A Gressoney mangio, doccia, dormo un’ora e mezza. Vado da un massaggiatore a chiedere lumi sul mio tendine con la quasi fiacca, gli dico che il cerottone del medico non mi aveva convinto, mi risponde “meno male altrimenti te lo dovevamo togliere con il napalm” mi da un pezzettino di quella cosa elastica che usano per fasciare i piedi, la metto sul tendine, avrò comunque un dolore a volte acuto che mi accompagnerà fino a Courmayeur, la fiacca non si formerà mai anche se, ancora oggi, il tendine si presenta ingrossato. Preparo lo zaino invernale, so che se fino ad adesso ha fatto freddo da stanotte arriverà l’inverno, ho pantaloni lunghi pesanti più pantavento impermeabili, maglietta, maglia a maniche lunghe pesante, piumino, goretex da sci alpinismo, guanti pesanti, buff in pile. Stupidamente non mi ricordo di avere nel borsone anche un intimo termico, di quelli che uso per sciare, sarebbe sicuramente servito.
Rimangio ed esco, tre ore e sono pure riuscito a chiudere la borsa gialla senza usare la pressa.
Adesso devo solo rifare il percorso del tordret…facile…arrivo al Pinter con un buon passo, a Champoluc non ho ancora sonno a faccio un pit stop veloce, invece al Gran Tournalin credo di aver dormito, almeno un’ora e mezza ma pur sforzandomi ho un vuoto di memoria totale, so solo che poi sono arrivato a Valtournenche alle 7’30 senza avere sonno quindi immagino sia andata così, mi dispiace aver perso questo tratto ma in fondo è stato l’unico in tutto il Tor, ci può anche stare.
Tor Des Geants (Ao) 08-14.09.2024
Moderatore: maudellevette
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Questa sezione è dedicata alle anteprime e ai racconti delle gare.
Nel titolo scrivete il nome della gara, la provincia e la data di svolgimento.
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Re: Tor Des Geants (Ao) 08-14.09.2024
oh ragazzi ma che bello é leggervi! E soprattutto che invidia...bravi bravi bravi!!
Re: Tor Des Geants (Ao) 08-14.09.2024
Mi associo a Baidus sia per il piacere che l’invidia
Grazie per i racconti
Grazie per i racconti
Re: Tor Des Geants (Ao) 08-14.09.2024
Mangio e dormo, tanto per cambiare…Il programma è quello di fare il tratto fino al Clermont prima che faccia buio. Salgo di buona lena al Barmasse, non hanno lo strudel degli altri anni ma mi faccio comunque crostata ed espresso. La giornata è meravigliosa, mi godo questo tratto come non mai. Non me lo ricordavo e credo che sia uno dei più splendidi e selvaggi del Tor. Al Magià esigo un piatto diverso dalla pasta del ristoro, non hanno nulla tranne un tagliere di carne salada con rucola, mi accontento.
Salire al Cuney con la luce del sole è tutta un’altra cosa, ci arrivo che fa un freddo becco ma i volontari hanno creato un ambiente davvero accogliente, approfittando della stufa mi scaldo e intanto mangiucchio qualcosa. Il tratto verso il Bivacco mi è sempre piaciuto tantissimo, anche stavolta nonostante un clima decisamente invernale. Quando arrivo chiedo un letto, la camera è stranamente vuota. Dormo un’ora abbondante e mi sveglio che è piena. Saluto e mi preparo per il passo, una ragazza straniera, credo dell’est Europa, mi chiede di salire insieme, accetto tanto so che va di più lei di me. Al colle è inverno pieno, in discesa il sentiero è ricoperto di qualche cm di neve asciutta, tiene bene ed è quasi divertente scendere, metto in mostra la mia maestria alla ragazza lasciandomi scivolare ad ogni passo, senza calcolare che scendendo la neve si inumidisce e schiacciata forma uno staterello di ghiaccio, finisco col culo per terra. Mi rialzo meno bandanzoso e accendiamo le frontali. Qui capita l’evento più divertente del Tor, vediamo una frontale che ci punta addosso, avvicinandoci vedo un orientale che si sbraccia. Quando arrivo mi grida in faccia “rescue team! Rescue team!!” “Ma che cazz di Tim vuoi!?”. In pratica mi spiega che il suo amico, disperso nella bufera vagava cercando di risalire verso il passo e allora lui ha chiesto l’invio dei soccorsi. Io interrogo l’altro, come stai? Bene. Sembra ben vestito, ha una mega frontale ed è più fresco di me, probabilmente era solo la sua prima volta di notte sotto una fitta nevicata. Gli dico di seguirci e ci seguono, per meno di un chilometro, poi si fermano. Provo a chiamare l’organizzazione ma non c’è campo e devo arrivare fino a vedere le luci di Oyace prima di poter avvertire. Ho ben tre ore e mezza sui miei tempi ed ho pure dormito di più, faccio due calcoli e sogno di poter arrivare a Courma venerdì notte. Mi gaso ma il Tor mi presenta subito il conto, la salita al Col Brison è da inverno pieno, faccio il tratto con tre francesi del 450, eroi, le ragazze al bivacco sono eroiche, il passo è completamente innevato e la discesa è da prendere, almeno inizialmente, davvero con le pinze, poi sotto ci si deve spogliare e abbastanza velocemente si arriva ad Ollomont.
