Dr. Daniel Di Segni - Dottore in fisioterapia
Terapia Manuale - Rieducazione posturale - Trattamento post-chirurgico
Com'era quel detto? “Mens sana in corpore sano”.
Beh, questo insegnamento che proviene dagli antichi latini si applica con straordinaria efficacia a tutti quelli che amano correre e macinare chilometri.
Sorvolerei sugli effetti benefici della corsa verso il sistema cardiocircolatorio, sul sistema nervoso grazie al rilascio delle endorfine, sul sistema muscolare con il potenziamento e infine sulla stabilizzazione propriocettiva; mi piace però andare ad analizzare insieme a voi qual è, se c'è, un prezzo da pagare per avere tutti questi benefici.
Nel mio studio generalmente giungono pazienti con patologie muscolo-scheletriche e sindromi dolorose: quando entrano e affermano di essere dei runner, spesso mi rendo conto di avere dei soggetti “difficili”. Sì perché gli sportivi in generale sono pazienti che amano andare oltre il proprio limite e, pur di non interrompere gli allenamenti, annullano o trascurano eventuali problemi che il corpo segnala.
Alcuni dei disturbi che coinvolgono di più gli sportivi che praticano la corsa, sono sicuramente le problematiche che coinvolgono l'anca.
Iniziamo con il dire che è un'articolazione formata dalla parte prossimale del femore, dotata di una testa a forma sferica che si articola all'interno dell'acetabolo (una cavità del bacino) permettendo non solo di trasferire il carico sull'arto inferiore, ma anche di fornire un punto fisso nel momento in cui si piega la schiena, che sull’anca fa perno.
Nel runner questa articolazione viene logicamente molto sollecitata in quanto, dopo il momento di sospensione (dove entrambi i piedi sono staccati dal terreno), riceve l'urto del corpo e trasferisce queste forze su tutto l'arto inferiore.
Ma vediamo come funziona il controllo motorio dell'anca: quest'articolazione è gestita a livello neurologico in maniera eccezionale in quanto riceve continui feedback sensoriali e di posizione, non solo a livello dei segmenti sottostanti ad essa (ginocchio, caviglia e soprattutto piede), ma anche della posizione del bacino e della colonna soprastante; un'azione di ulteriore controllo della zona viene fornita anche dai tessuti molli come legamenti e capsula che, attraverso i loro recettori, inviano continuamente al cervello segnali di posizionamento nello spazio dell'articolazione.
Inoltre la stabilità dell'anca è data anche dalla muscolatura. Spesso si parla di alcuni muscoli e di disturbi ad essi collegati: problemi al tensore della fascia lata, alla bendelletta ileo-tibiale, al retto femorale etc. Queste situazioni sono spesso vissute dai runner.
Secondo me, rivestono invece un ruolo fondamentale tutti i muscoli glutei e rotatori dell'anca: non solo nella gestione della deambulazione e del gesto sportivo, ma anche per fornire sempre un corretto assorbimento degli urti e garantire una mobilità adeguata. C’è infatti una continua azione di controllo e di bilanciamento tra i muscoli che stabilizzano posteriormente, quelli laterali e quelli che influiscono sulla rotazione verso l’interno-esterno; un concetto di base che va capito nel momento in cui ci si relazione a questo distretto è che questa zona non può esser slegata né dalla colonna lombare (e relativo sacro) né dal posizionamento del ginocchio.
Infatti essendo la parte più mobile dell'arto inferiore, biomeccanicamente tende ad accomodare eventuali disfunzioni degli altri distretti, indovinate quindi alla lunga chi ne fa le spese di questa situazione?
Esatto! Sono proprio i muscoli dell'anca che soffrono maggiormente.
Sì perché questi muscoli iniziano a lavorare non più in maniera fisiologica, generando quindi disfunzioni muscolari. Un esempio di queste disfunzioni può esser esemplificato dai trigger point che si sviluppano nella zona del medio-piccolo gluteo: questi muscoli svolgono un'azione importante sia nella stabilità durante la fase di carico, sia di entrata in funzione durante il movimento di rotazione interna dell'anca. Quando questi muscoli per esempio entrano in blocco, generano non solo una sensazione di dolore e di rigidità nel ventre muscolare, ma hanno la capacità di emanare il dolore verso la zona della sacroiliaca e mimando un dolore da irritazione del nervo sciatico che scende lungo la gamba.
Come mai accade questo?
Accade perché è frequente trovare nei pazienti un grande accorciamento muscolare agli arti inferiori (proprio la corsa genera un incremento della massa del quadricipite e dei muscoli posteriori) e inoltre spesso si riscontra un’alterazione nell'azione di trasferimento del carico in senso elicoidale, sia a livello lombare sia a livello dell'articolazione sacroiliaca.
Ricordiamo sempre come l'inclinazione del collo del femore sia direzionato perfettamente verso la seconda vertebra sacrale: volete quindi che le zone e i distretti non vengano influenzati vicendevolmente?
Come fare per evitare che compaiano questi disturbi?
Il mio consiglio è sicuramente quello di affidarvi a personale esperto che possa valutare un eventuale anomalia durante la corsa che possa portare poi ad un problema di questo genere. Inoltre è bene valutare PRIMA che possano comparire problemi l'eventuale assetto delle articolazioni sia a monte che a valle dell'anca facendosi esaminare da un fisioterapista esperto: solamente attraverso il riposizionamento articolare in carico corporeo sarà possibile poi evitare problemi e migliorare le proprie performance.
E se il dolore è già comparso a livello del gluteo o dell'anca, cosa si può fare?
Innanzitutto può essere una cosa saggia cercare di ridurre i carichi di lavoro, permettendo quindi che, un'eventuale infiammazione che si è generata, possa scemare.
Le terapie che possono esser proposte sono varie e sono comunque tutte svolte per recuperare la capacità di movimento corretto che sono state perse: nella stragrande maggioranza dei casi un'incapacità motoria di qualche segmento corporeo genera come risposta un'infiammazione. Logicamente quindi è fondamentale affidarsi a mani esperte che abbiano la capacità di capire e diagnosticare quale è il problema e affrontando la problematica in maniera seria. Infatti uno dei limiti più grandi che si ha nei pazienti sportivi è proprio la difficoltà ad ascoltare i consigli e gli esercizi proposti, affrettando quindi il ritorno all'attività sportiva. Il corpo ha i suoi ritmi e per questo è bene dargli tutto il tempo necessario.
E come sempre: buona corsa a tutti!