Swisspeaks Trail (Svizzera) 03-10.09.2023

Anteprime e cronache

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Questa sezione è dedicata alle anteprime e ai racconti delle gare.
Nel titolo scrivete il nome della gara, la provincia e la data di svolgimento.
Krapotkin
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Re: Swisspeaks Trail (Svizzera) 03-10.09.2023

Messaggio da Krapotkin »

A me piacciono quelli che si mettono in gioco, che scrivano male o bene, poco o tanto non importa.
Boborosso ha una dote che non riesco a spiegare. Riesce a descrivere quello che prova e che pensa con ironia e "poco senso del pudore". Non è facile e scontato.
In fin dei conti ciò che cerchiamo attraverso le gare sono le emozioni: il descriverle le fa rivivere a chi le scrive e le fa vivere a chi le legge.
Krapotkin
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Re: Swisspeaks Trail (Svizzera) 03-10.09.2023

Messaggio da Krapotkin »

Augusto, abbi pazienza ma "la ggente vogliono sapere". Perché ti sei vergognosamente (cit) ritirato?
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Corry
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Re: Swisspeaks Trail (Svizzera) 03-10.09.2023

Messaggio da Corry »

Quoto Krapo in tutto.

Voglio la continuazione del racconto di Bobo sennò non dormo.
Augusto fuori le palle, mettiti a nudo e dicci cosa è successo!
P.S.: chi l’ha seguito in diretta un’idea se l’è fatta visto che si è ritirato insieme ad una certa FIKArova :shock:
Giuro che è vero! :lol:
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motosega
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Re: Swisspeaks Trail (Svizzera) 03-10.09.2023

Messaggio da motosega »

Nel mondo del trail si parla molto dell'affaire Fikarova-Losio.
Sembra che a Griezment non si riuscisse a dormire in quella base vita... 8-) 8-) :|
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augusto losio
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Re: Swisspeaks Trail (Svizzera) 03-10.09.2023

Messaggio da augusto losio »

