Re: UTMB (Francia) 26.08-01.09.2024
Inviato: 06/11/2024, 14:23
da Boborosso
Cacchiarola... l’UTMB!
Questa gara è la gara MECOJONI dell’Ultratrail.
Basta guardare un po’ di siti delle gare di Trail: in Italia, ogni gara mette in primo piano l’informazione di quanti punti UTMB ti fa guadagnare se la porti a termine. E le gare europee non sono da meno. I punti UTMB servono guardacaso per iscriversi alle gare UTMB. Oltreoceano si combatte un po’ contro questo monopolio, non facendo altro che renderla ancora più famosa semplicemente parlandone male. Io di punti UTMB ormai ne ho fin troppi, come la figurina PANINI del buon Facchetti… nessuno la vuole perché tutti ne hanno almeno 10 doppioni.
Nel 2024 anche l’organizzazione dell’UTMB ha capito che Facchetti ce l’hanno tutti e quindi non basta avere i punti UTMB, bisogna avere anche le Running Stones o un culo incredibile per poter partecipare (tipo la figurina di Baresi con la maglia dell’Inter…)
Prima o poi dovevo farla, avevo una manciata di Running Stones da parte (te li danno solo se partecipi ad altre gare del circuito, ne servono 18 per entrare di diritto senza passare dal VIA, se ne hai un numero inferiore partecipi alla lotteria avendo un N diritto di prelazione, dove N è più grande se hai più Running stones), mi sono preiscritto a febbraio... Mi hanno preso al primo colpo! Che fortuna con la C maiuscola!
Dopo la notizia mi organizzo per l’albergo: mi guardo le disponibilità a Chamonix per la notte prima della gara, 1 persona con sola colazione costa 900 euro. Mecojoni… Avevo curiosato il sito dello stesso albergo 1 settimana prima per andare con la famiglia, costava lo stesso e identico importo… però per 4 persone per 4 notti. I prezzi sono schizzati: UTMB, quanto mi costi!!! Prenoto a 30 km di distanza, lascio a casa la famiglia e, così facendo, salvo il portafogli, capra e cavoli.
Visto che parteciperò alla gara più competitiva al mondo per eccellenza mi metto d’impegno con i programmi: voglio perdere almeno 10 kg, valutare se trovare un nutrizionista che mi segua, andare in palestra per irrobustire la muscolatura.
Il primo mese dimagrisco bene, faccio tanto allenamento di fondo e faccio esercizi a casa al posto della palestra. Decido di rimandare nutrizionista e palestra visto che da autodidatta funziono comunque. Poi inizio a perdere un po’ la costanza, ma non mi preoccupo più di tanto… mancano ancora 4-5 mesi!
E invece la trasgressione diventa la regola, a maggio ero a – 7kg, poi arriva l’estate, gli aperitivi, le ferie… ne recupero 3 e arrivo alla gara che mi sento in colpa con me stesso.
Ad agosto non sono serenissimo, le gare lunghe degli ultimi mesi non sono andate benissimo… ho accusato vari problemi di stomaco e di giunture, inoltre mi presento con quella che potrebbe essere identificata come poca voglia… Come ciliegina sulla torta, la gara terminerà il giorno del compleanno di mia figlia 11enne e so già che non riuscirò a tornare a casa per tempo… Passo le ultime settimane a pensare come gestire la cosa, ma l’unica soluzione è quella del senso di colpa che mi dannerà in eterno per non essere stato presente. 2 anni prima mi sono ritirato alla Swiss Peaks giusto giusto per arrivare a casa per tempo per il suo compleanno… Forza e coraggio! La ciliegina sulla torta c’è, peccato che non sia quella del compleanno…
Arrivo a Courmayeur il giovedì e ritiro il pettorale lì e non a Chamonix (l’organizzazione lo permetteva e ha reso il tutto più facile). Il venerdì, con calma, mi sposto a Chamonix e trovo un paese in festa anche dopo 5 giorni di gare (la mia sarà l’ultima a partire e la più lunga tra quelle segnalate con le balise).
