Eh, ci siamo. Ogni anno cerchiamo la frase giusta, la citazione ad effetto, la foto particolare, ma qui sono finite anche le parole. Se pensavate di aver visto tutto, no, non l'avevate ancora visto... perché il numero e la qualità di persone che venerdì prossimo si daranno calci nelle gengive è semplicemente inarrivabile. Inutile spenderci sopra tante parole, ci sono i migliori, punto e basta.
Et alors on danse!
E facciamo anche i maleducati, partendo dagli uomini.
La sfida mortale? La vecchia ed aristocratica Europa contro l' anarchica avanguardia yankee.
Tra le teste coronate, nonostante gli anni che passano, è difficile scommettere contro Kilian Jornet Burgada. A dieci anni dalla sua prima affermazione che l'aveva rivelato al mondo del trail, ritorna all'UTMB: nel frattempo ha vinto tutto (anche con un braccio al collo), scalato tutto, sciato tutto ed iniziato una tranquilla vita da pensionato con la sua Emelie, tutti orto e mettere 4.000 metri di dislivello in tasca giorno dopo giorno. Aggettivi finiti, se mette di nuovo in riga tutti (com'è facile che succeda) può tranquillamente lasciare il mondo degli umani ed entrare in quello delle leggende.
Tutto già scritto? No. Perché se c'è una persona che potrebbe davvero mettere in crisi sua maestà su questo percorso, è l'arciduca di Savoia Francois D'Haene. Si sono sfiorati ed annusati, ma il confronto diretto vero, non c'è mai stato. O almeno non da quando D'Haene si è permesso di portarsi a livelli regali. Per me, il vero duello attorno al Bianco è questo. Ci sarebbe anche il principino Xavier Thevenard, che diciamocelo, nessuno vince due UTMB demolendo il record senza avere il manico. Concentrato, determinato, veloce... l'aria di Chamonix lo gasa come l'elio i palloncini. Secondo me, un po'di timore reverenziale lo mette un passetto dietro, ma se vuole deporre il re, questa volta deve presentarsi a spada sguainata.
Chi può osare far crollare il feudalesimo europeo? Dal Nuovo Mondo due figure sono arrivate in Francia pronte a cancellare anni di dominazione e tirannia ispano/francese. Zach Miller ci aveva già provato l'anno scorso, partendo come un folle, crollando brutalmente per poi continuare comunque fino alla fine con una forza di volontà impressionante. Non credo possa cambiare tattica, può solo sperare di azzeccare giornata e portare in fondo lo stato di incoscienza sportiva in cui cade. Se succede, vince e fa il record. Che poi è un po'il discorso del nostro Jim Walmsley. Il crollo della Western States lo ha fatto un po' sparire dal radar che tutto sommato non è male per il buon Jim. L'esposizione mediatica pre WS con le dichiarazioni roboanti non gli aveva sicuramente giovato, ed il giorno X invece di adattare le aspettative alle condizioni di gara, era rimasto preda del personaggio che si era (abilmente) creato mediaticamente, spingendo comunque verso il #fourteenflat. Ora, bravo Jim, hai vinto e fatto record ovunque, hai preso tutti i KOM di Strava compresi quelli del parco giochi dell'asilo di Chamonix. Però adesso ti tocca arrivare, vincere e dimostrare che sul grande palcoscenico ci puoi stare. Paradossalmente, di tutti i pretendenti, è quello che rischia di più. Ed è inutile dire che la gara l'animerà lui.
Potrebbero vincere altri? Difficile. Ma qualcuno che ha delle possibilità di stare con questi cinque c'è. Incominciamo da Miguel Heras, di cui tutti ci siamo stufati di dire sempre la stessa cosa: se sta bene, può vincere. Poi non parte mai o si ritira. Ma le volte che parte... Anche Tofol Castanyer, potrebbe dire la sua: alla WS ha patito, ma si è ripreso subito. Javi Dominguez, altro nome caldo su questa distanza. Non sarà all'inseguimento dei mostri sacri, ma alla lunga è uno che viene fuori. Della truppa spagnola, io vedo bene Pau Capell che quest'anno ha cambiato nettamente marcia. Ha fallito LUT, ma vuole far vedere che la speranza spagnola dietro a Kilian è lui. Specie dopo il forfait di Luis Alberto Hernando. Me lo aspetto combattivo. Gediminias Grinius le credenziali le ha, secondo lo scorso anno. Ma quest'anno è rimasto finora un po'in ombra, o perlomeno non all'altezza del 2014/15. Un'altro uomo del nord, Didrik Hermansen, sembra come Grinius in un anno poco brillante, nonostante buoni risultati. Eppure il norvegese, nella giornata giusta (vedi LUT 2015 o Transgrancanaria 2016, o Western States 2016) è devastante sia sul corribile che in salita, dimostrando di patire solo il terreno tecnico che all'UTMB è virtualmente assente. Può sorprendere.
