biglux ha scritto: ↑09/07/2023, 9:30
Bravissimi Giorgio e Martin che hanno chiuso le rispettive gare. Si attendono report appena vi sarete riposati!
Grazie Lucio!
Scusate il ritardo ma domenica la ho passata in viaggio da Courmayeur a Roma (dormendo qui e lá nelle piazzole di sosta in autostrada) e da ieri al solito incasinato al lavoro.
Allora, questo è il mio terzo GTC dopo il GTC 90 del 2016 e il GTC 105 del 2017 e posso confermare senza ombra di dubbio che negli anni il percorso è diventato ancora più duro, e resta a mio avviso uno dei percorsi più belli (se non il più bello) che io abbia mai fatto in gara!
La mia corsa è andata bene, arrivando in 33 ore e qualche secondo…con un tempo massimo di 33 ore (si lo so, sono abilissimo nell’arrivare ultimo o comunque tra gli ultimi, soprattutto nelle gare in VdA

) e se sono arrivato e non ho mollato, lo devo ai miei amici di roma che mi hanno “costretto” a non mollare, insultandomi via whatsapp, quando ero stanco e finito già nel discesone verso Maison Vieille…ma poi si sa nelle ultra muori e poi risorgi…tante volte!
Ritornando al percorso, tanto bello quanto duro.
Prima notte “bagnata” con pioggerella costante e punti con catene piuttosto esposti andando verso il Deffeyes che avrebbero decisamente meritato il presidio di qualche guida alpina (io per fortuna non ho problemi sul tecnico, ma molti davanti a me si sono letteralmente piantati vedendo il vuoto e le catene davanti a loro).
Dall’alba in poi, pura poesia di percorso: il vallone di Yulaz, il Col del Arp, il Monte Nix e poi il lunghissimo traverso tutto in quota fino al Col de la Seigne tra i 2500-2800. Questo secondo me è il pezzo in assoluto più bello, tra nevai, cime maestose, laghetti di montagna, single track e chi più ne ha più ne metta!
Dall’Elisabetta in poi per me il buio, prima crisi superata tra un whatsapp e l’altro finché non arrivo alla famigerata base della Skyway pronto ad attaccare la salita che porta al Pavillon, prima e unica base vita.
La salita non è una salita “normale”, è una tortura vera e prioria, 3km scarsi per 900mt D+, un vertical dopo oltre 70km e 5000mt D+… arrivati in cima la prima cosa che mi ha colpito al tavolo dei commissari di gara sono stati i braccialetti dei concorrenti ritirati dopo la tortura…. Mi hanno detto che solo al pavillon hanno mollato in 40-50…
Veloce cambio e si scende verso altra discesina da “leccarsi i baffi” e dopo un po’ si è giá alla seconda notte. Di per se’ sarebbe tutto magnifico- la Val Ferret, le stelle, il Vallone del Malatrà…se non fosse che faccio 3 ore vomitando e fermandomi ogni 5 minuti per una intossicazione da gel (maledetti gel, mai più!) e arrivo al penultimo ristoro di Entre deux Sauts completamente senza forze e disidratato… medito il da farsi e capisco che tanto debbo tirare avanti a denti stretti e così faccio finché le forze lentamente mi tornano, l’orgoglio di stare nei tempi prende il sopravvento e finirò tagliando il traguardo correndo a più non posso con Parasacco che mi dice: “bravo…33 ore e 00, esattamente il tempo limite”
Organizzazione di livello, manifestazione ormai internazionale tanto che sembra di stare in un “mini-Tor” con oltre 600 partenti rispetto ai 150-200 scarsi del 2016… ma sicuramente diverse cose da migliorare tipo il balisaggio in alcuni punti piuttosto scarso, la totale assenza di presidio nei punti esposti e soprattutto i ristori - 33 ore con solo tè, pepsi cola, biscotti e fontina con qualche raro brodino (ma senza pasta…!) personalmente è troppo poco, soprattutto in una gara non proprio economica.
Detto questo, gara che consiglio vivamente per paesaggi e atmosfera in generale!
Buone avventure a tutti.
Giorgio