Salire al Cuney con la luce del sole è tutta un’altra cosa, ci arrivo che fa un freddo becco ma i volontari hanno creato un ambiente davvero accogliente, approfittando della stufa mi scaldo e intanto mangiucchio qualcosa. Il tratto verso il Bivacco mi è sempre piaciuto tantissimo, anche stavolta nonostante un clima decisamente invernale. Quando arrivo chiedo un letto, la camera è stranamente vuota. Dormo un’ora abbondante e mi sveglio che è piena. Saluto e mi preparo per il passo, una ragazza straniera, credo dell’est Europa, mi chiede di salire insieme, accetto tanto so che va di più lei di me. Al colle è inverno pieno, in discesa il sentiero è ricoperto di qualche cm di neve asciutta, tiene bene ed è quasi divertente scendere, metto in mostra la mia maestria alla ragazza lasciandomi scivolare ad ogni passo, senza calcolare che scendendo la neve si inumidisce e schiacciata forma uno staterello di ghiaccio, finisco col culo per terra. Mi rialzo meno bandanzoso e accendiamo le frontali. Qui capita l’evento più divertente del Tor, vediamo una frontale che ci punta addosso, avvicinandoci vedo un orientale che si sbraccia. Quando arrivo mi grida in faccia “rescue team! Rescue team!!” “Ma che cazz di Tim vuoi!?”. In pratica mi spiega che il suo amico, disperso nella bufera vagava cercando di risalire verso il passo e allora lui ha chiesto l’invio dei soccorsi. Io interrogo l’altro, come stai? Bene. Sembra ben vestito, ha una mega frontale ed è più fresco di me, probabilmente era solo la sua prima volta di notte sotto una fitta nevicata. Gli dico di seguirci e ci seguono, per meno di un chilometro, poi si fermano. Provo a chiamare l’organizzazione ma non c’è campo e devo arrivare fino a vedere le luci di Oyace prima di poter avvertire. Ho ben tre ore e mezza sui miei tempi ed ho pure dormito di più, faccio due calcoli e sogno di poter arrivare a Courma venerdì notte. Mi gaso ma il Tor mi presenta subito il conto, la salita al Col Brison è da inverno pieno, faccio il tratto con tre francesi del 450, eroi, le ragazze al bivacco sono eroiche, il passo è completamente innevato e la discesa è da prendere, almeno inizialmente, davvero con le pinze, poi sotto ci si deve spogliare e abbastanza velocemente si arriva ad Ollomont.
Re: Tor Des Geants (Ao) 08-14.09.2024
Alla base vita sono particolarmente lucido, prima mangio bene, poi porto il borsone nel tendone, pulizia piedi, cambio calze. Poi mangio ancora, cibo davvero buono, patate al forno top, peccato per l’invasione di mosche che sembra di essere a Mombasa, intanto ricarico frontali, orologio e telefono. Parlo anche con Offriends. Docce non se ne parla nemmeno, non c’è acqua calda e alle rimostranze di un concorrente il volontario risponde candidamente “eh ma non c’era nemmeno ieri” . Previsioni meteo confermate, arriverà l’inverno.
