e cadiamo ognuno su un letto. Ci chiama dopo 30’ che sembra solo 5. Via ancora. La salita fuori dal rifugio è veramente ripida. Non so come si potrebbe fare senza bastoncini. Arriviamo sulla cresta finale che poi diventa un falso piano e dopo ancora 10’ siamo al colle. Giù dall’altra parte su un sentiero che traversa tutto a destra, poi tutto a sinistra, poi ancora tutto a destra. Va avanti cosi per un po’ ma poi ci accorgiamo di essere su un sentiero al bordo di un crinale. Dall’altra parte c’è un pendio ripido e poi un vuoto impressionante. Non so se è veramente cosi ma al buio mi sembra tremenda. Siamo stanchi e andiamo piano. Vedo un animale bruno morto sul lato del sentiero, ma è un sasso di forma allungata e colore marrone. Vedo un altro e poi una zona, dove ci sono un centinaio di questi “animali morti”. Mi fanno impressione, anche se so che sono solo sassi. Arrivano due persone dietro. Sento che vogliono passare ma qui il sentiero è stretto quindi devono stare dietro per un po’. Poi la ragazza in inglese dice “Are we going to keep going slow or are we trail running”. Li lasciamo passare ma io aggiungo “You’re obviously very fast but after 5 days and 300 kilometres, it seems we’re all here together” and then, because I’m not really a very patient person “Just fuck off”!
Noi continuiamo con il nostro passo. Io comincio osservare altri animali che mi appaiono sul sentiero. Hanno la forma di lucertole ma sono trasparenti, un po’ gelatinosi, leggermente liquidi. Cerco di non pestarli ma poi decido di toccare uno con la punta di un bastoncino. Si scoglie all’istante, con il corpo e gli arti che si separano. Ma no, adesso l’ho ucciso. “Massimo, cosa sono questi animali sul sentiero che sembrano lucertole?”. Lui non mi risponde. Non so perché perso anche lui nel suo mondo di stanchezza e visione psichedeliche o perché pensa che sarà meglio non darmi corda. Ancora più giù e poi scivolo. In quel momento il guantino dei miei bastoncini Leki è scivolato dentro l’attacco. Ci cado sopra scivolando verso il baratro ma riuscendo a fermarmi. Un male alla mano. Alzandomi osservo con quasi indifferenza che il mio dito medio è piegato a 45°. Non sapendo cos’altro fare lo faccio notare a Massimo, e poi lo prendo con l’altra mano, tiro leggermente il dito e lo ripiego nella sua sede originale. Meglio! Ovviamente fa male ma non posso fare altro in questo momento. Continuiamo su questo sentiero di merda finché diventa più dolce. Entriamo in un bosco. Sentiamo che c’è un torrente e dall’altra parte, leggermente in alto sembra che c’è un ristoro. Per qualche strano motivo mi viene una sensazione di dejà vu – ma non può essere, non sono mai stato qui. Traversiamo un ponte sopra il torrente, percorriamo una strada sterrata, una piccola salita e siamo al ristoro di Ponteille, mentre comincia a piovere.
Posso dire che posto immondo? E un vecchio locale con stufa, accanto a una stalla. Ci sono più finestre rotte che intere. I tavoli e panchine sono vecchi e trasandati. Ci offrono polenta concia. Dico volentieri di si e mi mettono in mano un piatto con sopra quello che sembra un blocco di plastica di colore marrone. Non so cosa fare. Aggiungo diversi pezzi di fontina, mi accomodo ad un tavolo cercando di evitare il più possibile la finestra rotta da dove fischia aria gelida, e incredibilmente comincio a mangiare. Massimo mi porta un bicchiere di coca che bevo avidamente. Poi metto la testa un’altra volta sulle mie braccia e cerco di dormire ancora.
Non so quanto tempo siamo rimasti fermi a Ponteille. Credo abbastanza. La voglia di uscire e affrontare il vento e quello che adesso è diventato neve è pochissima. Ma alla fine ci rendiamo conto che non abbiamo scelta, bisogna andare. Pantaloni lunghi, pantaloni impermeabili, due maglietta ho già addosso, il berretto, aggiungo il pile con capuccio, guanti e sopra guanti e poi la giacca in goretex. Forse cosi posso affrontare questo tratto fino a Bosses. Usciamo insieme, adesso in tre. Massimo, Barbara e io – i tre cavalieri anche se sembriamo tre ubriachi. Il sentiero da Ponteilles a Bosse non è per niente difficile ma è lungo, quasi 12km. Per la maggiore parte è una strada forestale che deve essere molto carina con il sole e bel tempo. Per noi è un incubo. Vento e neve in faccia, poca visibilità, noi tre che barcolliamo più che camminare. Cerco di tenere una conversazione per avere un minimo di concentrazione, altrimenti mi si chiudono gli occhi. A circa metà la strada invece che salire leggermente comincia a scendere. Così va meglio. La forza di gravità aiuta e devi solo stare attento ad alzare i piedi nell’ordine giusto. Finalmente si vedono i luci di Bosses e l’entrata del tunnel del Gran San Bernardo. Solo che al buio con la stanchezza e una visione non perfetta non riesco capire cosa sto guardando. Comunque è un segno di civiltà quindi non dobbiamo essere lontani. Arriviamo sulla strada normale/estiva del San Bernardo e poco dopo all’entrata del paese di Bosses. Sono passato di qui a fine agosto tornando da Chamonix. In quella occasione ho detto a mia moglie che se dovesse arrivare a Bosses, sarei arrivato a Courmayeur anche se dovesse farlo in ginocchio. Ma non bisogna mai fare arrabbiare i dei – o come disse la poeta scozzese Robert Burns “The best laid schemes o' Mice an' Men. Gang aft agley,. An' lea'e us nought but grief an' pain,”. Da un paio di ore sto dicendo a Massimo che secondo me fermeranno la gara a causa della neve che qui è poca ma su al Malatra deve essere tanta.
Continuiamo a scendere sulla strada dentro il paese e poi quando ci siamo già disperando di arrivare al ristoro vediamo Giorgio. Ci sta aspettando al buio e freddo. Passiamo la piazza con l’arco di partenza del Tor 30 e poi dentro la tenda del ristoro. Ci leggono i chip ma non dicono nulla su un possibile sospensione della gara. Si va avanti. Sono le 05.30. Mangiamo velocemente. Preparo un panino da mettere in una tasca. Riempio le borracce. Facciamo una foto con Giorgio e diamo appuntamento per l’arrivo a Courmayeur. Barbara ci dice che non viene via subito. Sta parlando con suo marito che l’ha aspettato qui. Massimo e io usciamo ancora sotto la neve che continua a cadere. Per di più camminiamo su strada o sterrate per qualche chilometro. Le bandierine sono poche ma sufficiente. Comincia arrivare l’alba e si vede meglio. Finalmente il sentiero comincia a salire. Basta seguire le impronte nella neve. Non sarà difficile continuare cosi fino al Frassati. Per le 08.30/09.00 dovremo arrivare.
“Fermatevi, fermatevi!” Arriva un tipo correndo da sotto. Ci fermiamo. Chi sarà mai costui? Arriva corto di fiato ma riesce dire “Dovete fermarvi, la gara è stata sospesa”. Noi la guardiamo con incredulità. Secondo me ha preso le nostre espressioni come una minaccia perché ha subito aperto la giacca per farci vedere il suo giubbotto. “Sono un commissario di gara. La gara è stata sospesa. Bisogna scendere con me. Ho una macchina qui sotto.”
“Tranquillo” lo dico “aspettavamo che si fermasse la gara da qualche ora!”.
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Corry
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Re: Tor Des Geants (Ao) 11.09.2022