Il village degli sponsor è infinito, qualsiasi azienda che produca qualsiasi cosa che riguardi qualsiasi tipo di corsa è presente. Non sono qui per lo shopping, però un giro me lo faccio volentieri, cercando di non affaticare troppo le gambe. Tra 5 ore si partirà per 176 km e 10.000 D+!
Mangiare è un casino, tutti i bar sono pieni, c’è coda davanti ad ogni ingresso. L’unico locale che non ha la coda di persone che aspettano è un locale Bio-vegan, che io evito come la peste… ho bisogno di sostanza. E il fatto che non ci sia coda lascia intendere che tutti gli altri atleti la pensano come me: prima della gara è indispensabile assumere UNTO!
Mi sposto un po’ dal centro e trovo un negozietto che espone una cesta furba di panini pronti, ognuno avvolto in un sacchetto di carta, ne compro uno e mangio seduto a terra, sereno. So già che non basterà, vedremo più tardi se trovo qualcos’altro… mi sposto ancora più lontano dal village e trovo il bendidio di locali con tavolini liberi e menù a base di unto&gioia! Peccato che adesso ho lo stomaco mezzo pieno… Trovo una pasticceria/panetteria e mi prendo un panino caldo con fontina e moccetta. Sono a posto!
Torno alla macchina per 1 ora di sonno che non arriverà e poi mi sposto in zona partenza. C’è una zona dedicata alle persone VIP con i Bodyguard davanti al cordino che delimita la zona: è proprio una gara MECOJONI. Resto umile e vado con i miei simili, senza avvicinarmi alla zona VIP. Se mi vogliono, che vengano a cercarmi!
Sto seduto in disparte a 15 metri dalla piazza, mi rilasso e mi godo l’ansia degli altri concorrenti che passano. Lo speaker sbraita per 1 ora, la gente è sempre più eccitata, io aspetto e mi sposto solo quando manca mezz’ora. Comincio ad emozionarmi un po’ anche io, in questo mare di gente. Cerchiamo di capire cosa dicano gli speaker, ogni concetto viene tradotto in 5 lingue diverse. Ah, ecco, dicono che siamo fighi. Mi sembrava, in effetti.
Conscio che siamo fighi, mi guardo un po’ in giro. Siamo 3000 persone, spalla a spalla. Ciò nonostante davanti ai miei piedi c’è uno accucciato a terra che si fa un microsonno… come faccia a dormire in questa bolgia… Gli faccio la foto, mi sento in dovere di farla. Tutti abbiamo il pettorale e un tagliandino per lo zaino con la bandierina della nazionalità di provenienza, vedo bandiere che non ho mai visto… chissà da dove viene questo con un simbolo a fiorellino bourdeaux… Sulla piazza c’è l’albergo “Chamonix”, 2 stelle, 150 anni di vita, 4 terrazzini in cemento con ringhierina in fil di ferro e 20 persone per ogni terrazzino… chissà se reggono il peso di 20 persone…
Sto per partire per fare una 100 miglia, ma non sono in ansia. Mi sento sereno su questa distanza. Mi sono fatto un programma per stare giusto dentro i cancelli per evitare di strafare e rischiare di farmi male. Se poi vedo che ne ho, mi concederò di aumentare il passo solo dopo la base vita degli 82 km di Courmayeur.
Danno il via alle 18:02, 2 minuti in ritardo, la marea comincia a muoversi là davanti ma noi siamo fermi. Ci vorranno 5 minuti per riuscire a passare sotto l’arco. Parto con 7 minuti in ritardo e mi viene l’ansia di non riuscire a rispettare i cancelli orari già alla partenza…
YEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
Che macello di gente!!! Urla, campanacci, batti il 5! Ho un sorriso da orecchio a orecchio e non sto nemmeno toccando per terra con i piedi da quanto mi stanno gasando! Mi sembra di fluttuare avanti! Bellissimo!! Dopo quasi 2 km vedo i primi buchi nella folla che si sta diradando… ma subito c’è il paesino successivo e i lati sono di nuovo pieni di gente! Ogni tot c’è una cassa con della musica sparata ad un volume altissimo, gente, sorrisi, applausi… Per loro siamo degli eroi, io invece sono più preoccupato di non superare la soglia anaerobica per troppo tempo, che se vado troppo veloce divento un eroe che si deve ritirare a 10 km…
Il percorso è più o meno pianeggiante, il primo ristoro arriva dopo 8 km, sono in linea con il mio ritardo iniziale di 7 minuti. Bevo veloce e schizzo via, adesso si sale. Mi sono stampato l’altimetria assieme all’ipotesi dell’orario dei passaggi e l’ho attaccato sotto al pettorale, dividendo la gara in 4 parti e 4 fogli da 40-46 km. Così mi sento più sereno, ho il senso “del tutto” anche se affronto una gara da 40 km alla volta.