Al tor dret la salita al Champillon era stata un calvario, stavolta vado su senza problemi particolari. Arrivo al ristoro, sempre molto ben organizzato e accogliente, provo ad entrare nel rifugio ma purtroppo fanno passare solo i 450isti, allora dopo un brodino e una pausa wc parto per il passo. Il paesaggio è lunare, millemila bandierine gialle formano una stradina in mezzo alla neve fresca, il vento non è eccessivo e me la godo proprio. In discesa tengo bene ma faccio l’errore di fermarmi verso la fine a togliere uno strato. Appena arrivo in fondo alla valle mi investe una raffica di vento gelido, mi vesto subito ma il freddo mi è ormai entrato nelle ossa, subito dopo arriva una bufera di neve, faccio fatica a procedere contro vento ed arrivo al ristoro completamente congelato. Chiedo di potermi mettere vicino alla stufa e mi riscaldo ma molto, molto lentamente, nel frattempo non posso rifiutare la polenta con lo spezzatino. Pianissimo mi riprendo, continuo a fare calcoli e capisco che di questo passo arriverò al Frassati in tarda serata che vorrebbe dire passare il Malatrà con il buio e arrivare a Courma al mattino prestissimo, proprio quello che non volevo. In ogni modo adesso c’è da arrivare a Bosses, vedo che hanno una moka gigantesca e chiedo se per caso hanno intenzione di fare il caffè. Mi accontentano, non so come ringraziarli, mi faccio una mega tazza e la riempio di cioccolata. Energia pura. Esco bello con carico e metto in pratica gli allenamenti di cammino veloce che sto provando da ormai un anno. Ovviamente rimango da solo un’altra volta. Farò comunque il miglior tempo di questa tratta battendo addirittura quello del tor dret! Incredibile! Arrivo un po’ in down, poche energie, poca fame, un po’ di sonno ma non abbastanza per dormire. Intanto vado in bagno, la cacca serve per la pancia ma soprattutto per riflettere. Torno e ho preso la decisione del secolo. Dormo qui. Ma in realtà è impossibile, nel tendone entra il vento, la coperta non basta, c’è confusione e soprattutto io non ho sonno. Decido di partire, ovviamente da solo. Sono consapevole che in alto troverò freddo e vento e devo mantenere energie fisiche e mentali, così adotto il famoso passo mucca che per me è un po’ come le auto moderne quando veleggiano, efficienza massima. Inizio però ad avere sonno, vedo la stalla che c’è prima della salita finale ma poi non mi accorgo nemmeno di averla passata, guardo solo la luce della frontale, il mio cervello è concentrato su dove mettere i piedi, ai lati vedo baite che in realtà non ci sono. Il risveglio è brusco alla prima raffica appena il sentiero gira, non siamo più sottovento. Più si sale e più aumenta, inizia a nevicare orizzontale. La tecnica è: aumentare il passo per tenermi caldo, individuare la prossima bandierina, abbassare la testa e pompare sulle gambe finché non la raggiungo. Ogni tanto devo fermarmi per aspettare passino le raffiche più forti. Finalmente vedo il lago e qualcuno che mi precede, qui il vento è ancora più forte ma riesco a raggiungere il Frassati. Entro e chiedo un letto, il volontario farfuglia qualcosa, io per non sbagliare mi prendo una panca e mi sdraio. Dormo a intermittenza, fino a quando non sto per cadere, poi mi rigiro e mi riaddormento, così per un oretta. Quando mi sveglio al tavolo siamo in 4, cerchiamo di capire la situazione, il vento è impetuoso, dicono almeno 100km/h e il termometro del rifugio segna -8. In due decidono di ripartire, io non credo sia la decisione migliore, è buio, si gela e in più non vedremo praticamente nulla fino all’arrivo, per non parlare della sicurezza in caso di infortuni. Ci fermiamo. Dopo un’altra ora circa le guide chiudono il passo, lo riapriranno all’alba, praticamente quello che avevamo pensato noi. Le ore passano lente tra un boccone, un sonnellino e una chiacchera. Ad un certo punto inizio a preoccuparmi perché il vento aumenta ancora, sembra voglia strappare il tetto e temo possano annullare la gara. Intanto il rifugio si è riempito.