Messaggio da Corry »

"C’è un cartellone grande che avvisa dell’arrivo di brutto tempo, freddo e precipitazioni anche nevosi. Consiglia vestiti caldi per il prossimo (e ultimo) tratto. Raccomanda di portare i ramponi ma non li mette come obbligatori."

Ah, allora alla fine se ne erano accorti pure quelli dell'organizzazione!

Incredibile l'energia al rifugio Champillon! Già nel 2018 la ragazza che credo sia il gestore mi aveva dato una carica incredibile. Quest'anno sembrava davvero un rave party!!!
(Anzi no perché magari ci arrestavano :lol: )
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motosega
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Re: Tor Des Geants (Ao) 11.09.2022

Messaggio da motosega »

Nel 2019 ricordo il ristoro di Ponteille come uno dei più carini.
Il meteo era buono pertanto si poteva stare sotto un bel tendone, ricordo che mi offrirono sardoni alla brace e polenta, con della birra artigianale
Augusto ne sarebbe stato deliziato :lol: :lol: :lol:
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Corry
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Re: Tor Des Geants (Ao) 11.09.2022

Messaggio da Corry »

Era carino e c’era pure la birra, credo anche vino e i superalcolici :-)
Credo che Martin sia arrivato in un momento in cui era in down e vedeva tutto brutto ;-)
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biglux
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Re: Tor Des Geants (Ao) 11.09.2022

Messaggio da biglux »

Come Martin ho patito la seconda parte della discesa dal Champillon che mi è sembrata esposta con una scarpata a sinistra (ma ero stanchissimo ed era notte). A Ponteille mi sono strafogato di pane e gorgonzola, vino e altro che non ricordo, i volontari non erano molto affabili e se mi sembravano quelli di “Un tranquillo weekend di paura”… :D
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