SWISS PEAKS TRAIL, IL VALLESE TUTTO D’UN FIATO

Bisogna tornare indietro all’anno 2017 per vedere la nascita in Svizzera e più precisamente nel Vallese dello SwissPeaks. Per la prima edizione gli organizzatori puntarono subito con successo a un percorso ultra di ben 170, ma l’anno dopo alzarono l’asticella e allargarono le proprie aspettative con un tracciato di circa 360 km, nasceva così lo SwissPeaks 360, una gara che si poteva paragonare al vicino Tor des Geants® che si corre pochi km più in là al di là delle Alpi.

 

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Con il passare degli anni lo Swisspeaks ha visto crescere sempre più la partecipazione, attirando l’interesse di atleti di diverse tipologie  e diverse nazioni (40), vista l’ampia scelta di gare che l’organizzazione propone.

Queste nel dettaglio le 5 gare che fanno sì che per una settimana il Vallese si trasformi in un vero parco giochi per i trailer:

28.08.2022 SWISSPEAKS 360 (Oberwald) 364 km 26610 m+

01.09.2022 SWISSPEAKS 170 (Val d’Heremence) 171 km 11500 m+

02.09.2022 SWISSPEAKS 100 (Emosson) 100 km 6180 m+

04.09.2022 SWISSPEAKS MARATHON (Chablais) 44 km 2430 m+

04.09.2022 SWISSPEAKS SEMIMARATHON (Vionnaz) 21 km 1510 m+

La gara regina parte da Oberwald nell’Obergoms, non lontano da Grimselpass e Furkalpass,  si tratta di una lunga e spettacolare cavalcata che partendo dai ghiacciai del Rodano porta sulle rive del Lago di Ginevra a Le Bouveret. Un percorso veramente esigente, tecnico, le montagne non sono aggirate, ma affrontate con innumerevoli passaggi sui colli.

 

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Addentrandoci sul tracciato ecco cosa dice Julien Voeffray, deus ex machina dello Swiss:

I punti più spettacolari, sono i ghiacciai che si vedono spesso mentre si procede. A volte si passa molto vicini e si pensa quasi di poterli toccare. Le grandi dighe ai piedi dei 4000 metri del Vallese sono un elemento che colpisce, la loro forza tranquilla ispira rispetto e perseveranza. E così deve essere lo spirito del trailer. Citerei poi il Grand Désert, ai piedi del Mont Fort nella regione di Verbier. Questa zona può essere molto inospitale, tanta roccia, difficile tenere il ritmo e se ci capiti di notte con il brutto tempo, puoi davvero chiederti cosa ci fai lì. E per finire, naturalmente, la Fenêtre d’Arpette, in prossimità del ghiacciaio del Trient.

Tutti i trailer dello SwissPeaks che sono passati di lì la ricordano e hanno sofferto. È certamente la salita più difficile del percorso. Ma è sempre interessante sapere quali sono le motivazioni che portano ad organizzare una gara come questa e allora ascoltiamo ancora Julien:  Ogni volta che corriamo nelle nostre bellissime montagne, immaginiamo di poter far vivere a quanti più corridori possibile quello che facciamo noi in quei momenti speciali, così vicini alla natura. La forza del trail running è la sua semplicità e il suo stretto legame  con l'ambiente. Vogliamo dargli vita, scoprire il Vallese, creare un legame umano tra la nostra regione, i volontari e i corridori. Ho avuto la fortuna di partecipare a gare molto belle e volevo offrire ai corridori quello che è stato offerto a me. 

Ho avuto la fortuna durante il Tor des Géants® o durante la PTL di vivere momenti di una rara intensità, anche se a volte erano molto duri, per me questi sono momenti che cambiano una persona e che bisogna avere la fortuna di offrirsi una volta. Nel 2015, ho fatto la traversata in solitaria del Vallese e subito dopo mi son detto che si sarebbe dovuto organizzare una gara. Per me è importante che una gara abbia un significato. Gli esseri umani hanno sempre percorso grandi distanze a piedi ed è per questo che oggi abbiamo la capacità di correre percorsi molto lunghi. È per tutte queste ragioni che organizziamo il 360. E anche se abbiamo sottovalutato le difficoltà che sarebbero sorte, abbiamo sempre trovato delle soluzioni. Questo è ciò che dobbiamo alla nostra regione, ai nostri volontari e ai nostri corridori. Se un giorno dovessimo fermarci, perché avremo anche bisogno di nuove sfide, saremo lì per far sì che la corsa venga continuata da qualcun altro, perché la 360 deve vivere a lungo.

 

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Sotto l’aspetto competitivo l’Italia l’ha fatta da padrona, con le vittorie di Andrea Mattiato (2019) e dell’altoatesino Peter Kienzl (2021) nella 360, la vittoria di Giuditta Turini due anni fa nella 170 e nello stesso anno è stato il suo compagno Franco Collé ad occupare il gradino più alto del podio con lo svizzero Jonas Russi.