allora, in tutta sincerità mi sto leccando le ferite. come quegli animali che, sentendosi vicini alla morte, si allontanano dal branco.
mi è andato (spero, pare) a posto il ginocchio. in compenso ho tirato su in maniera idiota una damigiana da 54 litri, l’ho imbottigliata piegando ulteriormente la schiena, sono fermo da tre giorni.
ma venendo alle cose serie. 7 km prima della grand dixence mi è partito il ginocchio, in discesa procedevo con la gamba dritta, stesso dolore della bandelletta ma sul tendine.
sull’ultima salita dritta superavo, ma in discesa ero completamente fermo, e infatti ci ho messo una vita (ma ero davanti a boborosso, che essendo lui un quasi dio è una bella soddisfazione).
alla base vita un infermiere mi ha messo un tape. cromaticamente bello, niente da dire, e che ha pure funzionato.
ci ho dormito sopra tre ore e sono ripartito, ero come nuovo. il tape sicuramente, ma anche il riposo, segno che l’emergenza era acuta e dovuta a affaticamento e usura. ovvero due cose che, vacca rana, avrei soltanto peggiorato col tempo.
però per la giornata successiva dolore scomparso, e morale alto.
fino alla notte finale. lascio il ristoro in tenda per la salitina prima della discesa lunghissima, arrivo in alto col ginocchio che ha lo stesso dolore di 24 ore prima. solo, stavolta e forse per eccesso di democrazia interna, fa male anche in salita.
sono a 2300 m, è notte, ho davanti almeno 18 ore prima del prossimo tape, che comunque non risolverà il problema dato che è solo un lenitivo ma non la soluzione. ne ho parlato anche 24 ore fa col dottore, che mi ha dato un antidolorifico ma che cura i sintomi, non le cause.
lo userò solo se come fece sandokan dovessi fingermi morto e farmi buttare in mare per scappare via.
quindi, riassumiamo (non avete un’idea delle chiacchierate a alta voce che ho fatto in questi giorni con l’omino che abita nella testa): ogni passo avanti è una lettera sulla firma della condanna certa a morte, mentre se dai retta all’omino e ti volgi indietro tra mezzora sei in una tenda a ripigliarti.
da perdente, beninteso.
perché se sei lì per fare 30, che tu faccia 7, 19, 23, 28 è la stessa cosa: hai perso.
ciao, mi chiamo augusto. e sono un perdente.
notte a battere i denti perché NESSUNO mi stava scaldando, lo dico per esteso.
ma esperienza bellissima, conosco la mattina dopo il maschio adulto dei volontari (famiglia di 3+1 persone), è uno reduce dalla PTL col figlio, che ha 60 anni, che si è fatto tre mesi in solitaria in tenda sulle alpi, che ha comprato una jeep in sudafrica e se lo è girato con la moglie in maniera ben poco convenzionale.
e che a detta della moglie (piccolo litigio in corso) è un orso che accoglie i trailer con la frase “se sei stanco sappi che sei qui per essere stanco, sei qui per vedere la morte in faccia”.
con me invece trova un’intesa inaspettata, e mi racconta della sua vita e delle sue cose mentre la moglie ci guarda un po’ incredula in queste ore che vanno dall’alba appena nata alle dieci di mattina.
ora è tempo, il mio ginocchio sta bene (figlio di una grandissima venditrice di corpo e anima) e vado a aspettare il carro funebre, che porta la mia salma alla stazione più vicina.
come sto? male, ma male sul serio.
poi rido e scherzo solo perché è più forte di me, ma ho mancato un appuntamento esiziale col destino, col calendario, con me stesso.
e dire che ho passato notti bellissime, una intimità (tra me e l’omino) che mi ha messo a nudo completamente, sensazioni di benessere e di introspezione che non speravo di provare nemmeno lontanamente.
e questo brucia ancora di più.
quindi per cortesia pigliatemi per il culo, chissà che la pena non mi faccia espiare prima i miei peccati.
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AndreaPD
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Re: Swisspeaks Trail (Svizzera) 03-10.09.2023

Messaggio da AndreaPD »

Boborosso ha scritto: 20/09/2023, 16:29 Che ci posso fare... sono uno che parla molto e in genere deve stare attento a non rincoglionire troppo chi mi sta vicino. Questo vale ancor di più quando sono stanco. Riporto questa caratteristica nella scrittura.

Ho cominciato a scrivere per ricordare. A distanza di anni ho paura che ricorderò solo di aver corso per un periodo. Emozioni, paure, difficoltà, tutto perso.

Chissenefrega dei km e del dislivello, ci sono gare con numeri simili ma per niente comparabili. Lascio ad altri la descrizione tecnica della gara.

Mircuz, mi avevi già avanzato in un altro racconto la stessa considerazione. Ne faccio tesoro, probabilmente sono pure d'accordo con te, ma non cambierò il mio modo di scrivere. Non è riuscita mia moglie a cambiarmi... :lol:

Scrivo per me, se altri vogliono tuffarsi nella mia avventura spero di riuscire a fargli cavalcare le mie emozioni, con le mie scarpe rovinate e il mio modo leggero di vivere e affrontare le difficoltà. Che figata l'ultratrail!
Più che altro non riesco a capire come tu possa ricordarti tutto quello che racconti...ma prendi appunti??!!

Ovviamente poi complimenti per l'incredibile gara, da uno che a volte fa fatica anche solo a finire una 30 km!

Ciao

Andrea
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Boborosso
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Re: Swisspeaks Trail (Svizzera) 03-10.09.2023

Messaggio da Boborosso »

augusto losio ha scritto: 21/09/2023, 11:55 una damigiana da 54 litri, l’ho imbottigliata
Che bella immagine...