Un corridore ha un tatuaggio che gira tutto attorno alla gamba, all’altezza del polpaccio. E’ il disegno dell’altimetria della UTMB, con indicati anche i nomi dei ristori… carina come idea, forse così riducevo anche il peso dei miei fogli sotto il pettorale.
Per ora la strada è sempre stata larga, ci si affiancava in file da 3. Esatto, siamo in fila… siamo in 3000, tutti ammassati. Si sale bene, sempre in fila indiana. Ad un certo punto c’è un tappo, il sentiero si stringe e siamo fermi, seguo un gruppo di 50 persone che si butta sulla dx allungando il percorso con l’obiettivo di ridurre i tempi di attesa, ma la strada porta da un’altra parte e dobbiamo tornare indietro. E saliamo lenti, in coda, probabilmente in cima c’è un casello e la maggior parte dei corridori non ha il Telepass…
Ho già bevuto due birrini, offerti da gruppi di ragazzi ubriachi che offrono da bere ai top-runners, urla di gioia per ogni corridore che cade nella loro trappola. Rido con loro e corro via.
Scollino la prima cima di 12 totali, sta imbrunendo, mi fermo per mettere la frontale prima di scendere. E mi lancio giù in picchiata su un sentiero che si snoda su un prato, nel mezzo dell’erba. Niente di impegnativo ma tutti la stanno prendendo lenta, troppo lenta… supero 1, 2, persone… non riesco a trattenermi e alla fine ne supererò quasi 300 in questa discesa… ma siete venuti a correre un trail o cosa?
Arriviamo al secondo ristoro facendo un lungo giro sull’asfalto di Saint Gervais, gremito di gente che fa un casino assurdo. Musica, gente che urla, gente con la maglia personalizzata con scritto PINCOPALLINO-SUPPORT-TEAM e la faccia stampata di questo Pincopallino, uno vestito da Obelix, un altro vestito da Dipsy dei Teletubbies, un altro con un cartello con scritto “hai bisogno che ti chiami un Uber?”. Bellissimo!
Anche fuori dalla zona abitata ci sono spesso capannelli di gente che tifa chiunque durante il nostro passaggio, spesso c’è musica. Dopo mezzanotte attraverso il tunnel di luce della Hoka e, sinceramente, mi sto stufando di tutta questa gente e di tutto questo casino. Va ben il tifo, va ben l’accoglienza quando passi un paese, ma in montagna mi piace vivere un po’ il silenzio e concentrarmi sulle mie sensazioni.
Gente veramente dovunque, coda perenne. Non me la sto godendo. Ho un bel fastidio alle giunture, prevalentemente sul lato interno del ginocchio sinistro e nel tallone/caviglia destro. Il tallone me lo porto dietro da 1 mese e mezzo e deve solo stare buono lì. Avverto una sensazione di malessere generale, comincio a pensare ad un possibile ritiro già dopo 20 km dallo start, non ho problemi fisici importanti ma non mi sento in pace, non mi sto divertendo. Per fortuna o purtroppo non ho un valido motivo per ritirarmi e vado avanti. Stiamo per arrivare in una zona impervia e pian piano la situazione si calma e i tifosi calano fino a terminare definitivamente dopo La Balme. Qui è l’unico posto in cui mi danno una scodella (ne hanno 10 e le sciacquano tra un concorrente e l’altro), dopo questo ristoro se vorrò pasta o minestra dovrò mangiarla nel bicchiere… il piatto era consigliato ma non avevano detto che non ce n’erano. Riparto. La coda resta. E il sentiero si impenna.