Mi addormento con la testa sul tavolo, come i bambini all’asilo. Nel sonno sento una voce che annuncia “si parte!” “Piccoli gruppi, ramponi obbligati all’uscita.” Ci prepariamo velocemente per evitare la fila, siamo in tre della 330 e uno della 450. Vedo qualcuno che si mette il telo termico sotto la giacca, lo provo, funziona in un modo incredibile! Grande scoperta! Lo chiudo a mo di mantello sotto il goretex.
Quando usciamo siamo il terzo gruppetto, il vento non è poi così terribile e sul traverso è tutto ghiacciato, albeggia. Alla bocchetta sono davanti ma mi fermo per fare passare per primo chi non c’era mai stato. “Te lo meriti!” Non ci penso nemmeno a prendere il telefono per le foto, ho paura mi si stacchino le dita e per fortuna c’è chi lo fa per me.
Scendiamo con una luce da film, tutto bianco, le cascatelle sono ghiacciate, mi commuovo anche se contemporaneamente ho conati a vuoto, lacrime e vomito gli altri sono veramente lentissimi e per un po’ aspetto ma dopo vado, più che altro per non congelare. Quando attraversiamo la valle il vento è da urgano, quelli davanti a me cadono per terra come tre birilli! Ci si deve accucciare per fare passare le raffiche più forti e poi fare dei piccoli scatti prima che arrivi la successiva, giuro che non ho mai sperimentato una cosa simile, nemmeno in Normandia.
Salendo al Pas Entre Deux Sauts, si iniziano a trovare dei ripari sottovento, ne approfittiamo per togliere i ramponcini. Quando arrivo al ristoro è tutto chiuso e il tendone sembra debba volare via da un momento all’altro. Esce qualcuno ma non ci fanno entrare, chiedo un the caldo e me lo passano fuori, conviene andare. Scendiamo nell’altra valle, dovremmo essere più riparati ma il vento ci martella ancora, mi sento consumato, prosciugato. Solo all’imbocco del sentiero per il Bertone finalmente si calma. No passa mai, mi viene sonno ma non voglio assolutamente fermarmi, mi ritrovo con un compagno e gli chiedo gentilmente se posso appoggiare una mano sul suo zaino in modo da poter dormicchiare camminando. All’inizio pensa stia scherzando ma poi lo faccio davvero. Arrivo finalmente all’ultimo ristoro, ho anche fame, chiamo Ilaria e riparto. Scendendo incontro una marea di gente che sale, tanti applausi, una con due tette così, tutte di fuori, mi fa “complimenti!” e io “complimenti a te!”.
Quando arrivo sull’asfalto incontro un francese che si è fracassato il naso, è tutto insanguinato, mi fa davvero pena, è preoccupato per l’aspetto estetico, sarà per le foto all’arrivo, lo accompagno fino alla fontana e poi lo saluto. Mi faccio il parco da solo, cerco di riflettere su quello che ho passato, su quello che ho fatto, su come l’ho vissuto ma sinceramente non mi arriva nulla, sono completamente svuotato. Pensare che nel 2018 sarei ripartito….Alla chiesa vedo Offriends, lui non mi riconosce, devo avere una faccia…lo abbraccio e vado a prendermi gli applausi, mai così meritati come per questo terzo Tor, così come la medaglia di finischer che a sorpresa mi viene portata direttamente da Ettore. Grazie. L’anno prossimo farò il volontario.
Più avanti magari potremmo fare delle considerazioni sul recupero post Tor e magari anche sulla preparazione/ organizzazione per chi ci volesse provare l’anno prossimo.