Augusto, ti ho già rinnovato i complimenti per la gestione della gara. Adesso devi solo sforzarti per farteli da solo. Risultato o meno, eri in partita e hai dato tutto.

AndreaPD ha scritto: 21/09/2023, 13:28 Più che altro non riesco a capire come tu possa ricordarti tutto quello che racconti...ma prendi appunti??!!
Ne ho parlato varie volte con mia moglie... presumo di avere una specie di autismo :? ... Poi i nomi dei posti non me li ricordo e devo andare a leggermeli, ma le sensazioni restano vive :roll: E poi mi aiuto con qualche foto fatta durante il percorso.


Dai Augustino, schiaccia quei tasti e scrivi due righe anche tu :ugeek:
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Boborosso
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Re: Swisspeaks Trail (Svizzera) 03-10.09.2023

Messaggio da Boborosso »

Sesta tappa Finhaut-Morgins
49 km
3790 D+ e 3700 D-

L’orologio non lo capisco più… la schermata del dislivello è incredibilmente piena di cifre e leggo un 20632|20747 che è difficile da interpretare. Tant’è, vuol dire che sono un figo. Sono ancora qua, con tanta voglia di ripartire.
La base vita è un po’ maldistribuita, me lo avevano detto. Quest’anno però non mi danno un buono per mangiare, posso pensare di mangiare quante volte voglio (l’anno scorso qui si poteva cenare 1 volta sola).
Familiarizzo con 2 volontari emigranti italiani, mi prendono in simpatia. Dapprima bevo e basta, mi sposto alle docce e a farmi medicare prima di tornare per la cena vera e propria. Vado dal podologo, c’è un po’ da aspettare e mi faccio fare prima un massaggio, poi mi faccio curare le vesciche. Ne ho 5 sul piede destro, 0 sul sinistro. Anche le contratture sono maggiori sulla gamba destra, probabilmente maltratto di più questa parte. Mi mettono a nuovo, suggerisco di mettere anche una protezione sotto ai metatarsi e me la applicano, anche se scettici (aiuterà molto a smorzare i colpetti incassati in discesa).
Ceno sostanzioso e mi butto in branda, per 1 ora di nanna. Vorrei dormire di più ma vorrei anche dimagrire seguendo una dieta a base di bomboloni alla crema, quindi me ne faccio una ragione e mi alzo quando suona la sveglia.
Saluto il friulano Pascal, che ha provato a sfondare la barriera del suono per realizzare un tempone in questa gara ma ha dovuto ritirarsi a 270 km perché il fisico non ha retto. Era 20° assoluto…
Parto e mi rendo conto dopo 1 km che non ho caricato tutte le borracce né messo tutte le creme che dovevo. Mi fermo in parte ad un ruscello e risolvo a tutte le mie dimenticanze. Comincio ad essere poco presente, come prevedibile.
C’è ancora un po’ di luce, il sole è appena tramontato. Mi supera il primo concorrente della gara dei 170 km, un missile!
L’ultima vera fatica di questa gara sarà nei prossimi 20 km, poi posso dire che “è tutta discesa”.
Parto per i prossimi 1200 d+, gli ultimi 900 concentrati in 3 km (è tutta così violenta questa gara…). Resto concentrato, ho programmato la prima nanna a 8 km dalla ripartenza. Scollino velocissimo, saluto un concorrente con maglietta gialla leggermente spaesato e mi butto in discesa.
Questa discesa è una delle più improponibili di tutta la gara, pietroni scivolosi di 4 metri di altezza su cui bisogna attaccarsi a ventosa con le chiappe per scendere. Hanno messo delle catene, ma visto come sono state posizionate probabilmente sono lì solo per legarci la bici, sicuramente non per scendere… nonostante la tecnicità del percorso e il buio mi diverto molto. Sento rumore d’acqua, dovrei riempire la borraccia, giro il fascio di luce verso l’acqua e vedo un fiume con una corrente velocissima e impossibile da avvicinare, distolgo il fascio di luce prima di farmi prendere dal panico: ho deciso che ho abbastanza acqua nello zaino.
