KAILAS FUGA DOLOMITI EXTREME TRAIL. Una corsa di tecnica, paesaggi e storia

Tre giorni di gare, sei competizioni, tremila partecipanti, oltre sessanta nazioni. È questa la sintesi di KAILAS FUGA Dolomiti Extreme Trail, evento che da sintetizzare non è affatto semplice. Perché la gara nata nel 2013 sui sentieri della Val di Zoldo, un po’ per passione e un po’ per sfida, è un evento che puoi vivere e raccontare da molteplici angolature.

C’è la dimensione tecnica, quella di tracciati che costituiscono, davvero, qualcosa di extreme.

 

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Fin dalla prima edizione, che proponeva un unico tracciato, quello dei 54 chilometri che ricalcavano e ricalcano gran parte dell’Anello Zoldano (ideato nel 1985 da Paolo Bonetti e Paolo Lazzarin collegando tra loro sentieri preesistenti), all’ombra del Gruppo Spiz di Mezzodì, San Sebastiano, Moiazza-Civetta, Pelmo, Bosconero, DXT si è caratterizzata per la propria dimensione estrema, una dimensione nella quale la corsa va abbinata a doti “alpinistiche”, per via di diversi passaggi difficoltosi (ancorché suggestivi), tra i quali qualche sentiero attrezzato.

 

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Nel corso degli anni alla gara storica si sono aggiunte distanze che hanno aggiunto chilometri, dislivello e fatica nelle gambe dei partecipanti: la 72K (con 5.550 metri di dislivello) e, soprattutto, la 103K, la gara più lunga e difficile, con 7.150 metri di dislivello positivo e altrettanti di dislivello negativo).

In questo 2025, a completare la gamma delle distanze più brevi (22K e 11K) si è aggiunta la novità 35K (2 mila metri di dislivello): una proposta “intermedia” che ha fatto registrare il sold out delle iscrizioni. Anche in questo caso, l’aspetto tecnico avrà un ruolo importante nell’economia della gara.

 

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Una gara che, come tutte le altre, andrà in scena in un paesaggio dalle suggestioni uniche. E qui entra in gioco la seconda dimensione di KAILAS FUGA Dolomiti Extreme Trail, quella paesaggistico - ambientale. Quello zoldano è un trail che potremmo definire “puro”, che si svolge nel cuore delle Dolomiti patrimonio dell’umanità Unesco, un cuore che ha poco di turistico e commerciale e molto, moltissimo di vero, reale, concreto, autentico. Il concorrente che vive l’esperienza DXT corre infatti in una valle che si caratterizza per un fascino selvaggio, su sentieri antichi che si sviluppano su ghiaioni imponenti, rocce spettacolari, ruscelli insidiosi e boschi incontaminati. Con vette d’eccellenza come Pelmo e Civetta a fare buona guardia ma anche formazioni “minori” che impreziosiscono l’esperienza. Tra le zone che DXT percorre, merita una citazione la Val Prampèr, area che possiamo considerare la “porta nord” del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, territorio che contribuisce in maniera molto importante alla bellezza e alla suggestività del Parco, conferendo alcuni caratteri paesaggistici e ambientali tipici delle valli dolomitiche, con una selva di guglie, pinnacoli e spigoli solitari, selvaggi, ieratici. Signore del panorama è il gruppo rappresentato dal Prampèr e dal Mezzodì, con il gruppo Moschesin/Gardesana a fare da corona e, più sotto, pianori particolarmente belli come l'altopiano del Pramperet e il Prà della Vedova.

KAILAS FUGA Dolomiti Extreme Trail è tecnica e paesaggio. Ma è anche storia. Anzi, è preistoria e storia. Ecco la terza dimensione dell’evento zoldano, quella del tempo.

 

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Chi corre in Val di Zoldo corre anche nel tempo e nella storia, ripercorrendo le piste che, oltre 200 milioni di anni fa, calpestavano i dinosauri: DXT, infatti, lambisce il Monte Pelmo che, sul versante sud, alla base dello spigolo sud-ovest del Pelmetto (sentiero 472), su un pendio ghiaioso a 2 mila metri di altitudine, “ospita” un masso che reca impresse, appunto, le orme dei dinosauri.

Correre in Val di Zoldo significa anche passare per luoghi che parlano di ferro e di fuoco. Sì, perché questa valle collocata nel bel mezzo delle Dolomiti, con il ferro e con il fuoco ha rapporti strettissimi, come testimoniano paesi e località il cui nome è Forno, Fusine, Col dal fer e Palafavèra. Forni e fucine qui esistevano fin dal XIII secolo, in un territorio che si caratterizzava grandemente per l’attività mineraria e siderurgica, legata alle piccole miniere del luogo e a quelle più importanti della località limitrofa in territorio Tirolese di Colle Santa Lucia. Correre tra i boschi delle DXT significa anche riannodare i rapporti che Val di Zoldo ebbe con la Serenissima Repubblica di Venezia, alla quale forniva i legnami per l'Arsenale e per le fondazioni di case e palazzi. Quella che Venezia che aveva rapporti privilegiati con l’Oriente, un Oriente che Marco Polo rese più vicino e che ora, con un title sponsor, KAILAS FUGA, che arriva proprio dal Celeste Impero, si avvicina ulteriormente.