UTLAC: QUEL RAMO DEL LAGO DI COMO E’ TRAIL!

A cura di Maurizio Scilla

UTLAC o LAKE COMO ULTRA TRAIL, non ha tante edizioni alle spalle, ma è già riuscito a trovare spazio nei programmi dei trailer italiani e non solo.

LA MIA CORSA

Venerdì pomeriggio si parte da Andorno, direzione Lecco, il viaggio dura un po’ più del previsto a causa dei soliti rallentamenti in zona, mi aspetta l’UTLAC 60. Sono passati veramente tanti anni da quell’edizione del 1999 della “Como Valmadrera”, una classica che si correva il mese di ottobre in queste zone. Vado a ritirare il pettorale e percorro gli ultimi metri del percorso, il lungo lago di Lecco è veramente spettacolare e la location d’arrivo non poteva essere migliore. Scambio quattro chiacchiere con Silvano Gadin e Ivan Parasacco, speaker della manifestazione, e mentre ritorno ho occasione di veder arrivare  la spagnola Silvia Trigueros Garrote, ha nelle gambe più di 250 km ma è sorridente e corre ancora molto bene, che fenomeno!
Penso “chissà in che condizioni saranno le mie domani più o meno a quest’ora, dopo tutti quei km!”.

In questi giorni è anche il mio compleanno, come festeggiarlo in un modo migliore che correre all’incirca gli stessi km dell’età?
Sabato ore 5.30, sveglia, colazione e trasferimento a Como per la partenza, in piazza Cavour, in zona centrale, affacciata sul lago. I netturbini hanno fatto un gran lavoro, perché nonostante durante la notte si sia festeggiata la risalita del Como in serie A, son rimasti pochi segni del ”disordine” creato. La mezz’ora prima del via scorre via veloce parlando con tanti amici storici tant’è che mi dimentico di stringere i lacci delle scarpe come un pivello!

Si parte slalomeggiando tra auto parcheggiate malamente per imboccare poi un sentiero che diventa subito abbastanza impegnativo nel bosco, si sale in continuo fino all’ 8 km guadagnando circa 1000 m di dislivello. I sentieri sono single track ed essendo più di 400 al via, questa parte l’ho fatta tutta in fila indiana, con relativi rallentamenti.
Piacevole il tratto seguente, un continuo saliscendi che porta alla Colma di Sormano (ristoro) al 19 km, con passaggio sul Monte Bollettone, punto panoramico, con una vista che spazio dal Lago di Como alle Grigne, al Resegone.

Dalla Colma di Sormano fino a raggiungere il Monte San Primo al 26 km (Cima Coppi del percorso con i suoi 1682 m), il percorso è quasi sempre su cresta erbosa, è sicuramente la parte più bella del tracciato. Questi km sono passati via veloci perché sono altamente spettacolari, si vedono i due rami del Lago di Como che confluiscono davanti a noi a Bellagio, la vista spazia dal Monte Rosa al Monviso, dall’altra parte, la Grignetta, il Grignone.
Non posso lasciare questo gioiello senza fare due foto ricordo! Ma mi devo resettare subito, la discesa che porta al Rifugio Martina non è per niente banale, abbastanza tecnica e soprattutto ripida. Fino a Bellagio (35 km) è tutta discesa nel bosco, tranne quello che sembrava uno strappetto sulla carta. Si tratta invece di un muro di 150 m che porta al Monte Nuvolone, su tracce di sentiero, l’acido lattico sale!


UTLAC PH Stefano Jeantet 2

© Stefano Jeantet

Il tratto seguente inizia con una salita subito impegnativa che poi si ammorbidisce, per arrivare poi al ristoro al Santuario della Madonna del Ghisallo (43 km), luogo tanto amato dai ciclisti e non solo. Infatti a fianco del Santuario c’è il mitico museo che propone filmati e cimeli riguardanti la storia del ciclismo. Un po’ di rulli forse avrebbero fatto bene per sciogliere un po’ la muscolatura. Si sale ancora ma dolcemente per qualche km per poi scendere a Maisano, ultimo ristoro. Adesso viene il bello, ci sono altri 700 m di dislivello da affrontare, dopo 51 km muscolari. Li affronto con tanta prudenza, la prima parte la salita è dolce, ma negli ultimi 2 km per arrivare al Rifugio SEV si guadagnano 400 m di dislivello. Vederlo spuntare è una botta di vita, e tanta energia viene data da amici che sorprendentemente gestiscono il ristoro e dal panorama mozzafiato. Ora si scende, al ristoro mi avvisano che i primi 500 m di dislivello sono da affrontare con attenzione visto il fango e le pietre sporche.

Totale “un millino” di dislivello, poi si arriva a Malgrate, si raggiunge il lungo lago, si vede il ponte in lontananza e anche la zona d’arrivo, le gambe capiscono che la fatica è quasi finita, continuano a fare egregiamente il loro lavoro, l’arrivo è molto bello con parecchia gente e Silvano Gadin e Ivan Parasacco che ti accolgono! Top!

