CORSA E BASTONCINI, sono utili o d’intralcio?

Testo di Giorgio Garello - A cura di Andrea Vagliengo

Ph. Harald Wisthaler

È sempre molto interessante leggere le opinioni di molti trailer di buon livello circa l’uso dei bastoncini durante le gare o anche solo gli allenamenti. Tutte assolutamente condivisibili le osservazioni che ne sottolineano l’utilità, così come quelle che ne bocciano l’uso sia per motivi tecnici che per abitudini personali.

 

Prendendo spunto proprio da quelle impressioni, in questo post condividiamo con voi alcune considerazioni relative alla tecnica più corretta su come approcciare l’uso dei bastoncini come ad esempio la valutazione dell’altezza, la scelta della manopola dell’impugnatura, la posizione del polso, il punto di primo appoggio del puntale in pianura piuttosto che in salita o in discesa.

Non voglio con queste righe tirare la volata al mondo del nordic walking, ma è indubbio che la tecnica di questa disciplina sportiva sia quella che più di tutte offre l’opportunità di guidare il bastone durante l’esercizio. La tecnica del nordic walking è la naturale trasposizione del gesto degli sciatori di fondo in tecnica classica (passo alternato) applicata al cammino, ai balzi, alla corsa.

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Scrivo, “guidare il bastone”, perché se ci soffermiamo a guardare come questo viene utilizzato durante le gare è evidente come gli stili siano spesso diversi. È ovvio che gli stili possano essere diversi, ma un conto è lo stile, un conto è la tecnica. Credo, senza timore di essere smentito, che praticamente a tutti sia capitato di rischiare di inciamparsi perché i bastoncini nelle fasi dinamiche andassero a infilarsi tra le gambe. Questo accade non per “colpa” dei bastoncini ma per alcuni fattori direttamente legati alla capacità di gestire i movimenti e ovviamente in sub-ordine alla naturale stanchezza crescente nelle gare sulle lunghe distanze.

Cerchiamo ora di analizzare i fattori che influenzano la percezione della reale utilità nell’uso del bastone.

Per la lunghezza di norma è corretto considerare ideale l’altezza del bastone quando questa consente di avere le braccia con i gomiti appoggiati al busto e le mani che impugnano le manopole con un angolo di 90°. In salita è accettabile aumentare questa altezza sino a 15/20 cm in subordine alla capacità di approcciare la fase che viene definita di doppia spinta.

La manopola prevede un lacciolo che nei bastoncini è spesso proprio solo un lacciolo in cui far passare la mano. Nella fase di spinta si è obbligati a mantenere la mano serrata sull’impugnatura per non perdere il controllo del bastone. Altro tipo di manopola è quella a guantino aperto che avvolgendo la mano consente di percepire il bastone come un tutt’uno con il braccio quando questo è per esempio iper-esteso dietro il corpo nella fase di spinta. Un eventuale vantaggio di questo sistema è che in quelle fasi in cui si tende a voler rilassare spalle-braccia e mani si ha comunque un ottimo controllo del bastone, arrivando a poter spingere forzando sulla manopola a mano semi aperta evitando di dover stringere anche in questa delicata fase la manopola. Per facilitare poi le operazioni da svolgersi a mano libera come nei ristori, le manopole hanno un sistema di sgancio rapido che consente di abbandonare il bastone senza togliere il guantino.

Veniamo adesso a considerare quella che dovrebbe essere la posizione di primo contatto del puntale del bastone con il terreno. Nella corsa come nella camminata il bastone serve principalmente per spingere, ma molto spesso si osserva che il puntale è in posizione eccessivamente avanzata rispetto alla proiezione del baricentro del nostro corpo sul terreno. In questo modo nella prima fase il bastone frena la naturale dinamica e obbliga a ruotare il polso verso l’alto chiudendo l’angolo braccio/avambraccio in maniera scomoda, oltre che innaturale, con conseguente dispersione di forza. In dinamica il puntale deve prendere contatto col terreno posizionandosi più o meno all’altezza del piede di spinta (quello dietro) poco avanti rispetto alle dita del piede, deve rimanere a contatto col terreno sino alla fase terminale della rullata del piede cioè sino al termine della spinta. In questa fase l’altro braccio sarà in avanzamento, leggermente flesso tra i 90°e i 110° con il bastoncino in fase aerea che sarà controllato nelle oscillazioni laterali con una moderata tensione della mano sulla manopola. Nella pratica del nordic walking, alla mano viene richiesto un lavoro alternato di chiusura e apertura nelle fasi di appoggio, spinta e richiamo che oggettivamente nella corsa risulterebbe abbastanza inutile contribuendo ad affaticare la catena mano-braccio-spalla.

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Ci sono due situazioni in cui i bastoni possono essere portati in avanti paralleli e in modo importante: le salite con notevole dislivello e le discese. La situazione è quella tipica del passo spinta dello sci da fondo perché per così dire ci si “appende” ai bastoni. In salita è di grande aiuto per scaricare la tensione muscolare che c’è sulle gambe, ma comporta un lavoro intenso di braccia spalle e schiena che vanno allenate a questo gesto.

Nelle discese tecniche e particolarmente ripide normalmente l’uso dei bastoncini è sempre di impaccio e solo in poche occasioni può tornare utile e qui davvero solo proprio a titolo personale. Ad esempio per scaricare la tensione articolare sulle ginocchia in quei soggetti che hanno scarsa stabilità funzionale tra caviglia e ginocchia. In questo caso, anticipando di molto la fase di appoggio del puntale rispetto al proprio baricentro e creando una sorta di pendolo tra bastoni e corpo ci si può aiutare a compiere un balzo in avanti. Questa pratica però è molto complessa ed è indispensabile arrivare a metterla in pratica se la si affina adeguatamente e solo se si possiede un’elevata capacità di gestione del bastone oltre ad aver scelto l’impugnatura con il guanto. Come detto è abbastanza rischiosa e assolutamente da evitare con quei bastoni con basso indice di carico e con i sistemi di chiusura tipica dei bastoni allungabili, in condizioni non perfette.

 

Giorgio Garello

– 12/08/1965 -

“Ex” Ultramaratoneta, oggi trailer per diletto - Formatore di Istruttori Fitwalking – Co-Ideatore della tecnica di Fitwalking Cross della Scuola del Cammino di Saluzzo con Maurizio Damilano e Claudio Diatto– Istruttore Nordic Walking.

Collabora con le riviste Correre e Camminare.

Tra le sue gare da ricordare:

24 h in pista - San Giovanni Lupatoto (VR-2004) km.191,530 – 3° classificato

24 h su strada - Ciserano (BG-2006 1° Campionato Italiano Assoluto FIDAL) km.202,122 – 2° classificato

Nove Colli Running– Cesenatico (FC-2008) 22h51’ – 2° classificato