Il lungo tratto (che poi non è lungo ma solo noioso) che porta a Bosses lo affrontiamo con la tecnica imparata al Tor l’anno scorso. Camminata veloce stile nordic walking. Non ne ho le prove perché non c’è un segmento, adesso provo a metterlo, ma credo di averlo fatto abbastanza bene, chiacchierando per vincere il sonno. Sento un po’ di irritazione tra le chiappe e la sottovaluto. Ho la vaselina ma non la metto.
Alla base vita mangio qualcosina e mi sdraio sulla panca. Metto il countdown a 15 minuti, mi sveglio prima ma ho addirittura sognato. Bene. Mangiamo ancora e si parte.
Quest’anno ci evitano il lungo tragitto su asfalto. Guido guida
per fortuna, perché il mio ritmo sarebbe stato molto più basso. Sarà mica il Frassati quello su là? No troppo lontano. Ma poi era quello…
L’alba è finalmente splendida, più saliamo e più fa caldo. Per passare il tempo racconto della bufera di neve dell’anno scorso.
Prima del Frassati ci spogliamo.
Il rifugio è semivuoto, mi fa una certa impressione perché l’ho sempre trovato strapieno. Mangio una pastina ma è salatissima e ho la brillante idea di berci dietro una bottiglietta gelata di acqua gasata, rischiando una congestione. Per fortuna sdraiandomi un po’ mi passa.
Non riuscendo a dormire decidiamo di ripartire veloci. Ringrazio i volontari anche per quello che gli abbiamo fatto passare l’anno scorso ed esco.
Faccio il figo e illustro a Guido e a qualche altro concorrente il percorso che dovremo affrontare. Lascio andare lui davanti perché so che la prima volta al Malatrà è importante. Salendo ci supererà uno correndo. Poi ci dirà che ci ha messo, credo, 14 minuti dal rifugio!
Foto di rito e si scende, potrei correre ma ho un debito e non posso lasciarlo da solo. Comunque non c’è più l’ansia del cancello ma solo un tremendo dolore lì sotto. Ho messo la vaselina ma ormai è tardi. Ogni passo è una piccola tortura. Mai capitato. Cosa avrò sbagliato?
Salendo al passo di Entrata da Sotto faccio io il ritmo perché nel gruppo sono tutti un pochino cotti. Io sto bene avendo fatto la discesa sotto ritmo. Il ristoro è una sorpresa, me lo ricordavo un punto d’acqua invece c’è di tutto. Mangio con calma mentre gli altri ripartono, tanto so che li riprendo. Ci vestiamo perché ci avvisano che arriverà la pioggia ma già a metà discesa dobbiamo ritogliere tutto.
Davanti abbiamo una coppia, credo spagnoli, ogni volta che mi avvicino accelerano. Vorranno mica gareggiare???
Sulla balconata Martin ci fa la sorpresa di venirci incontro. Si è fatto tutta la salita da Courma e quindi, se sta così bene, ieri ha sbagliato ha ritirasi
Trotterellando e chiacchierando arriviamo felici a Mont de la Saxe. Un boccone e via. Purtroppo in discesa Guido non riesce a correre e l’asfalto non arriva mai ma a tutto c’è un perché. Primo superiamo la coppia competitiva che è scoppiata
, secondo , quando arriviamo al parco Bollino le maestre dell’asilo hanno appena finito di mettere in fila i loro bimbi e siamo i primi a dargli il cinque! Felicità loro e brividi noi.
Lascio agli altri il godimento del primo arrivo a Courmayeur. Io purtroppo non ho le stesse sensazioni di quattro anni fa. Sempre bello ma ad anni luce da quel sabato mattina.
In albergo mi accorgerò di avere una bruttissima infiammazione. Sicuramente provocata dalle salviettine economiche usa e getta che avevo sostituito da quelle solite perché più leggere. Addirittura ho rischiato un’infezione perché ha spurgato per quasi un giorno intero. Salvato dalla brava farmacista del paese che mi ha dato un prodotto con cortisone che necessitava probabilmente di ricetta medica.
Il giorno dopo per la prima volta usufruisco del buono pasto al palazzetto. Devo fare davvero i complimenti all’organizzazione,@ettoreptt quando ci vuole ci vuole, perché il pranzo è davvero buono e la scelta completa. Soliti volontari iper gentili e anche una bella compagnia di una ragazza, molto forte e simpatica, che ha finito il Tor il venerdì mattina.