GREG VOLLET FA IL BILANCIO DELLE GOLDEN TRAIL SERIES

Tradotto da Maurizio Scilla


A pochi giorni dalle “Finals” a Locarno, Grégory Vollet, direttore delle Golden Trail Series, fa un primo bilancio della stagione 2024, in questa intervista in esclusiva per l’Italia avuta tramite l’ufficio stampa delle Golden Trail Series

 

Greg, diamo uno sguardo alla stagione delle Golden Trail Series appena conclusa. Che immagine  ti rimarrà impressa nella mente?

Ce ne sono molte, ma diciamo che sono particolarmente affezionato all'apertura della stagione in Giappone, con quella grande “porta” giapponese a forma di arco per lanciare la prima gara. La musica giapponese, i tamburi,  un'immagine molto forte. Il percorso era insolito, molto tecnico ed era la prima volta che andavamo in Asia.

Ci sono stati momenti complicati da affrontare?

Ci sono stati momenti più complicati, o più significativi, per così dire. Penso, ad esempio, alla piccola controversia tra Elhousine e Patrick all’arrivo della Mammoth. Le immagini sono diventate subito di dominio pubblico e abbiamo dovuto disinnescare la situazione. Avevamo le riprese GoPro dello sprint finale, riprese che la gente non aveva potuto vedere dal vivo e che ci hanno permesso di convalidare il risultato finale. Ma è diventato subito virale.

Cosa pensi della prima esperienza asiatica della Golden Trail Series?

È un primo passo, e ovviamente avremo bisogno di qualche anno per affermarci davvero in Asia. Ma possiamo vedere che la percezione delle brevi distanze e del trail running sta cambiando in Asia grazie alle Golden Trail Series. Ho la fortuna di allenare Miao Yao, e mi ha detto che in Cina si parla molto delle GTS e di corsa su brevi distanze perché le persone possono seguire le trasmissioni in diretta. Questo cambia l'approccio alla disciplina e la rende più spettacolare. Al momento, la disciplina numero uno in Cina è l'ultra, ma la situazione sta cambiando.

Perché era così importante che le Golden Trail Series andassero in Asia?

Per affermare la nostra credibilità in Cina e in Asia. Volevamo anche riequilibrare le Series. All'inizio eravamo al 100% europei, poi abbiamo fatto 75/25 con gli Stati Uniti. Ora siamo 50/25/25, con un maggiore equilibrio tra i tre continenti. Spero di vedere la nostra comunità asiatica crescere sempre di più, perché vediamo che in Cina e in Asia ci sono atleti molto interessanti.

Entrambe le classifiche sono dominate da atleti africani. Cosa pensi del livello di questi atleti?

È vero che quest'anno c'è un'onda anomala. È impressionante, soprattutto se si considera che non abbiamo molti runner africani rispetto agli altri continenti. Ma sono tutti davanti a noi! Alla finale saranno ancora di più. Credo che questo sia un'apertura a tutti i continenti. Lo si è visto alla Sierre-Zinal, dove abbiamo anche molti atleti sudamericani. Siamo le “Series”  di tutto il mondo e questo è un bene per noi.

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©Justin Galant

Non temi che i keniani facciano incetta di tutte le gare di breve distanza?

Non è impossibile. Lo abbiamo visto su pista e su strada. Spesso gli africani hanno un livello di preparazione fisica estremamente elevato e, alla fine, devono solo imparare le basi tecniche per ottenere buoni risultati. Ora tocca agli atleti degli altri continenti mettersi al passo e competere. Penso che sia un po' troppo facile dire che vinceranno tutto senza guardare oltre, bisogna solo pensare a come allenarsi per essere al loro stesso livello! Ma credo che alle “Finals”  sarà diverso, perché il percorso è tecnico e loro non saranno necessariamente al meglio. Ma abbiamo anche visto che Patrick è stato capace di vincere in Giappone, che è stata descritta come la gara più tecnica dell'anno, quindi tutto è possibile.

Quest'anno sono state mosse molte critiche ai tracciati GTS, considerati troppo veloci.

Non è vero. Credo che l'opinione generale sia talvolta distorta. Ogni anno abbiamo cercato di avere un mix di tracciati scorrevoli e tecnici, e così è stato anche quest'anno. Il percorso giapponese era ultra-tecnico. In Cina, l'altitudine ha giocato un ruolo importante, e il giorno dopo, con il fango, avremmo avuto una discesa estrema. Zegama è considerata una gara tecnica. La Marathon du Mont Blanc è  una gara intermedia. La Sierre-Zinal è una gara molto corribile. La gara in Polonia sarebbe stata tecnica se non fosse stata annullata. E poi gli Stati Uniti, dove i percorsi sono molto corribili. Ma è soprattutto una questione di cultura negli Stati Uniti, dove è difficile trovare percorsi tecnici.