Scendo, ormai mi sto concentrando sul riposo di mezz’ora programmato tra poco. Il sentiero si restringe molto e passo tra rocce, rovi e buche. Nel buio sento “NO!!”, è mio cugino, lo riconosco, mi giro a cercarlo nel buio… dove caxxo sei! E cosa vuoi da me adesso??? No cooosa? Niente, è un’allucinazione sonora. Ho difficoltà a scacciare dalla mente il pensiero che fosse veramente lui. Sarei tentato di chiamarlo al cellulare per capire cosa voleva.
Amen. Adesso devo cercare un posto dove dormire. Non è la cosa più intelligente del mondo a 2000 mslm ma se non spezzo la notte rischio di diventare un morto che cammina.
La vallata si allarga, si capisce che siamo vicini ad un ambiente modificato dall’uomo. Trovo rami tagliati a terra, le fronde con le foglie secche sarebbero un bel letto… ma magari trovo qualcosa di meglio dopo…
Arrivo in un piccolo abitato, 4 case, 1 stalla e 1 bar, davanti al bar c’è una pedana di 1 metro di profondità, coperta da una piccola tettoia. Perfetto. Sono in maglietta e pantaloncini, metto maglia, impermeabile, pantaloni antipioggia e sveglia a 30 minuti. Dormo.
Luci che mi illuminano la faccia, saluto con la mano senza svegliarmi e mi lasciano in pace.
Suona la sveglia… quasi quasi altri 5 minuti… mi giro e sento la pedana fredda. Mi sto raffreddando. Mi alzo di scatto, sono a 2000 mslm e il freddo non è mio amico, spauracchi di gente andata in ipotermia. Mangio uno snack, riempo le borracce alla fontana e parto veloce.
Mi supera la prima donna della 170 km, all’1 di notte e senza vederla in faccia mi sembra una gnocca da paura, poi tanto bella non sarà, ma qui mi accontento. Vedo sotto la tettoia di un’altra casa il ragazzo con la maglietta gialla che avevo visto disorientato nell’ultimo scollinamento, sta telefonando e non sembra una telefonata allegra…
Dai, salire 600 metri, scendere 600 e poi tornerò a dormire al prossimo ristoro. Questa nanna di mezz’ora mi dà vigore, perlomeno all’inizio. Mancano 2 km al ristoro e comincio a dormire in piedi, non ce la faccio, vedo cose, sento cose, non vedo niente, non sento niente, ciondolo, mi schiaffeggio, avanzo. Vedo la luce del ristoro, non sembra lontano. Invece il ristoro è in un albergo molto grande e quindi manca più del previsto perché è lontanissimo…
Cammino sopra una diga, non vedo acqua in nessuno dei due lati, mah… è buio, saranno le 4 o le 5…
Arrivo stremato al ristoro, voglio dormire.
Tutte le brande sono occupate, chiedo apaticamente quando potrò dormire io, ma naturalmente la risposta non esiste. Non ci sono orari organizzati…
Bevo the caldo, mangio qualcosina. Voglio dormire.
Guardo più volte la gente sulle brandine, nessuno si muove. Voglio… voglio dormire.
Mezz’ora, 3 francesi con la mia stessa necessità si coordinano con un volontario… toccherebbe prima a me… capisco che in qualche modo andranno a dormire, io mi alzo e mi metto attaccato a loro, sembro Giacomo quando fa l’avvoltoio nei corti di Aldo, Giovanni e Giacomo. Non voglio farmi rubare il posto, ma non so spiegarmi. Non capisco cosa succede… Succede che vanno a dormire per terra, sul pavimento di cemento armato, con una copertina leggera che fa da materasso. Mi si congelano le ossa al solo pensiero. In effetti sono ancora pieno di freddo dopo quella mezz’ora dormita all’addiaccio… e sì che avevo anche il sacco termico per dormirci dentro, non l’ho usato…