Chi meglio del Valdostano plurivincitore del Tor® potrebbe descrivere dall’alto della sua esperienza questa gara spettacolare? Dalle sue parole trapela un vero entusiasmo per lo SwissPeaks : E’ una gara molto bella, a me è piaciuto tantissimo il percorso. La prima parte è selvaggia ed hai sempre i ghiacciai davanti, queste spettacolari lingue di ghiaccio che scendono, dal punto di vista panoramico sono incredibili. Il bello è che man mano che avanzi e si fa sentire la stanchezza i paesaggi cambiano, anche le montagne diventano un pochino più dolci e quindi ti aiutano un po’ ad arrivare al lago. Ho apprezzato molto questo cambio di paesaggio, prima severo, poi di media montagna e infine questi panettoni verdi con il lago sotto.

 

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Viene da fare una paragone con il vicino di casa Tor®, sentiamo cosa dice Franco:

E’ una gara completamente diversa, anche se vicinissime geograficamente. Lo Swiss Peaks è più un viaggio dentro te stesso, perché è più selvaggio con meno ristori, anche meno tifo e quindi senti meno il calore della gente soprattutto nella prima parte, poi man mano che avanzi la situazione cambia. Sei molto più tu con la tua solitudine e a me è piaciuto proprio questo, lo spirito di avventura. Bisogna anche dire che alcuni passaggi sono più tecnici di quelli del Tor®, i sentieri non sono come quelli delle Alte Vie della Val d’Aosta, sono simili a quella parte di Tor® che porta a Gressoney.Di sicuro la rifarò anche perché mi mancano quei primi 40 km che non ho fatto, essendo un’edizione con un’edizione leggermente ridotta a causa del Covid.

E per finire non poteva mancare un parere da chi ha fatto lo speaker in tutte le edizioni dello SwissPeaks, Silvano Gadin, la voce del trail e dello sci di fondo nazionale:

Quello che mi rimane dentro è la sua autenticità. E’ una gara molto selettiva, durissima dal punto di vista del percorso e la dimensione che viene fuori è quella del viaggio e della scoperta, anche per me che vivo in Valle d’Aosta e la Svizzera è dietro alle mie montagne. Scoprire tutte le valli del Vallese molto diverse tra di loro, quelle dell’alto Vallese dove si parla tedesco e sei un po’ spaesato, sono montagne molto severe, ma è bello il raffronto che si ha con la gente, si fa fatica  a capirsi con la lingua ma ci si capisce con gli sguardi. Poi si entra nel Vallese vero e proprio e ci si sente un po’ a casa. E’ una gara che secondo me ha un potenziale pazzesco sia per la bellezza del percorso, sia per la bravura di chi l’organizza, è quella Svizzera che ti aspetti, perfetta in tutto. Manca ancora la presenza del pubblico, ma sta crescendo di edizione in edizione. La cosa speciale è l’arrivo a Le Bouveret sul Lago Lemano, vedi gli atleti stupiti di questa conclusione, in genere sono abituati ad arrivare e avere una montagna davanti dopo averne affrontate tante. L’arrivo sul lago con il sole che tramonta alla sera ti rimane dentro. In questi anni ho notato che il volontariato è cresciuto tanto come presenza e qualità. Julien Voeffray è una persona molto in gamba, molto decisa, attorniata da un grande staff. A livello di comunicazione la gara è cresciuta tantissimo, ogni giorno facciamo 4 ore di diretta streaming, sotto l’aspetto personale mi piace portare la mia esperienza televisiva che unisco a quella di speakeraggio.

 

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La consiglio per la dimensione del viaggio, la scoperta di una gara autentica, dove hai momenti di silenzio infinito, però un silenzio che parla, fa rumore sotto molti aspetti.
Altro aspetto importante, è l’ascolto, lo staff è sempre molto attento ad ascoltare e dialogare dopo l’arrivo con gli atleti, questo ha permesso alla gara di crescere anno dopo anno. Julien è un ex atleta di buon livello ed è molto attento alla logistica (Ristori, sicurezza). Per quanto riguarda i ristori mi piace molto, essendo le valli molto diverse tra di loro, che vengano proposti in molti posti dei piatti tipici. Per esempio in alpeggi fuori dal mondo vengono proposte le patate con la fonduta calda, non è il top per un atleta ma è molto bello questo aspetto. Altro piatto, la Cholera, che veniva cucinato dalle famiglie ai tempi del colera, si andava nell’orto si raccoglieva quello che c’era, si univa magari formaggio e uova e si preparava questa torta salata. 
E’ una gara che ho dentro al cuore per l’accoglienza, la simpatia, la disponibilità”.

Ricordiamo che le iscrizioni chiuderanno a mezzanotte del 20 marzo, chi vuole vivere questa splendida avventura trova tutte le info anche in italiano su swisspeaks.ch