La finale sarà un mix di un po' di tutto, ma con una maggioranza tecnica. In realtà, non puntiamo assolutamente a dei percorsi corribili, ma piuttosto a percorsi  che durino tra le 2 ore e le 2 ore e mezza, in modo da poter essere trasmessi in televisione.

Pensi che questo cambi la situazione?

Non ne sono sicuro. Se si guarda bene, che si tratti della 42 km o della 27 km, sono gli stessi atleti a vincere! Elhousine è arrivato secondo a Zegama dietro a Kilian, che ha vinto anche la Sierre-Zinal. Elhousine ha poi vinto la Marathon du Mont Blanc e anche le gare americane. Nella categoria femminile, Malen è arrivata seconda a Zegama e terza in Giappone. Abbiamo anche Madalina che è arrivata seconda alla Marathon du Mont Blance negli Stati Uniti. Quando un atleta è performante, lo è su 25 o 42 chilometri. I risultati sono simili. È solo che la suspense è molto più interessante in una corsa “folle”di 2 ore che in una gara in cui ci si guarda per 3 ore prima di attaccare nell'ultima parte.

Si sente parlare molto di Olimpiadi in questo periodo, e sembra che tu non ne sia estraneo. Pensi che il trail running potrebbe presto approdare ai Giochi?

In realtà, sono sempre stato contrario al trail running alle Olimpiadi, a causa del mio passato in mountain bike. Poi, due anni fa, ho capito che in ogni caso il trail ci sarebbe arrivato e che i responsabili non avrebbero chiesto il permesso a nessuno. Abbiamo visto in passato che quando i comitati hanno fatto così, lo sport ha finito per essere completamente snaturato, come nel caso della mountain bike o dello sci alpinismo, per esempio. Mi sono detto che sarebbe successo comunque e che dovevamo trovare il miglior compromesso tra ciò che il Comitato Olimpico era in grado di fare e ciò che la comunità del trail era in grado di accettare. È chiaro che non è facile per un atleta accettare questi cambiamenti, perché in fin dei conti non è quello che vuole necessariamente fare, ma è certo che l'attuale format non è compatibile con le Olimpiadi. Quindi, piuttosto che creare un anello completamente artificiale da ripetere più volte, abbiamo pensato al miglior compromesso possibile per soddisfare le esigenze di tutti. Questi nuovi formati floreali possono fare proprio questo: i vari petali hanno percorsi diversi, quindi c'è improvvisazione tecnica su ogni loop, una diversa gestione della gara e diverse strategie. Ora che abbiamo trovato questo compromesso, dobbiamo trovare i modi giusti per integrare le Olimpiadi in questa versione.

©Mickael_Mussard

 

E pensi che sia fattibile?

È a buon punto. Al momento sto lavorando alle Golden Finals, quindi non sto seguendo da vicino la questione, ma abbiamo trovato alcuni partner potenti e siamo abbastanza fiduciosi. Ma a un certo punto non sarà più nelle nostre mani a causa delle decisioni politiche. Non potremo influenzare le cose fino alla fine, ma il progetto deve essere coerente per tutti.

L'anno prossimo la Marathon du Mont Blanc lascerà le Golden Trail Series: quale gara la sostituirà?

Il calendario non è ancora stato definito, ma lo annunceremo come sempre a dicembre. Tutto è praticamente confermato, ma ovviamente non posso pubblicarlo prima di allora.

Hai qualche scoop per il prossimo anno?

Non posso parlare delle gare, perché ci sono date per la comunicazione. Posso però dirvi che le regole cambieranno un po'. Quest'anno avevamo previsto di basare la classifica generale sui quattro migliori risultati di ogni atleta. Ma con la cancellazione della Polonia abbiamo visto che c'erano parecchi atleti che potevano tornare in gara con soli tre risultati. Abbiamo quindi deciso di mantenere solo i tre migliori risultati di ogni atleta, più quello finale, per la classifica generale del 2025.

Le Golden Trail Series fanno molto per promuovere il trail running in TV. Sarà così anche l'anno prossimo?

Più che mai! L'anno scorso, solo su Eurosport, abbiamo raggiunto 12 milioni di spettatori unici. Speriamo di ottenere ancora di più quest'anno e ancora di più l'anno prossimo. Desideriamo davvero aumentare il profilo del trail running in televisione, in modo da raggiungere un pubblico sempre più vasto.