Verso le 3 si alza il vento e pian piano porta via il caldo della giornata, incredibile ma fino ad ora si sudava bene anche sopra i 2500. Il vento non è freddo, è appena fresco. Scoprirò dopo che molti dei top-runner favoriti si sono ritirati appunto per l’eccessivo caldo. In coda, in salita, non si supera nessuno, solo quelli che si fermano a mangiare o a fare pipì. Il panorama non c’è, ci si affida a quei 3 metri e 8 talloni che si vedono davanti a sé, ogni tanto si alza la testa per ammirare il serpente di frontali che salgono a zig-zag sul versante della montagna buia.
E scolliniamo e si ridiscende, il primo tratto è tecnico e tutti vanno lenti. Inizio a superare, la caviglia mi dà noia ma mi sembra di sentirla di meno se accelero, e allora via a manetta su questo sentiero sassoso e polveroso! Dopo un paio di km la strada spiana, mi adeguo all’andatura degli altri e riposo un attimo andando più lento.
Ristoro, mangio veloce, non ho problemi di stomaco e sono sereno. Adesso si risale bene. Bei doloretti alle giunture, risolvo con crema e acqua santa. Per l’estrema unzione aspettiamo ancora un attimo.
Salita al Col de la Seigne, mi sembra che stiamo salendo lenti, controllo sull’orologio: fino ad ora andavo a 650-700 metri/ora di salita verticale e mi superavano, accelero e imposto il passo a 600 e supero tantissimo… sono lenti gli altri… vale la pena fare i fighi solo nella prima salita! Sono cotti… me la rido sotto i baffi. Incredibile come sto andando bene, un concorrente si attacca ai miei talloni e andiamo assieme, velocissimi, superando questa fiumana di zombie che accusano un pelino la stanchezza, dopo 60 km di gara. Sono ancora in maglietta termica e basta, in movimento si sta benissimo.
Il cielo sta schiarendo, sto per avvicinarmi alla sella e il vento spinge fortissimo verso avanti. Decido di fermarmi a fare pipì prima che schiarisca troppo. Riparto ma mi rendo conto che potrei spezzare un attimo la salita riposando 2 minuti e mangiando qualcosa. Mi siedo. Tolgo lo zaino. Mangio. Che vento, però… mi sono fermato in una conca ma sento aria anche qui, aria fredda. Decido di ripartire ma mi accorgo di avere la pelle fredda! Mannaggia, dovevo mettere prima l’impermeabile e poi mangiare… dai, salgo veloce così mi scaldo, scollino e mi vesto. Ma mi spengo… forse ho spinto troppo, forse ho mangiato tardi, forse ho freddo, forse ho sonno ma mi ritrovo costretto a rallentare. Negli ultimi 400 metri di dislivello mi supereranno sì e no 10 persone (ne avevo superate almeno 50 nel primo tratto di salita), non ho comunque più la stessa intensità di prima.
Scollino, c’è moltissimo vento sulla sella, c’è un’alba stupenda ma ho freddo. I volontari mi dicono che sono arrivato in Italia, io corro in discesa fino a trovare un pertugio nel terreno, ho tanto freddo, mi riparo in questa insenatura, mi distendo praticamente mentre tolgo lo zaino e infilo l’impermeabile. Tremo… fino a 4 ore prima sudavo tantissimo per il caldo… Adesso c’è una strada facile in discesa ma io sono cotto… ciondolo in avanti, devo ritrovare l’equilibrio… scendo di 200 metri e mi siedo un attimo. La gente sfila via, mangio un po’ di cioccolata. Riparto e mi lascio superare… so che la crisi passerà, ma adesso sono in difficoltà e lascio andare.
Risaliamo, in salita magicamente sono in crisi ma non mi supera nessuno. La salita sarà di 300-400 metri, la faccio e basta con il solo pensiero che mi concederò di sedermi solo alla prossima sella. Vado, arrivo alla sella e mi siedo. Calma. Respira. Togli lo zaino. Dalla tasca dello zaino appare un panino al prosciutto e formaggio. Il cuore gioisce, la bocca però comunica che non ha saliva. Poco male: prendo un morso, ingollo acqua, mastico con l’aiuto dell’acqua della borraccia, deglutisco. Ripeto.
