Saucony Peregrine 7

di Andrea Vagliengo

Sette anni, sette edizioni differenti e in continua evoluzione: la Peregrine, modello di punta della collezione trail di Saucony, oggi offre una suola molto interessante e una calzata morbida e confortevole, il tutto con un peso decisamente contenuto di appena 266 grammi. Ho calzato le Peregrine per la prima volta diversi anni fa, e posso dire che questa settima versione ha veramente poco a che fare con quel modello che mi ha accompagnato durante l’inverno del 2013: molto più leggera, più flessibile e correreccia, con dei volumi interni ben studiati, un’allacciatura efficace e una suola incredibilmente performante.

 

A chi è dedicata la Peregrine 7? Trovo che una delle caratteristiche più interessanti di questa scarpa sia proprio la sua versatilità, infatti la scheggia di casa Saucony è l’ideale per il runner che cerchi una scarpa unica, leggera e flessibile, precisa, con una buona sensibilità ed estremamente traspirante, con cui correre in ogni condizione. Fango, terra battuta, erba, asfalto (a piccole dosi), durante i miei test mi sono sempre trovato perfettamente a mio agio su ogni tipo di terreno con la Peregrine, e non è qualcosa che mi capiti così sovente. Spesso, infatti, le scarpe eccellono solo nelle condizioni che sono loro più congegnali: fango pesante, sentiero asciutto, strada bianca e così via. Ciò che apprezzato di più della Peregrine è stata proprio questa sua natura così versatile, questa capacità di adattarsi alle condizioni più diverse senza mai snaturare la sensazione di corsa. Non è frequente individuare una scarpa che mi convinca, nel complesso delle sue prestazioni, al punto da pensare che se dovessi scegliere una scarpa con cui fare tutto lei potrebbe essere una buona scelta: con la Peregrine 7 è capitato esattamente questo, e adesso vi racconto perché.

 

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Suola

Quello che colpisce da subito della Peregrine 7 è innanzitutto la suola PWRTRAC, estremamente aggressiva e con una mescola morbida. Ho trovato il pattern della tassellatura particolarmente ben riuscito, in grado di mordere il sentiero morbido come un rampone sul ghiaccio, ma altrettanto a suo agio anche su terreno tecnico e addirittura su strada. Buona anche la trazione su roccia, la mescola della suola è particolarmente morbida, al tatto ricorda la gomma per cancellare, dunque non stupiscono le performance in fatto di tenuta. Molto efficace il rock-plate inserito sotto l’avampiede, offre una protezione eccellente dal terreno e aggiunge anche qualcosina in quanto a reattività. Una suola affidabile e tuttofare, dunque, a suo agio su qualunque tipo di sentiero.

 

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Intersuola

Realizzata utilizzando la tecnologia EVERUN, proprietaria di Saucony, l’intersuola della Peregrine è molto più ammortizzante ed efficace di quanto ci si aspetterebbe, a giudicare semplicemente dalle dimensioni. La dispersione dell’urto in fase di appoggio è notevole, non si tratta di una scarpa iper-ammortizzata ma la resa è buona anche su terreno molto compatto. La Peregrine 7 verrà probabilmente apprezzata dai runner più leggeri, con un buon appoggio e una buona tecnica di corsa, che potranno sfruttare al meglio la reattività dell’intersuola e i 4 mm di drop, particolarmente azzeccati su una scarpa così filante, ma non mi stupirei di trovarla anche ai piedi di runner più pesanti, magari su distanze leggermente inferiori. Mi è piaciuta in particolare la resa dimostrata su terreno collinare e di media montagna, condizione in cui la Peregrine, a mio parere, può esprimere al massimo il suo potenziale: l’ammortizzazione, su questo tipo di terreno, risulta adeguata anche per giri di discreta lunghezza. All’interno della confezione delle Peregrine, campeggiava questa scritta: “EVERUN: You should get your feet on this stuff!”. Ecco, mai payoff fu più azzeccato!

 

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Tomaia

Leggera e traspirante, la tomaia della Peregrine 7 è al contempo uno dei punti di maggiore forza di questa scarpa e anche l’unico, potenziale punto debole. Se infatti, da un lato, la tomaia è estremamente leggera e ariosa, dando sempre una sensazione di piede che respira e prevenendo in questo modo tutta una serie di problematiche legate al surriscaldamento, per contro, in alcune occasioni, ho trovato la tomaia di questa Peregrine un po’ troppo permissiva, soprattutto nei traversi più faticosi. L’esoscheletro in TPU, strutturato proprio per dare tutto il supporto necessario al piede in fase di appoggio, svolge bene il suo compito ma in alcune occasioni, specie su terreno alpino particolarmente tecnico, mostra un po’ il fianco lasciando il piede eccessivamente libero di muoversi, soprattutto lateralmente. Anche da un punto di vista di protezione a livello di tomaia, la Peregrine 7 è decisamente essenziale: qualche inserto plastico sul puntale, ma non particolarmente rigido. Un limite insormontabile? Assolutamente no, però, come sempre, l’importante è tenere conto delle caratteristiche della scarpa per fare una scelta oculata in fase di acquisto: se si cerca un modello più strutturato, iper protettivo e molto supportivo a livello di tomaia, meglio dare un’occhiata alla Xodus ISO 2, sempre per rimanere all’interno di casa Saucony.

 

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Tirando le somme

Dopo averci corso per un paio di mesi molto intensi, durante i quali ho utilizzato le Peregrine per finalizzare la mia preparazione per la 82km dell’UTLO, posso consigliare questa scarpa a chiunque ami correre agile e leggero, senza però rinunciare ad una buona ammortizzazione e ad un grip davvero eccezionale su sentiero morbido. La Peregrine 7 è un’ottima scarpa unica: la potrete usare durante gli allenamenti veloci così come per le vostre recovery run, per le uscite in montagna, per le gare, non c’è nulla che questa scarpa non sappia fare egregiamente. Come destinazione d’uso, la Peregrine 7 si sente a suo agio dappertutto,  ma è su terreno collinare e media/bassa montagna che questa scarpa dà veramente il meglio. Se, infatti, sui lunghi traversi ad alta quota la tomaia potrebbe risultare mostrare qualche limite in fatto di supporto e protezione, è sul terreno meno tecnico che la Peregrine 7 brilla di più: datele sentieri morbidi da mordere, su cui correre a tutta velocità senza temere né il fango né la pioggia, grazie all’ottimo drenaggio dell’acqua offerto dalla tomaia. Personalmente, mi ci sono divertito anche durante qualche giro in alta montagna durante i quali ho apprezzato particolarmente le doti di agilità della Peregrine 7, tuttavia è quando scendo di quota e la porto sulle colline torinesi che la sento dare veramente il meglio.

E voi? Avete corso con la Peregrine 7? Che ne pensate?  Se avete qualche domanda o se vi va di condividere con noi la vostra esperienza con questa scarpa, scriveteci sul forum di Spirito Trail e diteci che ne pensate!