AMARCORD TRAIL MONTE CASTO: ORA E ALLORA

Testo di Franco Longo

 

Poi una notte di settembre me ne andai
Il fuoco di un camino
Non è caldo come il sole del mattino

 

I versi in epigrafe rappresentano una verità assoluta, ma il paroliere di questa celeberrima canzone dell’inizio degli anni Settanta non poteva a quel tempo conoscere il Casto, il grande fuoco autunnale del camino del Trail, il ritrovo ottobrino degli amici che attorno al fuoco, con un bicchiere di birra in mano, ripercorrono la stagione che sta finendo e sognano la stagione che verrà.

Il Casto è il focolare, ma soprattutto è la scuola di tutta una generazione di gente, che ha concluso ultra, super, iper trail grazie alle lezioni autunnali apprese con passione e tenacia sui dolci pendi delle valli Cervo e Sessera. Senza questo focolare nessuno di noi si sarebbe potuto godere il caldo sole di un mattino.

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© racephoto by Weclick

 

Il Casto è l’amico dell’infanzia che ha aiutato tanti a crescere come sportivi e, mi piace pensare, anche come persone.

Il Casto è il cortile dell’asilo che abbiamo frequentato, sfottendoci, insultandoci, menandoci, ma che ha forgiato amicizie che contano e che durano. Il cortile del Parco della Salute di Andorno Micca ha la stessa erba e la stessa ghiaia del cortile del nostro asilo. I locali sono gli stessi dell’antico refettorio e la merenda ha lo stesso gusto di allora.

Il Casto è il sussidiario delle nostre elementari su cui abbiamo imparato le nozioni di base per poter accedere ai sacri testi del trail.

Il Casto è una cerniera di generazioni. Il Casto salda in un’unica grande squadra antichi calpestatori di sentieri e giovani fortissimi atleti. È bello, è bellissimo, vedere negli occhi e percepire nel cuore di chi ha 30 o 40 anni meno di noi le stesse vibranti emozioni che avevamo noi allora e che abbiamo la fortuna di avere ancora adesso.

 

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© Francesco Berlucchi

 

Il Casto è una fucina di cari ricordi. Se ripiegarsi sul passato vuol dire invecchiare, è anche vero che è fantastico avere ancora tante emozioni, forti emozioni e se si riesce ancora a provarle con la stessa intensità, allora significa che magari non è così brutto invecchiare. E se il Monte Casto riesce ancora a essere il tuo Col Ferret, il ristoro abusivo della Scheggiola la tua Champex Lac, il Bocchetto Sessera il tuo Malatrà e l’Artignaga il tuo Tibet allora vuol dire che tutto questo non solo è fantastico, ma è anche magico.

P.S. Pienone di concorrenti in una giornata di cielo uggioso, nubi, nebbie e a tratti lieve pioggerellina. Colori da foresta canadese. Sentieri in condizioni perfette. Grande lavoro dei volontari ai ristori e sul percorso. Grandi performances dei primi, grande divertimento di tutti e lunga vita alla Menabrea. Focolare, birra… Nel 2024 troveremo al Casto le castagne? Ci azzeccano, accidenti, se ci azzeccano...

Grazie Mauscilla e scusaci per la nostra cafonaggine nel persistere con il nostro chiacchiericcio quando tu chiedi un minuto di silenzio per darci informazioni importanti sulla situazione del percorso e sulla gara, ma soprattutto scusaci se non riusciamo ad abbassare la voce neppure quando ricordi e ci chiedi di ricordare grandi persone del nostro amato sport che non potranno mai più provare nessuna emozione.

 

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