Testo di Leonardo Soresi
Non mi è mai capitato il classico “colpo di fulmine”: ma se è vero che ci si può innamorare di una donna al primo sguardo, allora che c’è di strano se ho sognato di correre in questi spazi infiniti fin dalla prima volta che ho visto una fotografia di AlUla Trail Race con i concorrenti che correvano tra le tombe costruire dai Nabatei ad Hegra?
Tra le varie distanze a disposizione (10, 23, 50 e 100 km) ho scelto la 100 km e mai sono stato più contento. Non sempre la distanza più lunga è quella con il percorso più affascinante, a volte capita che vengano aggiunti tratti anonimi solo per “fare chilometri”, ma non è questo il caso: la 100 km è l’unica a passare per Hegra e per l’incredibile valle di Ashar.
Il percorso è ad anello con partenza ed arrivo alla “Città Vecchia” di AlUla, un dedalo di viuzze che corrono tra gli edifici in fango perfettamente ristrutturati, incastonata in una valle racchiusa da due pareti di roccia rossa.
La valle di AlUla racchiusa tra montagne e pinnacoli dalle forme più incredibili
Lasciata la città il percorso inizia a salire verso le montagne orientali: non sono passati nemmeno dieci km e mi ritrovo a correre tra la sabbia e le rocce dalle forme fantastiche create dal vento nel corso dei millenni.
Dopo trenta km si arriva a uno dei punti forti del percorso: Jabal Al-fil un’enorme roccia di arenaria alta 52 metri a forma di elefante, che si staglia nel bel mezzo del nulla del deserto. Da qui parte il percorso da 23 km e per una decina di km le tre gare proseguono insieme e si dirigono verso AlJara, una montagna con un’enorme foro che ricorda la forma di una giara.
Elephant Rock: uno dei simboli della regione di AlUla
È il 40° km quando i percorsi si dividono: la 23 e la 50 km si dirigono ad ovest ed iniziano il ritorno verso AlUla, mentre noi della 100 km proseguiamo verso nord per arrivare ad Hegra, la città dei Nabatei, il popolo che controllava la via carovaniera per il trasporto dell’incenso fino alle sponde del mar Mediterraneo. Petra, in Giordania, era la capitale del Nord del regno dei Nabatei ed Hegra la capitale del Sud. Entrambe meravigliose, seppur così diverse: Petra è uno scrigno racchiuso nelle montagne, Hegra sembra un miraggio del deserto. Gli arabi la chiamano Al-Hijr o Mada'in Salih che significa “luogo roccioso” e a prima vista sembra solo un insieme di enormi rocce che affiorano dal terreno: poi, però, gli giri attorno e vedi che la roccia racchiude tombe grandiose.
Facciamo un anello di una decina di km che è come un sogno: dovrei correre ed affrettarmi e invece mi fermo a scattare decine di fotografie, sorpreso ad ogni passo da una nuova tomba (sono 135 in tutto) o da una prospettiva inaspettata. Fra tutte rimane negli occhi la tomba di Lihyan conosciuta anche come Qasr al-Farid, ovvero “il castello solitario”, completamente isolata dagli altri.
Esco da Hegra convinto che il percorso sia solo un “prima di Hegra” e un “dopo di Hegra” e che i rimanenti 40 km saranno solo un noioso ritorno fino alla partenza… quanto mi sbaglio! La regione di AlUla ha ancora tantissimo da mostrare e lo scopro entrando nella valle di Ashar, un paesaggio che ti lascia senza fiato con canyon stupendi e pinnacoli di arenaria forgiati dal vento. Qui è stata costruita Maraya (che in arabo significa “Specchio”) una sala da concerti ideata dallo studio milanese Giò Forma: è un cubo riflettente con una superficie specchiata di 9.750 m2 che esalta ancora di più la bellezza della natura che la circonda.
Maraya concert hall: uno spettacolo dell'ingegno umano che esalta ancor di più la bellezza della Natura
E non è ancora finita: se la valle di Ashar è un’esaltazione della fusione tra uomo e natura, la successiva Wadi AlNaam, conosciuta anche come “Valle delle Ostriche” è l’esaltazione del deserto: sabbia, canyon e solitudine mentre i colori cambiano di minuto in minuto mentre il sole tramonta.