Arriva il francese di Lione (Oliver, scoprirò dopo). Ci piantiamo in piedi davanti alle brande, pronti a scattare appena qualcuno prova a muoversi nel sonno.
E si alza la coppia di friulani! Mi fanno motto di andare nelle loro brande, io mi siedo in branda che non si sono nemmeno alzati del tutto, due frasi di convenevoli ma sto già dormendo. Mi concedo 45 minuti… pochi forse, ma voglio conservare un po’ di margine per il prossimo cancello orario di Barme delle 14:30, ultimo spauracchio.
Mi sveglio di malumore, il corpo mi dà del coglione, ho bisogno di dormire. E invece mi alzo, mangio un’ultima cosa, vado in bagno e sono di nuovo sul sentiero, mandatoci a calci in culo dalla mia voglia di essere un coglione… Avanzo, mi viene da piangere. Mi sento come Silente, che deve bersi l’horcrux: No, Harry, checcacchio, non farmi bere questa mer.a, non hai una birra? Dello sciroppo per addolcirlo?? Basta… per favore… si ride adesso, ma lì stavo piangendo… altri 35 km da fare più un’altra tappa di 42 km… perché??? Lasciatemi andare a dormire… aggiorno lo stato su whatsapp, con una frase che fa capire quanto sono sfibrato.
Sono in parte ad un lago.
Dietro a me comincia ad aranciare il cielo.
Piango.
Porcamiseria che bell’alba.
Ommiodiononcelafacciopiùùù
Faccio una foto. Qualche amico comincia a svegliarsi e mi commenta lo stato infondendomi coraggio. Piango perché ho gli amici.
Ce n’è uno che addirittura in questa notte nefasta mi ha scritto ogni ora… avrà dormito? Gli do del coglione, ma lo ringrazio.
E l’alba è sempre più bella. Il posto è magnifico… ma dove sono finito??? Ad ogni passo il paesaggio migliora, è una meraviglia. Ingoio l’ansia, anche se mi ci vogliono 2 ore e una pausa di 5 minuti per eliminare ogni negatività. Che posto stupendo! Che luci! Faccio varie foto, mi sento obbligato.
Molte persone da casa, ognuna a suo modo, mi scrivono per aiutarmi a risolvere questa notte. Sono felice.
Vedo sul percorso 2 camminatori imperiali di Star Wars. Sbatto le palpebre fino a capire che sono solo delle ombre e sono stanco. Gli faccio una foto, porcamiseria.
Arrivo in cima al Col de Susanfe che l’uomo nero (boborosso in friulano) è scacciato del tutto dalla mia mente.
Il colle sembra un residuo di grumi di lapillo lavico nero.
Arrivano 3 turisti dall’altra parte della montagna, buttano lo zaino a terra, uno toglie la maglietta e respira a pieni polmoni, parliamo del più e del meno, loro sono felici e sereni. E mi lascio contagiare. Sono felice e sereno anche io! Ho appena finito quel pezzo di gara che, a detta di tutti, era l’ultimo scoglio: da Grand Dixence a qui, 100 km che erano la vera gara, prima non contava, da ora in poi è “facile”. Gongolo.
Trotterello in discesa. L’unica ansia residua è mia mamma, che mi scrive tra le righe che posso ritirarmi, se diventa difficile… non imparerà mai ad evitare certe frasi.
Incontro un gregge di pecore, una dice “Beeheooow”, mi fermo e imito il suo verso il più fedelmente possibile, lei si indispone e ripete il concetto: dopo 4 belati la saluto che ho fretta, ma che ridere!
Continuo a scendere e incrociare qualche turista. Ci stiamo infilando tra 2 montagne molto strette, c’è una specie di diga, cambiamo monte attraversando un ponte e inizia un tratto in discesa con burrone, catene, rocce. Bisogna calarsi con le catene, scendendo di schiena. Poooorca miseria… Mi immagino se avessi dovuto farlo di notte, o addirittura con la pioggia. Ringrazio chi da là su mi sta guardando e me lo fa fare con la luce e il bel tempo. Grazie Superman! Ah, no…