Al tor dret la salita al Champillon era stata un calvario, stavolta vado su senza problemi particolari. Arrivo al ristoro, sempre molto ben organizzato e accogliente, provo ad entrare nel rifugio ma purtroppo fanno passare solo i 450isti, allora dopo un brodino e una pausa wc parto per il passo. Il paesaggio è lunare, millemila bandierine gialle formano una stradina in mezzo alla neve fresca, il vento non è eccessivo e me la godo proprio. In discesa tengo bene ma faccio l’errore di fermarmi verso la fine a togliere uno strato. Appena arrivo in fondo alla valle mi investe una raffica di vento gelido, mi vesto subito ma il freddo mi è ormai entrato nelle ossa, subito dopo arriva una bufera di neve, faccio fatica a procedere contro vento ed arrivo al ristoro completamente congelato. Chiedo di potermi mettere vicino alla stufa e mi riscaldo ma molto, molto lentamente, nel frattempo non posso rifiutare la polenta con lo spezzatino. Pianissimo mi riprendo, continuo a fare calcoli e capisco che di questo passo arriverò al Frassati in tarda serata che vorrebbe dire passare il Malatrà con il buio e arrivare a Courma al mattino prestissimo, proprio quello che non volevo. In ogni modo adesso c’è da arrivare a Bosses, vedo che hanno una moka gigantesca e chiedo se per caso hanno intenzione di fare il caffè. Mi accontentano, non so come ringraziarli, mi faccio una mega tazza e la riempio di cioccolata. Energia pura. Esco bello con carico e metto in pratica gli allenamenti di cammino veloce che sto provando da ormai un anno. Ovviamente rimango da solo un’altra volta. Farò comunque il miglior tempo di questa tratta battendo addirittura quello del tor dret! Incredibile! Arrivo un po’ in down, poche energie, poca fame, un po’ di sonno ma non abbastanza per dormire. Intanto vado in bagno, la cacca serve per la pancia ma soprattutto per riflettere. Torno e ho preso la decisione del secolo. Dormo qui. Ma in realtà è impossibile, nel tendone entra il vento, la coperta non basta, c’è confusione e soprattutto io non ho sonno. Decido di partire, ovviamente da solo. Sono consapevole che in alto troverò freddo e vento e devo mantenere energie fisiche e mentali, così adotto il famoso passo mucca che per me è un po’ come le auto moderne quando veleggiano, efficienza massima. Inizio però ad avere sonno, vedo la stalla che c’è prima della salita finale ma poi non mi accorgo nemmeno di averla passata, guardo solo la luce della frontale, il mio cervello è concentrato su dove mettere i piedi, ai lati vedo baite che in realtà non ci sono. Il risveglio è brusco alla prima raffica appena il sentiero gira, non siamo più sottovento. Più si sale e più aumenta, inizia a nevicare orizzontale. La tecnica è: aumentare il passo per tenermi caldo, individuare la prossima bandierina, abbassare la testa e pompare sulle gambe finché non la raggiungo. Ogni tanto devo fermarmi per aspettare passino le raffiche più forti. Finalmente vedo il lago e qualcuno che mi precede, qui il vento è ancora più forte ma riesco a raggiungere il Frassati. Entro e chiedo un letto, il volontario farfuglia qualcosa, io per non sbagliare mi prendo una panca e mi sdraio. Dormo a intermittenza, fino a quando non sto per cadere, poi mi rigiro e mi riaddormento, così per un oretta. Quando mi sveglio al tavolo siamo in 4, cerchiamo di capire la situazione, il vento è impetuoso, dicono almeno 100km/h e il termometro del rifugio segna -8. In due decidono di ripartire, io non credo sia la decisione migliore, è buio, si gela e in più non vedremo praticamente nulla fino all’arrivo, per non parlare della sicurezza in caso di infortuni. Ci fermiamo. Dopo un’altra ora circa le guide chiudono il passo, lo riapriranno all’alba, praticamente quello che avevamo pensato noi. Le ore passano lente tra un boccone, un sonnellino e una chiacchera. Ad un certo punto inizio a preoccuparmi perché il vento aumenta ancora, sembra voglia strappare il tetto e temo possano annullare la gara. Intanto il rifugio si è riempito.
Mi addormento con la testa sul tavolo, come i bambini all’asilo. Nel sonno sento una voce che annuncia “si parte!” “Piccoli gruppi, ramponi obbligati all’uscita.” Ci prepariamo velocemente per evitare la fila, siamo in tre della 330 e uno della 450. Vedo qualcuno che si mette il telo termico sotto la giacca, lo provo, funziona in un modo incredibile! Grande scoperta! Lo chiudo a mo di mantello sotto il goretex.
Quando usciamo siamo il terzo gruppetto, il vento non è poi così terribile e sul traverso è tutto ghiacciato, albeggia. Alla bocchetta sono davanti ma mi fermo per fare passare per primo chi non c’era mai stato. “Te lo meriti!” Non ci penso nemmeno a prendere il telefono per le foto, ho paura mi si stacchino le dita e per fortuna c’è chi lo fa per me.
