Il Trail in bicicletta

Il Tuscany Trail, giunto alla settima edizione, si conferma l’evento di bikepacking più grande al mondo, con 1173 partecipanti provenienti dai cinque continenti. La formula è semplicissima: ai concorrenti viene data una traccia gps da seguire, una scia di puntini lunga 500 km che attraversa gli angoli più belli della Toscana, dalle Apuane fino alla Maremma. Altre regole? Nessuna, se non quella di trarre il massimo da questa avventura in bicicletta. Tocca a te decidere quanto e quando pedalare, dove fermarti, cosa portare con te. Puoi fare tutta una tirata no stop oppure concederti il tempo per esplorare con calma le meraviglie di alcuni fra i borghi più belli d’Italia. Puoi dormire in tenda e saccopelo oppure farti ospitare in uno dei mille bed&breakfast o agriturismi che si trovano sulla via. Puoi usare una mountain bike per divertirti a saltare sui singletrack sassosi oppure una gravel per sfrecciare sulle strade bianche della Val d’Orcia. Non è una gara, non c’è una classifica, non c’è nulla da vincere… ma, come ho avuto modo di scoprire, c’è davvero tanto da guadagnare.

San Gimignano

 

…puro Spirito Trail

Per me, dopo vent’anni di trail, partecipare al Tuscany Trail è stato fare un salto indietro nel tempo, ritrovando un entusiasmo troppo a lungo sopito: lo spirito che vi si respira è lo stesso che ho sperimentato nelle prime gare a cui ho preso parte. Il cronometro non importa praticamente a nessuno, e se qualcuno si dannasse per metterci un’ora in meno verrebbe guardato come un pazzo da internare. La partenza pur essendo libera, non impedisce la formazione di gruppetti di ciclisti: di fatto nessuno pedala da solo, anzi è proprio impossibile rimanere soli, perché, se ti fermi, tutti quelli che passano si accostano e ti chiedono se va tutto bene, se hai bisogno di una mano. La performance non conta niente, è molto più importante assaporare il gusto dell’avventura: come si spiegherebbe altrimenti il fatto che persone che potrebbero permettersi un cinque stelle scelgano invece di dormire all’aperto sotto una pioggia fredda di inizio autunno?

PUNTI FORTI

Davvero difficile scegliere quali sono i “coup de coeur” di questa avventura, penso che cambino per ognuno di noi, in base alle proprie inclinazioni e al momento in cui li si vivono. I miei sono stati questi:

1) Pedalare al crepuscolo tra Sorano e Pitigliano

Sorano e Pitigliano sono chiamati “i borghi del tufo” e il percorso le attraversa entrambe, permettendo di scoprire questi luoghi affascinanti con costruzioni di color ocra che sembrano un tutt’uno con la roccia. Ci sono passato verso sera, quando il sole del tramonto li accende con colori incredibili. E pedalare, per la prima volta in vita mia, nel crepuscolo della sera mi ha rapito: in quell’ora del giorno i contorni si sfumano e perdono nitidezza e la stanchezza per un po’ si cancella. Spegnevo la luce per non interrompere la magia del mondo che trascolora, che si avvia verso il buio, lasciando che gli occhi si abituassero all’oscurità. Per mezz’ora, in solitudine, ho pensato che avrei potuto continuare a pedalare all’infinito senza fermarmi mai.

Sorano

 

2) La Val d’Orcia

Gli inglesi si sono innamorati del Chianti, tant’è che c’è chi gioca a chiamarlo “Chiantishire”. Io invece ho preso una sbandata colossale per la Val d’Orcia. Chiudete gli occhi e cercare di immaginarvi un orizzonte tempestato di castelli medievali, colline sinuose, viali di cipressi, borghi antichi, favolosi vigneti e oliveti. Un luogo in cui uomo e natura sono riusciti a convivere dando il meglio di sé stessi, in cui l’architettura diventa parte del paesaggio e lo esalta. Da Siena a Radicofani sono un centinaio di km da fare tutti con il naso all’insù.

Val dOrcia

 

3) Le botteghe di alimentari

Provate ad immaginarvi di entrare in una città-fortezza in cima a una salita lunga chilometri ed essere accolti da una vecchietta davanti alla propria bottega di prodotti alimentari che vi chiede “Che, lo volete un panino?” e poi si mette ad affettare il pane, il pecorino e il salame maremmano. Sfido chiunque a resistere all’invito. Un viaggio in Toscana è un viaggio speciale fatto anche di sapori e di tantissime specialità che cambiano man mano che pedalate e vi spostate da una zona all’altra. E anche un semplice panino mangiato nella piazza del paese mentre i vecchi vi chiedono da dove venite e dove state andando, avrà un sapore che non dimenticherete mai.

gastronomia 1

 

4) Ritorno al mare

Gli ultimi settanta km scorrono via troppo veloci, tanta è la voglia di arrivare. Nell’aria, ben prima di poterlo vedere, si sente già il profumo del mare. Le scuole sono iniziate, è già ottobre, ma quaggiù a Orbetello, ai piedi dell’Argentario si respira ancora aria di vacanza. Il trail attraversa la Riserva Naturale Duna Feniglia, una lingua di terra che collega Ansedonia al Monte Argentario, una decina di km tra pini marittimi, lecci, macchia mediterranea, con un profumo pazzesco nell’aria, come se qualcuno si fosse messo a spruzzare nell’aria un profumo di mare e di resina. Mi sconvolge il pensiero di quanto è buona l’aria qui e di come, nella mia città, sono talmente abituato ai gas di scarico da non sentirne nemmeno più il puzzo.

feniglia 1Riserva Naturale di Feniglia
feniglia 2Riserva Naturale di Feniglia

Arrivo ad Orbetello

 

CONSIGLI

Il primo consiglio, il più importante, è quello di partire senza una scadenza troppo precisa per il ritorno. Sarebbe davvero un delitto dover procedere a tappe forzate quando il paesaggio o le città imporrebbero una sosta. La bellezza richiede tempo per essere assaporata, non la si può trangugiare e poi filare via come forsennati.