Mai come quest'anno, gli americani si presentano in massa. Tolti i due pazzi davanti, sono forse qui da cercare possibili sorprese. Anche perché il trio Tim Tollefson, David Laney e Jason Schlarb ha già fatto benissimo a Chamonix (e non solo). Schlarb, dopo la brutta giornata ad Hardrock dove arrivava da campione in carica, ha prontamente cambiato da TDS a UTMB per giocarsi le sue carte. Laney, con un terzo ed un quarto posto negli ultimi due anni, ha concentrato tutto su questa gara. Ma è forse Tim Tollefson quello che fa più paura a tutti dopo il terzo posto dell'anno scorso, la vittoria in Australia ed un secondo a Speedgoat dove anche Jim non è sembrato così distante. E'determinato e pronto a giocarsi le sue carte per arrivare in altissimo, anche a giocarsela con i cinque davanti se necessario. Appena dietro, anche Dylan Bowman arriva all'UTMB con una vittoria strepitosa in Istria ed un blocco di allenamenti favoloso. La distanza è la sua: potrebbe giocarsi anche un podio se mostra quella determinazione che gli abbiamo visto alcune volte. Sage Canaday è un talento assoluto, ma su questa distanza deve ancora dimostrare di essere pronto. Due anni fa l'infortunio prima del Lac Combal lo aveva fermato, ma era ragionevolmente dietro agli europei. Alla WS il tentativo di tenere Jim e poi l'esplosione. Sul tecnico non brilla, anche se in salita ha un passo come pochi altri. Incognita.
Ci è voluta tutta a tirare fuori questi venti nomi... ma la lista di chi può entrare nei dieci è davvero infinita. Buttiamo lì qualche nome? Allora incominciamo dai Brits: Andy Symonds in pole position ma anche Kim Collison e Damian Hall. Altri yankees, come non citare Jeff Browning che difficilmente esce dai primi cinque posti quando le cose si fanno serie? Ma anche Ryan Ghelfi o l'enigma Andrew Miller, che comunque vada a 20 anni si è vinto una Western States. Spagnoli rampanti: Jordi Gamito, Jordi Bes, Francesc Solé ma soprattutto Yeray Duran. Tra i padroni di casa, vecchie glorie Julien Chorier (occhio che questo la zampata ce l'ha ancora) e Seb Chaigneau. E ancora Seb Camus, Stephane Brogniart, Anthony Gay e Mikael Pasero. Gruppo misto europa Diego Pazos, Vaidas Zlabys (secondo a Transgrancanaria), Luis Fernandes e Carlos Sa.
E i giapponesi? Li abbiamo: Yoshikazu Hara e Takashi Doi. Down Under? Anche quelli, a partire da Scotty Hawker e Majell Backhausen (occhio che questi due sono nomi caldi).
Insomma, paura e delirio a Chamonix.
E siamo solo a metà, perché ci sono anche le donne. Qui la situazione sembra decisamente più delineata. Un classicissimo tutti contro la Chaverot.
Al momento, puntare contro Caroline Chaverot è suicida. Dite una gara, lei l'ha vinta negli ultimi due anni. A mani basse per giunta. UTMB, Hardrock, Mondiali, LUT, Annecy: semplicemente brutale nel suo essere devastante. Probabile top ten assoluta, con possibilità di inserirsi nei top 5 se qualcuno dei maschietti crolla.
Dietro c'è un'altra a cui piace gareggiare spesso, Andrea Huser. L'anno scorso era anche riuscita a rimontare sulla Chaverot nell'unica gara in cui questa si era dimostrata vagamente umana. Quindi, se succedesse, è logico pensare alla svizzera come candidata numero uno a prenderle il posto. Alla Western States ha preso una bella botta, ma ha comunque finito nei dieci in brutte condizioni. Un vero trattore.
