Rubrica Acido Lattico
Torno dalla corsa serale, doveva durare un’ora, ma è durata almeno un’ora e mezzo. Lo sapevo che sarebbe durata più di un’ora. Lei è lì che mi aspetta seduta sul divano, gambe accavallate: sguardo perplesso.
Lo sapevo che sarebbe durata più di un’ora, perché è sempre così che dura. Ci vogliono un’ora e trentasette minuti se riesci a mantenere un ritmo decoroso nella sezione tra le radici in pianura. Se fai la discesa a tutta ci vogliono un’ora e trentatré, ma, perlomeno per le mie gambe nell’ultimo anno, è impossibile scendere sotto l’ora e trentatré.
Gambe accavallate, giacca già indosso. “Perché ci hai messo tanto?”
Per correre un’ora e trentasette devi comunque passare in discesa a pelo dagli abeti che sporgono dal single track. A volte sembra quasi che vogliano spingerti giù di sotto. Se gli passi a filo senti le maniche della maglietta sfiorare il tronco. Devi eseguire quel movimento al millimetro. O così, o torni a casa con la spalla graffiata a sangue e la maglietta strappata. Sempre se non finisci di sotto.
“Non dovevi stare via un’ora?”
Diventare persone responsabili, rispettare gli appuntamenti. Quando la vita di una persona viene ridotta a poche ore ogni giorno, fare il calcolo di ciò che resta per correre o fare cose che ti fanno sul serio stare bene è un calcolo spaventoso che il più delle volte cerchi di evitare. Quando non ci riesci ti trovi a rimpiangere i tempi dell’università in cui avresti potuto stare via a correre 20 ore al giorno; troppi pomeriggi persi a casa mentre avresti potuto essere nei boschi. Per non parlare delle giornate sprecate in pause caffè e studio senza convinzione che avresti potuto massimizzare in modo più intelligente.
Saresti dovuto tornare più di mezz’ora fa, anche se alzi le spalle in modo disinibito. In realtà ti senti un po’ in colpa.
“Faccio la doccia in un secondo e ci sono, tanto non mi asciugo”
I sensi di colpa esistono sempre nei luoghi chiusi, quando sei nei boschi le ore passano senza suscitare grosse domande, nessun ripensamento. Quando sei nei tuoi boschetti magici pensi a mangiare, a trovare dell’acqua: a spingere forte.
“Sono salito su in cima. C’era una vista fantastica, i colori erano bellissimi”
“Che fantasia. Ci sei salito tre volte negli ultimi tre giorni. Sai che vista, è sempre la stessa cosa.”
I marinai non si stancano mai del mare, anche se è sempre lo stesso. I corridori non si stancano mai di correre, gli basta correre. Vedere un posto dall’alto, anche se sempre lo stesso, non è mai uguale se ci sei arrivato con le tue gambe. Mi capita di riferirmi a quelli che fanno la 24 ore su pista come dei malati, ma solo perché credo che avrebbero qualche alternativa. Se la scelta fosse tra una 24 su pista e non correre, non avrei alcun dubbio.
“La prossima volta ci metterò di meno” senti uscire dalla tua bocca.