Finito questo tratto veramente difficile trovo un cancello metallico che chiude il sentiero, serve per chi viene dall’altra parte, per i bambini e per chi parte per fare una passeggiata a cuor leggero: questo tratto non è per tutti.
Salita e poi discesa e arrivo a Barme, sono in anticipo di più di 3 ore sull’ultimo cancello orario, potevo prendermela con più calma.
Arriva un greco in compagnia di un irlandese, conosciuti in precedenza. Chiede una birra e gliela danno calda. “Do you know what we say in Greece about the warm beer?” (sai cosa diciamo in Grecia della birra calda?). E continua in coro con l’irlandese, solo che l’irlandese ha una pronuncia inglese veramente stretta e non capisco… chiedo di ripetere “but not you…” (non tu, indicando l’irlandese), non ti capisco… Birra calda è come donna senza tette. Rido, non ha senso ma va bene così.
Mangio crepes, salate e dolci, bevo. Vedo schizzare via gente della gara dei 170 km, ma io non ho fretta, mangio e bevo tranquillo, prendendomi il mio tempo. Quelli della 360 li riconosci: sono quelli che tolgono le scarpe disperati. I piedi sono al limite della sopportazione.
Vorrei schiacciare un pisolino, ma hanno bagnato l’erba perché non secchi e riparto, impossibile distendersi senza bagnarsi.
Avanzo, in alcuni momenti mi sento invincibile, mi sto montando la testa sentendomi un eroe, mi lascio inondare dalla sensazione, in fondo perché non dovrei farlo… nessuno può giudicarmi adesso.
Attraverso quello che sembra un parco cittadino destinato alle passeggiate e mi concedo un pisolino tra gli alberi, vengo svegliato da un cane che mi annusa e due francesi che dicono “sta solo dormendo”. Dovrei farmi un cartello con scritto “non ancora morto…”.
Scollino una scoreggia di salita, sento due nuove vesciche sui talloni fare capolino. Mi fermo e tolgo le scarpe, mi siedo di traverso, sul sentiero. Arriva il 1° della 100 km, gli dico di passare a fianco, non potrei spostarmi senza patire sofferenze. Si siede in parte a me uno spagnolo della 360 km, mi chiede cosa faccio per le vesciche, purtroppo ho solo due cerottini per tamponare la situazione temporaneamente nel kit dello zaino. Lo lascio seduto e perplesso, con i piedi nudi martoriati e con sguardo perso, mentre riprendo a corrucciare in discesa. Gli dico che ci vediamo dopo e mi risponde con un chissà…
Ogni tanto mi viene in mente che avrei potuto dare ad un corridore un po’ di pasta di zinco, o di crema all’arnica, o sai tu cosa… ma in fondo ognuno dovrebbe pensare a sé stesso prima ancora di partire. Non sono sempre lucido nel riuscire a pensare cosa potrebbe avere bisogno un altro corridore… ma non è nemmeno mia responsabilità.
Alla fine della discesa vedo una ragazza della 360, parlo in inglese, tutto bene? “Ho voglia di chiacchierare” E chiacchieriamo. In 5 minuti mi chiede cose della mia vita che non sapevo nemmeno di aver vissuto. Questo mondo è così, ti apri con sconosciuti e racconti i tuoi peggiori peccati, senza filtri, senza riuscire a mentire o a raccontarla più grossa del dovuto. E’ belga, ha tipo 32 anni e negli ultimi 5 anni ha fatto le peggio corse, mai ferma, mai paga. Arriviamo al ristoro assieme, qui ha persone che l’aspettano e mi siedo per conto mio.
Panini caldi grigliati! Che posto meraviglioso! Un volontario ha fatto la guardia (svizzera, ovviamente) a Roma per 2 anni e parliamo in italiano.
