Altro giro, altro regalo... manco il tempo di far sparire gli ultimi rimasugli di pandolce e panettone che è già ora di ricominciare. E si ricomincia dall'Asia con Hong Kong 100 che da il via all'Ultra Trail World Tour (a proposito, non perdetevi lo speciale UTWT sul numero di Febbraio della rivista!).
La gara è un point-to-point nel magnifico backcountry di Hong Kong, con vista sull'isola principale. Gara molto particolare, i primi 50 km molto corribili hanno fatto più di una vittima nel corso degli anni: se spendi tanto nella prima parte, inevitabile pagare nella seconda dove le salite si fanno dure e le discese a scalini non permettono mai un momento di pausa. Non a caso il Tai Mo Shan, la punta più alta del percorso, viene raggiunta al chilometro 95, e la maggior parte dei 4.500 metri di dislivello viene fatta dal 55° in poi.
I possibili protagonisti? Tanti, come al solito.
Iniziamo dalle donne, dove le prime tre del 2016 tornano all'attacco. E tra di loro c'è anche la nostra Lisa Borzani, in una gara che ha dimostrato di sentire sua. Terza nel 2015, seconda nel 2016... completate voi? L'anno scorso era stata la cinese Li Dong a vincere con una gara ben gestita, mentre Lisa aveva battagliato fino alla fine con la portoghese Silvia Trigueros, che ha poi ritrovato (e battuto) al Tor 2016.
Chi si candida da subito come possibile minaccia alle tre, è Nuria Picas, che dopo un 2016 un po' in sordina cerca pronto riscatto ritornando decisa sull'UTWT. Quando è in forma, Nuria sa stringere i denti ed andare a fondo: la cinese è sicuramente più veloce nei tratti scorrevoli iniziali, ma nella parte finale è Nuria ad avere i favori... con la nostra Lisa che è una garanzia di continuità assoluta. Sarà una bella sfida sicuramente.
Altre possibili protagoniste potrebbero essere la locale Wyan Chow, o le transplants Corinne Williams e Marie McNaughton, entrambe residenti ad Hong Kong e rispettivamente quarta e settima lo scorso anno. La finlandese Noora Pinola e Ma Yan-Xing possono ambire ad inserirsi nella lotta, ma per il podio i nomi da spendere dovrebbero essere quelli sopra.
Tra gli uomini la situazione si fa affollata. Il vincitore 2016, Francois D'Haene non sarà al via (a proposito... lo vedremo in azione in Italia in estate...) mentre Yan Long Fei, che era riuscito a stargli attaccato alle code quasi fino al termine si ripresenta con intenti bellicosi. Maratoneta molto veloce, negli ultimi anni era passato con successo ai sentieri. L'anno scorso ha corso poco, ma sicuramente sarà pronto a cercare di salire anche l'ultimo gradino.
Chi ci sarà a darsele per quello scalino? In primis Sage Canaday, atteso da una sorta di riscatto dopo una stagione così così. Qualche bella affermazione come a Moab, qualche gara discreta come a TNF 50, e poi due fallimenti pesanti alla WS e Run Rabbit Run. Il percorso secondo me non gli si addice, ma Sage è meticoloso nella preparazione e quest'anno vuole rilanciare deciso: pericoloso.
Andiamo avanti con gli yankee ed abbiamo due dei miei favoriti: uno è Tim Tollefson, fresco di cambio di casacca ed ora compagno di Sage nella famiglia Hoka One One. Simpatico, bravo, dedicato: all'UTMB si è veramente rivelato tosto su qualsiasi percorso e condizione. Lo vedo protagonista. L'altro è il ritrovato Seth Swanson dal Montana, uno che da underdog è arrivato due volte secondo alla WS 100 ed ha pure infilato un quarto posto all'UTMB. Fermo da praticamente un anno, a San Francisco ha corso la 50 km per vedere come stava, ed un quarto posto su una distanza assolutamente non sua dice che il ragazzo c'è.
Stiamo fuori dall'Europa e troviamo Vlad Ixel, l'australiano di The North Face che da anni vive proprio ad HK. Vegano, fisicato, strafidanzato... in Asia è sempre nei posti che contano, ma anche ai Mondiali in Portogallo non è andato niente male. Sicuramente si farà vedere nel gruppo di testa. Tra i giapponesi Kazufumi Oose e Wataru Iino c'erano l'anno scorso e ritornano quest'anno, pronti a riconfermarsi nella top ten, mentre Yoshikazu Hara quando è in forma è dotato di mezzi devastanti, specie sul veloce, e Tsutomu Nagata potrebbe essere un outsider interessante. Aggiungiamo al mix asiatico il cinese Yangiao Yun, ed anche il nepalese Sangé Sherpa (un vero stakanovista del trail) ed il canadese Jeremy Ritcey, che però vive da anni ad HK ed abbiamo un bel pacchetto di contender asiatici.
Il vecchio mondo manda a rappresentare i propri colori qualche pezzo da novanta. Partendo da Julien Chorier, uno che è dieci anni che sta lì sempre nelle posizioni che contano davvero. Se non sbaglio è alla prima esperienza ad HK 100, ma sicuramente non viene a fare una passeggiata. Anthony Gay e Seb Buffard sono gli altri due francesi che possono salire in alto, anche se Julien sembra l'unico ad avere i mezzi per lottare per il podio. Dalla Spagna Jordi Gamito, sesto l'anno scorso, aveva poi avuto una buona annata con piazzamenti a Transgrancanaria, Australia, Eiger e TDS. Meglio ancora ha fatto nel 2016 Xavi Dominguez: terzo alla LUT, primo all'Ehunmilak, terzo all'Epic e quinto all'UTMB prima di chiudere con un terzo a Reunion. Se riprende da dove aveva lasciato... aiuto. Da segnalare anche Roberto Gil Lopez, che però ci sembra più a suo agio in terreno veramente alpino. Tra gli europei, però, io mi giocherei più di tutti la carta Didrik Hermansen: è bravo, modesto e quando pesta sull'accelleratore, fa del male. Lo vedo su un possibile podio, e questo secondo me è l'anno della sua consacrazione definitiva.
Chiudiamo con il capitolo con i "fratelli d'Itaglia": quest'anno sull'UTWT abbiamo un ragazzo che cercherà di seguire le orme di Zanchi. Secondo me ha tutte le caratteristiche per fare benissimo, e credo che ad Hong Kong sarà una sorpresa per tanti là davanti. Parliamo ovviamente di Dani Jung, l'altoatesino volante. C'è poi un altro dei miei runner preferiti che sta per volare ad Hong Kong per prendere parte alla gara... parlo del direttore, Leonardo Soresi. Con il tifo della redazione e dei lettori, non può andare male. Noi, nel dubbio, aspettiamo i suoi soliti eccezionali racconti che ci hanno fatto sognare...