Chi può dare del filo da torcere alla Chaverot, se è davvero in forma, è Nuria Picas. Dopo tre/quattro anni in cui aveva dominato la scena sulle lunghe distanze, ha avuto un deciso calo in seguito a burnout. Però le 100 miglia le conosce bene e sa quando schiacciare sull'accelleratore e quando tenere, potrebbe essere lei la guastafeste.
Ci provano anche le americane: il trio di ex vincitrici WS che si sono battagliate in Sierra Nevada, si ripresenta anche all'UTMB. Magda Boulet è quella che è uscita meglio dalla leggendaria gara californiana: un bel secondo posto portato a casa, e conosce già il percorso dopo il quinto posto dello scorso anno ed il secondo alla CCC nel 2015. Ha piazzato ancora una settimana da 120 miglia vincendo la Transrockies e si presenta pronta a portare le stelle e strisce sul podio. Stephanie Howe è uscita più malconcia dalla Western States, dove un dodicesimo posto portato a casa con i denti non dice veramente il suo valore. Conosce la gara ed è in Europa già da un mese a prepararsi: in tanti la danno in forma e pronta a vendicarsi, io la vedo difficilmente tra le cinque. Ma può smentirmi. Ed infine Kaci Lickteig, che alla WS è uscita con le ossa rotte: a seguito di problemi familiari, non si è allenata a dovere, ma vuole comunque esserci. Per Ninja Pixie poche possibilità di battersi alla pari in una gara nuova, di montagna in ambiente sconosciuto. Farà esperienza e tornerà incattivita come fatto alla WS.
Fernanda Maciel è conosciuta al Bianco, dove ha ottenuto i suoi migliori risultati (anche se i due terzi posti alla MdS testimoniano che è runner completa). Non avrà il passo delle primissime, ma è sempre lì nelle posizioni che contano. Come Juliette Blanchet, che sempre nell'ombra, negli ultimi anni ha portato a cas bei piazzamenti ad UTMB, Diagonale, TDS, Maxi Race e varie. A completare le possibili contender, mettiamoci due spagnole, che stanno sempre bene su tutto: Gemma Arenas l'anno scorso aveva impressionato per continuità e risultati, con solo l'UTMB come esperienza negativa a seguito di problemi allo stomaco. E' in cerca di vendetta e a Penyaglosa ha fatto vedere cose egregie. Ma forse ancora più pericolosa è Teresa Nimes, podio a TDS e CCC negli anni passati. Ma non dimentichiamo Cristina Bes, che comunque vada qui in Savoia ha già piazzato anche lei risultati pesanti (e l'anno scorso prima di ritirarsi era a coda delle migliori)
Anche qui, abbiamo comunque una bella lista di possibili top-ten: Sophie Grant e Beth Pascall per il Regno Unito (specie la seconda, è pericolosa), Manu Vilaseca, che all'UTMB tira sempre fuori le cose migliori, Emilie Lecomte, una garanzia sulle gare dure e lunghe come Maria Semerjian.
Altre yankees: Amanda Basham dalla Beast Coast, la veterana Amy Sproston (occhio, qui siamo a livelli di eccellenza ed è sul percorso da settimane) o Aliza Lapierre. O le canadesi Alissa StLaurent (che però quest'anno ha faticato tanto) e Melanie Bos.
No, non mi sono dimenticato degli italiani e le italiane, gli dedichiamo come al solito un capitolo a parte!
Dopo il forfait di Dani Jung, che è passato alla TDS, le speranze italiane sono tutte per Giulio Ornati. Dopo il nono posto dell'anno passato, ci si aspetta un'altra grande prestazione dal nostro runner, che sembra in ottima forma. Dietro di lui Fabio Di Giacomo ha avuto una grandissima stagione, e potrebbe davvero cercare la consacrazione all'UTMB. Non dimentichiamoci Ivano Molin, capace nelle due scorse edizioni di restare sempre a ridosso dei primi: la gara è la sua, chissà se lo vedremo fare ancora un passo in avanti.
Tra le donne sara Yulia Baykova a difendere i nostri colori, con buone possibilità di entrare nelle dieci: dopo la splendida CCC, il giro completo l'attende. E occhio anche a Martina Chialvo, anche lei potrebbe regalarci emozioni.