Dal punto di vista tecnico il Tuscany Trail non presenta grandi difficoltà, visto che le discese sono quasi tutte pedalabili. In ogni caso il buon senso dovete mettercelo: se, come me, non avete molta esperienza con la bici, è inutile improvvisarsi discesisti tra fango e rocce. Molto meglio scendere e fare con calma. Che senso avrebbe rischiare una caduta in un’avventura che non è una gara?

Il fisico di un ultra trailer, abituato a competizioni che durano anche 20 o 30 ore, non dovrebbe avere alcuna difficoltà a pedalare per otto/dieci ore al giorno, ma è indubbio che per un paio di mesi prima del Tuscany sarà opportuno abituarsi a stare in sella il più spesso possibile, introducendo del dislivello (8.000 metri di dislivello in 500 km non sono moltissimi ma neppure pochi).

L’ultimo consiglio è quello di non programmare troppo: io non ho prenotato in anticipo nessuna stanza, nessun b&b, lasciandomi la piena libertà di pedalare ogni giorno finché ne avessi voglia. Siamo in Toscana, che vive di turismo e che ha un’offerta di alloggi per tutti i gusti e per tutte le tasche. Per chi vuole essere ancora più libero consiglio vivamente di pensare alla tenda e al saccopelo: in quel caso la libertà diventa davvero totale, perché ci si può fermare in qualunque punto isolato del percorso.

 

MATERIALI

Sono tre gli elementi fondamentali per non avere grattacapi e godersi il Tuscany Trail fino in fondo: bicicletta, set di borse da bikepacking e navigatore.

Bicicletta: l’ottanta per cento dei concorrenti era in sella a una gravel (bici polivalenti destinate a tracciati non asfaltati ma non troppo accidentati). Alla mia prima esperienza io ho preferito optare per una mountain bike, la Giant Anthem Advanced Pro con ruote da 29’: una bici “full” fantastica, agilissima in discesa, super efficiente in salita, stabile in tutte le condizioni, leggera. Nei tanti tratti tecnici tra Firenze e il Chianti è stato esaltante buttarsi a capofitto sui sentieri, saltando rocce e derapando sul fango, mentre chi era sulle gravel doveva scendere e spingere a piedi. Il sistema di sospensione posteriore Maestro con escursione da 90mm rende tutto più facile, discese e curve, con un confort di guida che chi era su una bici rigida poteva solo sognarsi. Ancora: una bici strutturalmente nata per il fuoristrada ti toglie ogni pensiero per possibili guasti, mentre chi sceglie una bici più leggera deve continuamente stare attento ad ogni sasso, ogni asperità del terreno. Insomma una scelta che rifarei ad occhi chiusi, che ha reso tutto più facile per uno come me che di tecnica di guida ne aveva davvero poca.

Giant ANTHEM AP

Borse: elemento altrettanto fondamentale, devono essere in grado di coniugare capienza e stabilità, accessibilità e impermeabilità. Il sistema di borse dell’italiana Miss Grape (www.missgrape.net) si collocano ai più alti livelli sul mercato: fatte a mano e progettate per durare “per sempre” sono resistentissime a strappi e rotture, e allo stesso tempo sono completamente impermeabili e leggere. E una volta montate non si muovono di un millimetro nonostante salti e discese.

Tre le borse utilizzate: una borsa da manubrio anteriore (la Tendril), quella da telaio (la Internode) e infine quella da sottosella (la Cluster). Tutte e tre possono essere scelte con diverse capienze e dimensioni. Ad esempio la borsa sottosella Cluster è disponibile nella versione da 7, 13 e 20 litri. La scelta va fatta in base al modo in cui intendete vivere il vostro Tuscany: chi sceglie di dormire in tenda e saccopelo avrà bisogno di capienze maggiori rispetto a chi preferisce invece terminare la giornata in un albergo o bed&breakfast.

cluster13
internode-40
Tendril

 

Il gps è il terzo elemento su cui occorre poter fare pieno affidamento: deve poter contenere una traccia molto lunga e non perdere mai la connessione con i satelliti. Mi sono affidato al Garmin Edge 530, per la durata estesa della sua batteria (oltre 20 ore) e una visibilità ottima anche in pieno sole. Ero piuttosto preoccupato all’idea di perdere frequentemente la traccia, invece con l’Edge è stata forse la parte più facile di tutta l’avventura, grazie al suo sistema che avverte con largo anticipo prima di ogni deviazione. Il display da 2.6’’ a colori è grande e facilmente leggibile anche con una sola occhiata mentre si sta scendendo su un sentiero tecnico. Il suo guscio in plastica infine evita ogni problema anche quando si pedala sotto la pioggia.

Garmin Edge