E riparto, un po’ più rincuorato, adesso c’è solo discesa e a me piace la discesa. O forse no, ma sono tirato con i tempi. Mi accorgo che non vado come dovrei, nonostante io superi, nonostante che riesca a non concentrarmi sulle fitte che mi dà la caviglia, sto andando troppo lento per rispettare i cancelli orari. Quelli dietro a me arriveranno in tempo?
Scendo, sorpasso, mi sorpassano anche, ma sorpasso di più. Gente che taglia su un sentiero di rocce e ghiaia. E arrivo al ristoro. Il sole non si vede ancora, è dietro le montagne. Non fa più freddo e si capisce che a breve farà caldissimo. Con la luce riesco ad apprezzare le facce dei miei compagni di ventura, non sono stanco solo io! Lo stomaco è un po’ al limite, ma regge. Sto rispettando il programma dei tempi spaccando il minuto.
Riparto e mi trovo in parte ad una ragazza araba, vestita di tutto punto, si vedono solo mani e occhi. Adesso non fa caldissimo, ma non la invidio per niente. Il sentiero si inerpica verso l’alto, mi fermo, tolgo l’impermeabile e avanzo. Sono le 9.30 di mattina, il sole spunta dalla cresta e ricomincia il caldo afoso. Approfitto da subito di un ruscello per bagnare il cappello. Se è così alle 9.30, chissà a mezzogiorno! Bellissimo il Monte Bianco, da qualunque parte lo guardi! Ma com’è che lo vedo sempre? Mi accorgo che sono sempre sulla montagna di fronte… non stiamo mai salendo SUL Monte Bianco… Ultra Tour Attorn il Monte Bianc, stiamo facendo la UTAMB!
Delle mucche stanno pascolando in parte al sentiero, sono quasi geloso del fatto che loro possano godersi questo panorama per tutta l’estate. E chi pensa che le mucche in realtà non vedono tanto lontano, mi dispiace per loro. Le mucche vedono a 330° e anche cose molto distanti, questo vuol dire, ad esempio, che anche le mucche scandinave possono vedere il Monte Bianco standosene in Scandinavia girate dall’altra parte, sedute sul divano a guardare la TV. Sono proprio geloso.
500 metri di dislivello in su fatti, adesso c’è solo discesa. Allungo il passo per riuscire a riposare in base vita, lo spauracchio dei cancelli orari è lì, che mi guarda… C’è un ristoro nel mezzo, hanno pasta e piatti in ceramica, frutta, addirittura gambe di sedano (???), non hanno coca che è l’unica cosa che prenderei, fa caldo. Schizzo via senza mangiare niente, mangerò a Courmayeur dove è previsto un piatto caldo.
Affianco 2 corridori, uno spagnolo e un francese, parliamo lingue che non conosciamo e ci diciamo preoccupati per il cancello. Li saluto e accelero, il sentiero ogni tanto è tecnico ma mi diverto a sfidare la caviglia e la sorte. Ho già pensato di prendere un OKI, se la situazione non migliora.
Base vita di Courmayeur, 82 km fatti, arrivato ad 1 ora dal cancello. Voglio fermarmi meno possibile:
- Non ci sono tavoli liberi, poco male, mi butto a terra
- metto in carica tutto con il power bank, il cellulare non si carica… il cavo non funziona… chiedo ai ragazzi che rilevano i chip, mi rispondono male… lascio perdere, il cellulare è al 40% e me lo farò bastare
- chiedo pasta, non hanno pasta. Il piatto caldo non c’è…
- chiedo coca, ce l’hanno ma hanno finito la bombola della Co2 quindi servono sciroppo alla coca… (idem per l’acqua frizzante)
- la minestra e il riso te la servono nel bicchiere. O bevi, o mangi. Per fortuna ho il bicchiere di scorta nel borsone del cambio. Non mangio né questo né quello perché quella della “pasta” mi ha risposto male e io me la sono presa…
- una volontaria mi vede armeggiare con il cellulare e mi combina in prestito un cavetto per ricaricarlo. Santa volontaria, prega per noi
- decido di cambiare solo i calzini e la maglietta. La caviglia è gonfia… ma non prendo lo stesso l’OKI
Ritardo un po’ per lasciare in carica il cell almeno 20 minuti, restituisco il cavetto e riparto che stanno urlando “15 minuti alla chiusura del cancellooooo!!!”
