Mi sono iscritto alla 100 miglia d’Istria. C’è poco da girarci intorno: è una cagata colossale. Ma idee stupide = belle storie da raccontare. Perciò devo allenarmi, abituarmi a correre di notte, imparare a non dormire ogni sei ore di corsa, controllare il mio fabbisogno calorico da 8000kcal al dì.
Pastrengo sembra perfetta. L’ultima volta che ho corso più di cinque ore è stato alla LUT 2016. Meglio cominciare a fare sul serio. Ne parlo un attimo con il presidentissimo e dopo una lunga opera di convincimento ci troviamo entrambi iscritti.
Siamo molto difficili da convincere
“Prima che il Modena giri due volte, avrai rinnegato il piumino già 3 volte”
Lo ammetto, la mattina sono un po’ titubante. Piove, fa freddo, c’è nebbia, ed è mattina. Quanta voglia di essere ancora a letto. Poi però vedi tanti amici che non vedevi da tempo, mangi due fette di strudel che digerirai tra tanto tempo e indossi le tue Vazee Summit, perfette per questo tempo (meteorologico). Impossibile non sentire un po’ di adrenalina.
Questo sarà il mio 25° racconto delirante. Ne ho fatta di strada per arrivare a queste nozze d’argento. Ormai posso considerarmi un esperto del Trail, un vecchietto saggio pronto ad ammonire i giovanotti che partono troppo forte. Oppure sono riuscito a tenermi giovane dentro e correre allegro e spensierato come un bimbo?
Sono vecchio e saggio. Quelli forti come al solito vedono qualcosa che io non riesco a cogliere. O delle belle donne o visto il meteo dei deumidificatori Pinguino Belonghi. Io non posso, se parto forte e salto, con la forza di volontà che mi ritrovo al quarto giro sono a svuotare la spina e portare alla seconda base il mio appuntamento romantico con lo Strudel.
Sono giovane dentro. Il primo giro è un susseguirsi di scatti, rallentamenti e fastidi al serissimo presidente.
Sono vecchio e saggio. Già al primo giro, nella foga generale, mi fermo al ristoro per qualche fetta biscottata (saranno sette al termine come solo i forti fanno) e due sorsi d’acqua. Purtroppo mi va tutta di traverso. Ah ci fosse stato il semolino.
It's rainining men, hallelujah
Sono giovane dentro. Si scende per un veloce single track, qualche saliscendi, una bella salita in un canalino fangoso, discesa dritta per dritta su un campo a cui segue l’odiatissima salita degli Ulivi. Poi la parte più bella e divertente dell’anello, un sentiero appena aperto da menti perverse in cui per non cadere ti devi affidare a corde, rami e santi in paradiso. Non posso non urlare a chiunque quanto mi stia veramente divertendo.
Sono vecchio e saggio. Velocità costante per tutti i primi 5 giri 37-38 minuti. Lento ma inesorabile. Potrei essere il vecchio con il cappello. Fa un sacco di paura il vecchio con il cappello.
Sono giovane dentro. Sono incosciente e nel fango ci sguazzo. Pero vedo il compagno Underdeauar Fabrizio, mi emoziono e alla prima corda tiro giù un gran discesa di culo. Ahi! Ma se non scivoli nel fango non ti se il allenato veramente! E i primi?
Il primo giro devo essermi perso...
Sono vecchio e saggio. Vedo i primi correre in direzione opposta. Stefano mi dice:” guarda che sei un bel po’ indietro!”. Ah questi ragazzini irriverenti. Ai vostri tempi saltavo il fango per lungo.
Sono giovane dentro. L’ho già detto che l’ultima parte del tracciato mi piace da matti?
Sono vecchio e saggio. Non ho più i riflessi di un tempo. Mentre la testa si sposta sempre più in luoghi distratti succede che cado alla fine della discesa nel campo e anche nel successivo tratto di strada bianca. Bella botta al ginocchio e un po’ di sangue ma il fango cicatrizza subito (ma forse la mie conoscenze igieniche non sono granché).