Scendiamo con una luce da film, tutto bianco, le cascatelle sono ghiacciate, mi commuovo anche se contemporaneamente ho conati a vuoto, lacrime e vomito gli altri sono veramente lentissimi e per un po’ aspetto ma dopo vado, più che altro per non congelare. Quando attraversiamo la valle il vento è da urgano, quelli davanti a me cadono per terra come tre birilli! Ci si deve accucciare per fare passare le raffiche più forti e poi fare dei piccoli scatti prima che arrivi la successiva, giuro che non ho mai sperimentato una cosa simile, nemmeno in Normandia.
Salendo al Pas Entre Deux Sauts, si iniziano a trovare dei ripari sottovento, ne approfittiamo per togliere i ramponcini. Quando arrivo al ristoro è tutto chiuso e il tendone sembra debba volare via da un momento all’altro. Esce qualcuno ma non ci fanno entrare, chiedo un the caldo e me lo passano fuori, conviene andare. Scendiamo nell’altra valle, dovremmo essere più riparati ma il vento ci martella ancora, mi sento consumato, prosciugato. Solo all’imbocco del sentiero per il Bertone finalmente si calma. No passa mai, mi viene sonno ma non voglio assolutamente fermarmi, mi ritrovo con un compagno e gli chiedo gentilmente se posso appoggiare una mano sul suo zaino in modo da poter dormicchiare camminando. All’inizio pensa stia scherzando ma poi lo faccio davvero. Arrivo finalmente all’ultimo ristoro, ho anche fame, chiamo Ilaria e riparto. Scendendo incontro una marea di gente che sale, tanti applausi, una con due tette così, tutte di fuori, mi fa “complimenti!” e io “complimenti a te!”.
Quando arrivo sull’asfalto incontro un francese che si è fracassato il naso, è tutto insanguinato, mi fa davvero pena, è preoccupato per l’aspetto estetico, sarà per le foto all’arrivo, lo accompagno fino alla fontana e poi lo saluto. Mi faccio il parco da solo, cerco di riflettere su quello che ho passato, su quello che ho fatto, su come l’ho vissuto ma sinceramente non mi arriva nulla, sono completamente svuotato. Pensare che nel 2018 sarei ripartito….Alla chiesa vedo Offriends, lui non mi riconosce, devo avere una faccia…lo abbraccio e vado a prendermi gli applausi, mai così meritati come per questo terzo Tor, così come la medaglia di finischer che a sorpresa mi viene portata direttamente da Ettore. Grazie. L’anno prossimo farò il volontario.
Più avanti magari potremmo fare delle considerazioni sul recupero post Tor e magari anche sulla preparazione/ organizzazione per chi ci volesse provare l’anno prossimo.
Re: Tor Des Geants (Ao) 08-14.09.2024
Complimenti Corry per averla chiusa senza mollare mai!
Re: Tor Des Geants (Ao) 08-14.09.2024
Bellissimo averne ancora dopo 300 km! Ci spiegherai come funziona il cammino veloce
Quanta verità!
Le baite a quel punto le ho viste anche io. Direi che possiamo affermare che le baite ci sono ma che non tutti sono in grado di vederle.
Grandissimo!!! Tanta stima!
Che invidia...
Complimenti per la gara! Complimenti per la velocità conservata per tutto il tor! Complimenti per il racconto! E complimenti per l'atteggiamento verso gli altri!
Re: Tor Des Geants (Ao) 08-14.09.2024
Il copyright della cacca è sempre tuo, ti devo pagare i diritti!
Pe allenarsi a camminare veloce il trucco è allenarsi camminando veloce, però non ditelo in giro che sennò ci battoni tutti
Pe allenarsi a camminare veloce il trucco è allenarsi camminando veloce, però non ditelo in giro che sennò ci battoni tutti
Re: Tor Des Geants (Ao) 08-14.09.2024
Racconto meraviglioso Corrado, grazie!
Non mi hai fatto venire voglia di fare il tor (anzi, i Vs racconti su allucinazioni, difficoltà meteo, autodistruzione fisica e mentale, ecc.ecc. mi spaventano) però mi hai portato lì con te, me lo hai fatto immaginare e mi hai fatto sognare.
Non mi hai fatto venire voglia di fare il tor (anzi, i Vs racconti su allucinazioni, difficoltà meteo, autodistruzione fisica e mentale, ecc.ecc. mi spaventano) però mi hai portato lì con te, me lo hai fatto immaginare e mi hai fatto sognare.