di Leonardo Soresi
La prima edizione della 100 miglia RMB Ultra Trail Cape Town si presentava come una gara piuttosto semplice: 163 km ed “appena” 7500 metri di dislivello, conditi da un tempo massimo davvero generoso (45 ore). Inoltre questa fine novembre coincide con la tarda primavera/inizio estate qui a Cape Town, con temperature gradevoli (25° di giorno e 15° di notte) che sarebbero l’ideale per correre, senza preoccuparsi troppo del freddo o del caldo eccessivo. Guardando le fotografie, infine, mi ero illuso che sarebbe stata una passeggiata lungo comode larghe strade forestali con vista su Città del Capo e bei sentieri piacevoli sulle montagne che emergono dai due Oceani.
© Kelvin Trautman
Grave errore: la Ultra Trail Cape Town è una gara davvero “tosta”, molto di più di quanto raccontino i semplici numeri, in cui nemmeno un metro è regalato. Ecco allora i miei cinque consigli per presentarsi preparati alla partenza e riuscire a dare scacco matto a questa bestia di gara senza soffrire (troppo).
1) SINGLETRACK
Chi non ama il singletrack, quei sentierini sinuosi sulle montagne in cui è così piacevole correre e su cui ci si possono scattare le fotografie più belle da mettere sul nostro Instagram? Beh, il 90% di questi 160 km sono proprio su singletrack. Pochissimo asfalto (se non alla partenza per uscire dalla città), pochissime strade sterrate, qui si è sempre in un sentiero di trenta centimetri di larghezza. Peccato che sia (quasi) sempre impestato di sassi od ostacoli: finché si è freschi si riesce a rimanere agili e reattivi, dopo diventa un tormento.
© Zac Zinn
2) SPIAGGE
Quando il terreno non è roccioso, allora diventa sabbioso. Lunghissime spiagge da attraversare a fianco delle possenti onde blu dell’oceano, mentre poco lontano centinaia di fenicotteri rosa colorano le paludi dell’entroterra. Uno spettacolo idilliaco? Certo, ma a lungo andare affondare nella sabbia drena tantissime energie. Inoltre, a volte, occorre entrare in acqua per superare alcuni ostacoli: la combinazione calzino bagnato e sabbia crea un effetto “carta vetrata” che ridurrà i vostri piedi a una scena di un film splatter.
© Jared Paisley
3) VENTO
Il partecipante più fastidioso di questa prima edizione della Ultra Trail Cape Town è stato senza dubbio il vento. Che, intendiamoci, non manca mai a queste latitudini in prossimità del Capo di Buona Speranza, ma che quest’anno è stato particolarmente violente: raffiche fino ai 70 km orari che rendevano difficile avanzare per tutte le 45 ore di gara, in attenuazione durante il giorno, ma forte la sera e la mattina.
Quando avevo visto per la prima volta la lista del materiale obbligatorio avevo scosso la testa: pantaloni antipioggia, guanti, pantaloni lunghi, giacca in goretex, maglia termica…. possibile che serva tutto questo per una gara a bassa quota di inizio estate? Non avevo considerato l’effetto wind chill: quando sono arrivato sulla cima di Table Mountain spazzata dal vento mi sono ritrovato a indossare tutto quello che avevo nello zaino, guanti inclusi perché le mani si erano congelate in un attimo.
© Kelvin Trautman
4) SALITE e…. DISCESE
La “cima Coppi” della gara è Table Mountain con i suoi 1.086 metri, mentre tutte le altre cime si aggirano circa sui 500 metri. Niente di speciale, perfino le nostre Prealpi sono ben più alte. Ma chi ha detto che la bassa quota è sinonimo di semplicità? Sono tantissime le salite in cui la pendenza è assassina e ce ne sono un paio in cui, più che camminare, si arrampica usando mani e piedi. Niente di pericoloso…. se non fosse per il vento di cui al punto precedente. A Noordhoek (115° km) me la sono fatta letteralmente addosso a causa delle raffiche improvvise che mi sbilanciavano e rischiavano di farmi finire di sotto. Almeno era buio e non riuscivo a vedere dove sarei precipitato…
@ Zac Zinn
Non va meglio nelle discese, in cui tocca spesso saltare da un sasso all’altro, oppure (come ho deciso più prudentemente di fare visto che il mio equilibrio è ormai precario) appoggiare le terga a terra e scendere a passo di lumaca.
© Sam Clark
5) FYNBOS
Il Fynbos (parola in afrikaans derivante da una storpiatura del nome inglese fine bush, "boscaglia fine") è un tipo di vegetazione caratterizzata da piccoli, sottili arbusti ed erbe basse. Si trova solo qui, sul promontorio del Capo di Buona Speranza: è incredibile come possa prosperare in condizioni così ostili. Avessi io la sua tenacia, riuscirei perfino a battere Kilian.
Ma che problema sarà mai il fynbos, mi direte? Beh, è talmente rigoglioso che spesso invade il sentiero e rischia di divorarselo. Il che vuol dire che se non ci state attenti vi aprirà dei bei graffi sulle gambe. Dopo 160.000 passi le mie gambe sono un reticolo di tagli, neanche avessi deciso di tagliarmi per sentire meno tutti gli altri dolori accumulati lungo il sentiero.
© Jared Paisley
© Sam Clark