Arriva il cinese, uno dei due rimasti in gara. Non parla una parola di inglese. Ogni volta che qualcuno gli rivolge la parola lui dice “No, pliis” sorridendo e indietreggia di una 30ina di metri piegato in due in segno di sottomissione. Veramente un tipo educato. Si narra che abbia fatto gran parte della gara con gente che gli rivolgeva la parola ogni 30 metri, indietreggiando sempre, quindi ha già percorso il doppio dei km ma non è ancora arrivato a Bouveret. Non mangia niente ai ristori che non riesca a vedere. Se un volontario gli chiede qualcosa risponde con un “no, pliis”, sorriso e siamo d’accapo: poveretto… non riesce a mangiare.
Mi avvicino al barbecue dei panini, alzo il coperchio e gli parlo in friulano semplice: “OU!”, e lui il friulano lo capisce, sorride vedendo i panini, saltella sul posto che mi pare una geisha a cui hanno dato un ventaglio nuovo… gli faccio dare un panino e mi siedo soddisfatto: ho parlato cinese!
Riparto e me lo trovo più o meno vicino, sono pronto a parlare cinese di nuovo: gli rivolgo la parola e parto in quarta indietreggiando, lui dice “no, pliis” e comincia ad indietreggiare ma io sono sempre al suo fianco… deve per forza parlarmi… Visto che l’inglese non serve, parlo a gesti e in friulano, non capisce niente ma prova a parlarmi a sua volta. Poi vede le mie ghette e urla “Avizzies! best chinese brand for trail!”, disgraziato, allora un po’ di inglese lo parli…
E così scopro che le mie ghette hanno una marca che in friulano suona come “vado a raccogliere vesciche” … ecco perché ne ho così tante… mannaggialaputt… Dopo un po’ rallenta e mi lascia andare.
Quasi dispiaciuto, sto già arrivando a Morgins… ultima base vita.
Sono in compagnia di uno dei soli due svizzeri che stanno facendo la gara, stiamo costeggiando un ruscello, parliamo del più e del meno mentre passiamo sopra a vari pontili che evitano la fanghiglia. I pontili mi creano un senso di nausea… sempre maggiore, finito ogni pontile sento che il mondo si muove, chiedo all’amico svizzero di precedermi un po’, per evitare di farmi rimbalzare troppo sulle travi in legno. Al termine della zona dei pontili la nausea resta, mi viene mal di testa, cercherò di farmeli passare con 1 ora di sonno in base vita.
Oliver, il francese di Lione mi si avvicina, comincia un discorso in inglese complicatissimo fatto di millemila intrecci e personaggi. Lo blocco: se mi stai chiedendo di fare la notte insieme, sono d’accordo!
Figata, sono in anticipissimo e lo spauracchio del sonno dell’ultima notte è completamente debellato. Appuntamento per le 22 in zona cibo, avremo 24 ore per fare l’ultima tappa assieme!
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martin
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Re: Swisspeaks Trail (Svizzera) 03-10.09.2023

Messaggio da martin »

L’unica ansia residua è mia mamma, che mi scrive tra le righe che posso ritirarmi, se diventa difficile… non imparerà mai ad evitare certe frasi. :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
Krapotkin
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Re: Swisspeaks Trail (Svizzera) 03-10.09.2023

Messaggio da Krapotkin »

martin ha scritto: 21/09/2023, 15:00 L’unica ansia residua è mia mamma, che mi scrive tra le righe che posso ritirarmi, se diventa difficile… non imparerà mai ad evitare certe frasi. :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
Martin, non può!
Non conosci ancora le mamme italiane?? :lol:
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