Fa caldo, è l’una del pomeriggio e parto in salita verso il Bertone, questa salita l’ho fatta in discesa al termine del TOR 2021. Se posso dire la mia, mi piaceva di più in discesa… quando mancano 300 metri D+ sono bello cotto, ho quasi finito il litro e mezzo d’acqua che ho nello zaino in meno di 1 ora e mezza. Avanzo lentamente e arrivo al ristoro che sono al limite con lo stomaco e con le giunture… non benissimo… non hanno coca, ovviamente. E finiscono l’acqua frizzante dopo il mio primo bicchiere. “Però abbiamo tanta bevanda alla cicoria!”, no, grazie, signora… “posso metterti dello zucchero nell’acqua, quanto ne vuoi!”. Va ben, ho già capito… acqua, zucchero e OKI sennò qui ci resto.
Riparto, il sentiero adesso è un mangia&bevi continuo, dopo una mezz’ora l’OKI fa effetto, lo stomaco si riassesta e il ginocchio e la caviglia non li sento più. Fa caldo però. Scavalchiamo dei rigagnoli d’acqua, altezza 1 o 2 cm che attraversano il sentiero polveroso, bagno il cappello come posso ad ogni rigagnolo per cercare un po’ di frescura. Sono accaldato e stanco, nessuno supera. Mi siedo e tiro fuori il mezzo panino rimasto e torno ad andare, in modalità zombie, seguendo lo zombie davanti e seguito dallo zombie dietro. Arriviamo al Bonatti, che non è un ristoro ma tutti sono in coda per riempire le borracce alla fontana, sono passate quasi 2 ore dal Bertone. Arrivo ad Arnouvaz con l’ansia di dover ripartire prima del cancello, sono sempre al limite, sempre con la paura di non arrivare per tempo, sempre con il dubbio e la voglia di ritirarmi che per ora gestisco.
Hanno frutta, pesche e anguria, che con questo caldo sono una manna. Ormai sono le 5 e mezza quindi si respira un po’ di più. Riparto in salita, adesso c’è un bello strappo da 900 m d+ e mi sembra di procedere più per senso di dovere che per voglia, le gambe protestano ma ubbidiscono. Vedo altra gente distesa che sonnecchia, mi butto giù anch’io con il risultato che uno mi urla “il prossimo cancello è stretto e se dormi non arrivi in tempo” (in inglese cinese, strano che ho capito…) e che mi alzo 4 minuti dopo che sto tremando: ho il corpo devastato, se mi fermo la circolazione rallenta e mi ghiaccio anche se 5 minuti prima morivo di caldo… Vabbè… imposto la ridotta e salgo. Il sentiero è bello, c’è un signor ghiacciaio e una bellissima vallata. Godo del momento e salgo. In fondo sono contento di essere qui. Vado meglio in salita che in discesa.
Scollino, arrivo sul confine svizzero che il sole sta tramontando, i colori, le nuvole, le sfumature delle cime… che bel posto! Non badare all’elicottero che sta portando via un concorrente… Scendo di 50 metri, mi copro e mi siedo 5 minuti, poi riparto ma non ne ho… mi superano 2 persone in discesa.
Dai, proviamo a fare 2 passi di corsa. 2 passi di corsa fatti? Fatti. Possiamo camminare.
Mi raggiunge una ragazza (55 anni, ma guai dire signora) e mi dice che sto andando bene e allora acceleriamo assieme per andare più che bene. Poi la saluto perché ho ripreso voglia di correre, ho tolto l’impermeabile e sto andando più che bene-benissimo.