Il fango dà, il fango toglie
Sono giovane dentro. Infatti riesco solo a pensare all’omogeneizzato Plasmon che ho lasciato al ristoro. Mela e Pera. Altro che gli spinaci di quel brutto esempio di Braccio di Ferro.
Sono vecchio e saggio. È arrivata la crisi. Gambe dure e brutti pensieri. Ma ormai mi conosco. So che passeranno. Basta aspettare.
Sono giovane dentro. Dopo 20 minuti la crisi è passata e posso lanciarmi alla rincorsa di chi è davanti.
Sono vecchio e saggio. Torno a essere un po’ il vecchio con il cappello. Saranno le gambe stanche o il tanto fango ma tampono più di qualche volta altri atleti davanti a me. Scusate, devo ancora prendere mano con questo ABS.
Sono giovane dentro. Quella birra mista pioggia a metà giro non si può lasciare lì.
Sono vecchio e saggio. Prendo Stefano sulla salita degli Ulivi e al giro successivo Ivan e Simone a fine anello. So che questi sorpassi non avverranno mai nelle gare “normali” ma mi danno tanta energia. Mi fanno sentire giovane dentro.
In verità ti dico tu mi tradirai per dell'asciutto bitume
Sono giovane dentro. Ho paura a stare troppo da solo ma per fortuna Silvia mi ha promesso che l’ultimo giro lo fa con me quindi questo, che sarà l’ottavo, posso farlo ancora forte.
Sono vecchio e saggio. Non me la prendo se al ristoro se Silvia non c’è. Continuo a corricchiare tranquillo. Semplicemente la inserisco nella lista delle persone di cui lamentarmi al Bingo del martedì pomeriggio.
Sono giovane dentro. Ho bisogno di mangiare tanto perché devo ancora crescere. Prima dell’ultima tornata mi mangio 4 fette di panettone, 3 cracker con la nutella, due fette di mela e un po’ di Coca Cola. A cui segue sacrosanto ruttino.
Sono vecchio e saggio. Nicola e Christian hanno 6 minuti di viaggio. Non li prenderò. E allora me la prendo comoda. Questo ultimo giro è quasi un saluto. Mi intrattengo qualche secondo con i volontari rimasti sul percorso. Eroi. C’è chi ha sbadilato salite, chi ha tifato “rumorsamente” in cima alla salita, chi ha spacciato birre e chi ha legato corde a qualsiasi ramo si trovasse nel tratto più fangoso.. e tanti altri ancora che sarebbero da ringraziare mentre io ho semplicemente corso molto a cazzo.
Sono arrivato. 5.59 per fare 9 giri con più o meno 57 km e 3000m+ (misure spannometriche). Sono arrivato tre. Felice. La prima volta che ho fatto 60 km sono stato portato per mano fino alle docce, mi sono addormentato sulla panca degli spogliatoi e soprattutto non mi ricordo niente dell’ultima ora di gara. Oggi è tutto diverso, mi sento bene, veramente bene proprio come speravo di arrivare. Direi che come primo vero allenamento lungo non c’è da lamentarsi.
L’importante è essere stato tra gli ultimi ad andare via. Perché dopo una doccia “meno fredda della pioggia ma non ne sono sicuro”, tre piatti di pasta rubati a qualcuno, premiazioni, birre, premiazioni vere con il vino Miotto, il sacro Muffin di Mototata, sguardi discriminatori alla Coca Cola di Roby Scandiuzzo e tante tante chiacchere con amici, io e Emme ci siamo trovati con la macchina incastrata nel fango.
I veri duri si vedono al tavolo
“Chi di fango ferisce di fango perisce”
Grazie Verona Trail Runners!
PS: Chi ha partecipato trova ancora pezzi di fango saltare fuori da zone improbabili?