Stefano Punzo, Osteopata, Massofisioterapista – www.stefanopunzo.it
Una moda dilagante, pochi anni fa, è oggi una tendenza fortemente ridimensionata, tuttavia ha lasciato una traccia.
Forse una maggior consapevolezza della funzione dei propri piedi per chi l’ha vissuta e provata; sicuramente una maggior scelta per l’utente fra i modelli di scarpe per quanto riguarda il livello di protezione o il “differenziale”, cioè il rialzo del tacco rispetto alla punta.
Abbiamo chiesto al nostro esperto Stefano Punzo una breve riflessione sull’argomento che, lo sappiamo per esperienza diretta, ha portato molti runner a incorrere in infortuni (piccoli o grandi) spinti dall’entusiasmo e dal piacere di correre con i piedi leggeri e/o direttamente a contatto con il terreno.
Il barefoot running sarebbe, in pratica, la corsa a piedi nudi. Più che di una tecnica, si parla di uno stile di vita, volto anche a ricreare il contatto tra uomo e natura.
L’esempio classico è quello gruppi indigeni messicani dei Tarahumara, in grado di compiere tragitti anche di centinaia di chilometri camminando o correndo quasi scalzi e portati a notorietà dal libro Born to Run di Chris Mc Dougall.
Per permettere di correre nel modo più naturale possibile, molte aziende hanno sviluppato negli scorsi anni dei modelli di scarpe, chiamate in gergo “minimaliste”, che permettono al piede di esprimere al massimo il suo naturale potenziale ammortizzante durante il gesto atletico.
È doveroso ricordare che la calzatura da running è lo strumento che ci permette di correre nel modo più corretto in base alle nostre caratteristiche come peso corporeo, livello di allenamento e stile di corsa. Per questo la scarpa va scelta con l'aiuto di una persona esperta, tanto più se la scelta riguarda una scarpa di tipo barefoot.
L'utilizzo di quest'ultima va comunque pianificato attraverso un percorso di allenamento specifico, perché il loro utilizzo impegna maggiormente tendini, muscoli e articolazioni di piedi e caviglie. Costruire invece un percorso di avvicinamento graduale lavorando sulla biomeccanica di corsa, con esercizi propedeutici e posturali che insegnano ad utilizzare correttamente il piede e tutti i distretti corporei coinvolti nell'esercizio, permetterà sicuramente di sfruttare al massimo i benefici di tale disciplina. Tra questi una migliore propriocezione, un minor impatto del tallone sul terreno, un miglioramento della tecnica di corsa e dell’uso del piede, tutti vantaggi che possono ridurre l’incidenza di infortuni.
Articolo pubblicato nella RUBRICA "Gli Esperti rispondono", su SPIRITO TRAIL, n. 95 Dicembre 2016.