Ormai so che arriverò al traguardo e che i tempi limite non saranno un problema, me la prendo comoda e mi siedo su una roccia con la scusa di svuotarmi le scarpe dalla sabbia. Mi guardo intorno, annuso il deserto, quanto mi è mancato! Il mio cuore trabocca di felicità anche se sono stanco e devo avere i piedi pieni di vesciche.
E poi è la notte e le stelle che si accendono, e ti viene voglia di spegnere la frontale per non disturbare la loro luce. E poi è il ritorno alla civiltà, ma prima del traguardo c’è l’ultima chicca, l’Oasis Heritage Trail, un paio di km in mezzo all’oasi da 2 milioni di palme che si estende nella valle di AlUla: piccole luci illuminano il sentiero che si snoda nella piantagione. È la magia delle notti d’Arabia, quella delle storie che nascono dalla fervida immaginazione della principessa Sherazade de “Le mille e una notte”. È la magia che mi ha accompagnato per questi 100 km da sogno su una terra con una storia millenaria che non finisce mai di affascinarti.
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DATI TECNICI Lunghezza: 102 km
Dislivello 1.467 metri
Terreno: Sabbia (23%), Roccia (19%), Sterrato (52%), Asfalto (6%)
Tempo massimo: 18 ore
Ristori: 10
Costo di iscrizione: 390 Sar (circa 100 euro)
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CONSIGLI SULLA GARA
- Non fatevi ingannare dalle fotografie: le parti sabbiose sono tante (circa 25 km in totale) e non sono concentrate in un unico tratto, ma presenti un po' dappertutto lungo i 100 km del percorso. Se avete le ghette da deserto portatevele con voi, per non trovarvi a dovervi fermare spesso per svuotare le scarpe.
- I ristori sono abbondanti (mediamente uno ogni dieci km, a volte anche più vicini tra loro): non serve avere con sé più di un litro d'acqua (obbligatorio) e più di un paio di barrette o di gel. In ogni ristoro troverete acqua, coca cola, sali, biscotti, frutta (datteri, banane, arance). Al 50° km c'è poi la possibilità di fare un pasto completo (pasta, riso, pollo).
- La segnaletica è perfetta, con catarifrangenti nelle sezioni "notturne": è obbligatorio avere con sé la traccia gpx ma di fatto mi sono ritrovato a controllarla solo un paio di volte in tutto il giorno
- Il tempo limite (18 ore) non è larghissimo, ma vi consente di arrivare al traguardo anche camminando per gran parte della gara se siete in grado di marciare a buon passo. Il dislivello è limitato e concentrato nei primi 25 km, in seguito il percorso presenta parecchi tratti molto corribili.
- La temperatura diurna non supera i 25/27 gradi, mentre di notte si scende a 5°/7°. E' obbligatorio avere con sè un antivento, magari abbinato a un secondo strato a maniche lunghe da tenere nello zaino.
- Al 50° km è possibile spedire una sacca per cambiarsi: consiglio almeno di cambiarsi i calzini, anche perché con tutta la sabbia i vostri piedi saranno a rischio vesciche.
Vedi anche i seguenti articoli:
AlUla Trail Race: il trail più importante d'Arabia
AlUla Trail Race: Correre sulla via dell'incenso
Face Rock: una delle rocce più famose di AlUla, assomiglia al profilo di un volto umano che scruta il deserto
CONSIGLI DI VIAGGIO
AlUla dispone di un aeroporto che dista circa 20 km dalla città, con voli che arrivano da Riyadh, Jeddah, Dubai. È necessario il passaporto con almeno 6 mesi di validità residua, nonché richiedere il visto di ingresso tramite procedura online sul sito https://visa.visitsaudi.com
Se oltre alla gara intendete girare la regione di AlUla è opportuno noleggiare un’auto per rendervi autonomi negli spostamenti. In alternativa è possibile usare servizi come Uber o Careem (l’equivalente saudita di Uber).
Il clima a gennaio è ideale, con temperature che di giorno si aggirano sui 25/27 gradi e di notte non scendono mai al di sotto dei 5° gradi.
Quasi tutti “masticano” un po’ di inglese, per cui la comunicazione “di base” è piuttosto facile.