Buio, raggiungo vari concorrenti, il sentiero è in semipiano ma è tecnico e quello davanti non lascia passare. Quasi un’ora in coda, ma è possibile che siamo sempre in coda… sono a 110 km e siamo in coda… ho 6 persone davanti e 6 dietro… se andiamo a quest’andatura non arrivo nemmeno in tempo al ristoro… buttato fuori dal cancello orario perché sono in coda come in posta…
Poi, a suon di parolacce, il sentiero si allarga e superiamo. Schizzo via. 2 km di gioia, poi la caviglia mi dice che sono un deficiente, la pancia si chiude e mi spavento, se arrivo al ristoro con la pancia chiusa non riuscirò a mangiare, se rallento troppo non arrivo al ristoro in tempo. Vado ad un’andatura lenta-ma-non-troppo-lenta. Arrivo contento al ristoro di La Fouly, mangio the con i biscotti e minestra con riso e crackers sbriciolati. Un corridore francese, decisamente preoccupato della situazione cancelli, mi chiede se io riparto, gli rispondo che se devo morire, morirò sul sentiero. Reagisce spaventato/divertito, non capisce se sono pazzo o deficiente.
Riparto con 11 minuti di vantaggio sul cancello, dopo 100 metri mi devo fermare a bordo sentiero, lo stomaco ha deciso di rigettare il the e il brodo con riso che avevo mangiato.
Finalmente ho trovato una scusa valida per ritirarmi!
Però non voglio ritirarmi… o forse sì.
O forse no.
Gli 11 minuti sono passati e sono ancora fermo.
Decido di fare un km e vedere come va.
Fatto 1 km e mi siedo, smessaggio. Decido che “sto meno a fare 14 km in avanti che 1 km indietro”. Procedo.
Che ansia quando vuoi ritirarti e la gente ti smessaggia che sei forte, che ce la fai, che stai andando bene… di solito aiuta ma adesso mi dà fastidio. Cosa ne sapete voi, di come sto? Fateli voi altri 10 km in questo stato. Calcolo che se vado a quest’andatura rischio di arrivare troppo presto a Champex-Lac e qualcuno sarebbe tanto mòna da suggerirmi di continuare. Rallento? Per fortuna il sentiero è una mer.a e rallento per forza di cose. Rifaccio i calcoli mentalmente, arriverò comunque troppo tardi… non benissimo… provo a spingere un po’, non vorrei arrivare talmente tardi che poi non mi fanno nemmeno entrare al ristoro/non c’è più il pullman dei ritirati. Ho nausea. Neanche troppa, a momenti, ma ho male dappertutto e non ho benzina in corpo.
Ecco, mancava all’appello il polpaccio, adesso tira anche quello.
Tolgo l’impermeabile che in salita fa caldo, provo a mangiare un po’ di cioccolato. Dai, manca poco. Vedo un volontario che mi dice che mancano 10 minuti, meno di 1 km. Spingo in salita ma devo fermarmi ad “osservare i cespugli”. Basta, dai. Ancora 2 minuti di agonia e poi mi ritiro.
Champex Lac, 10 minuti alla chiusura del cancello. . Se mi concedo 10 minuti per mangiare mi fermano e non potrei più ripartire. Ma tanto cosa provo a mangiare? Solo 1 minuto fa ero di nuovo con i conati di vomito… Sono vuoto.
Banco dei DNF (didn’ t finish, ossia dei ritirati):
I want to withdraw
???
Mi ritiro
???
I want to stop
! ah! ???
Je fermè (non so il francese, ma invento, ogni tanto la becco)
“aaah!” (finalmente ha capito…) “sei italiano?” (… fa pure finta di parlare un po’ di italiano..)
Ma scusa, sei al banchetto dei DNF, con un pc davanti in cui registri SOLO E SOLAMENTE i ritirati… c’è qualcuno che ti chiede se gli fai 2 etti di prosciutto???
Sono partito da casa con poca voglia. La testa è partita e, ad un certo punto, la crisi ha avuto la meglio. Sapevo che sarebbe successo già dal 10° km, bastava la crisi nel momento giusto. Non l’ho sentita mia. E’ sempre una questione di testa. Il resto sono scuse.
Torno a casa, descrivo la gestione della gara a chi non fa parte di questo mondo, gli occhi sgranati di chi ti dà del masochista ma non te lo dice per rispetto. E forse potevo ritirarmi un po’ prima…
A casa ci arrivo per tempo per il compleanno di mia figlia:
Compleanno 1 – UTMB 0
Prometto che non mi iscriverò più a gare concomitanti con il suo compleanno.