Alla fine il mio gps, come quello di tanti altri mi dice che sono 4100 m + per 63 km!
Trail molto selettivo con 298 arrivati su 413 partiti.
Due episodi mi hanno fatto sorridere:
- attorno al 25 km un giovane trail mi vede arrivare da dietro e riparte come se la gara finisse dopo 200 m
- per colpa mia, sbaglio percorso per 100 m, quello dietro (appena qualche anno più giovane di me) mi segue, gli chiedo se ha visto balise e lui mi risponde ”Stavo seguendo lei”. Non mi era mai successo in un trail sentirmi dare del lei!

L’EVENTO

Credo che l’evento abbia delle grandissime potenzialità, visto la location, il percorso e l’attrattiva del lago che in genere porta molti stranieri.
Le tre distanze hanno portato al via un totale di 857 partenti con tante nazionalità presenti, numeri in continua crescita che fanno ben sperare gli organizzatori.

UTLAC 250

254 km 12450 m+
UTLAC250 è a tutti gli effetti il “giro montano del Lago di Como”. Gli atleti hanno percorso le Alte Vie del Lario, il Sentiero del Viandante, l’Alta Via delle Grigne e i sentieri del Triangolo Lariano, seguendo la traccia gps.

A tagliare il traguardo per primo, dopo una gara tutta di testa è stato Daniele Nava in 43h42’28”, nuovo record del percorso. Secondo posto per Alessandro Roncato (48h21’26”) e podio completato da Emanuele Ludovisi (48h25’44”).

Tra le donne, quarto posto assoluto e nuovo record per Silvia Trigueros Garrote, la basca ha demolito il suo vecchio record e ha chiuso in 50h43’40”, precedendo Valentina Michielli (52h56’29”) e la svizzera Denise Zimmerman (58h48’19”).
78 atleti partenti, 60 arrivati, dei quali ben 10 donne.

Il commento del vincitore Daniele Nava:
Rotti tutti gli indugi quest’anno decido di iscrivermi all’UTLAC, che prima di essere una gara è il giro integrale del lago di Como. Qualcosa di un fascino estremo, che rapisce inevitabilmente chiunque si cibi di montagna e di questo sport. Così in men che non si dica mi ritrovo a Lecco sotto l’arco di partenza, con i brividini, ma abbastanza consapevole di stare bene e di avere la testa bella libera. Il problema di questa disciplina è sempre quello però, sintonizzare la frequenza della mente con quella delle gambe. Per questo ho passato i mesi precedenti la gara, a sforzarmi di tenere la testa sempre fissa sul terreno che stavo calpestando evitando che volasse via alla salita successiva. Devo dire di non aver mai azzeccato così bene un allenamento specifico. Ho corso davvero tanto e a lungo, anche in punti dove non avrei ritenuto possibile con le gambe così marce da far fatica a piegarle. Anche nell’ultima parte, dove ormai non ce n’era quasi più e le visioni di fate e folletti del bosco si moltiplicavano. Sarei un pazzo ad affermare che questa gara l’ho corsa solo di testa e senza gambe allenate, ma lo sapete bene che se non avessimo la forza mentale adatta, questo sport non riusciremmo a farlo. E quando il tutto è sintonizzato ad hoc capitano le giornate miracolose, dove al ristoro pensi solo a goderti a fondo una scodella di minestra calda. Anche se ti attendono ancora 200 kilometri.

 © Stefano Jeantet

UTLAC 60

New entry nel programma UTLAC, 63 km 4100 m+. Prima parte di gara con Luca Carrara al comando che però nel tratto prima del passaggio a Bellagio infila il sentiero sbagliato.
Ne approfitta Gionata Cogliati che va ad inserire il proprio nome nell’albo d’oro in 7h23’51”. Secondo gradino del podio per lo svizzero Tommaso Besomi in 7h34'23" e terzo posto per Moreno Sala in 7h39'39".

In campo femminile netta vittoria per la belga Dominique Van Mechgelen (8h39'11"), podio completato da Chiara Boggio (8h56'36") e Svetlana Ciobanu (9h14'41").

Da notare che su 298 arrivati, ci sono ben 62 donne, oltre il 20%.


UTLAC 30

Partenza da Bellagio e arrivo a Lecco con 1900 m di dislivello. In campo maschile la vittoria va a
Dionigi Gianola in 2h43’34”, che precede il polacco Adrian Bednarek (2h48'27”) e Stefano Rota (2h57'17").

Tra le donne facile vittoria per Irene Saggin in 3h18’06”, podio completato dalla francese Chris Mugnier (3h36'39") e dall’inossidabile Lisa Borzani (3h37'09").

© Stefano Jeantet

PAROLA ALL’ORGANIZZATORE

Andrea Gaddi (Larius ssdrls), sei soddisfatto di questa edizione?

E’ stato un bel passo in avanti, soprattutto pensando che tre anni fa la la Utlac 250 era una pattuglia di temerari che partirono verso le montagne selvagge del Lago di Como, come se fossero argonauti verso terre ostili. Ma era ignoto anche per noi perché l’autonavigazione in realtà era (lo è ancora adesso) un grande tabù. E come allora, anche adesso moltissimi ci scrivono durante l’anno per sapere se per caso cambieremo idea e la faremo balisata prima o poi. Ma non è nei nostri piani. Ogni anno vediamo il moltiplicarsi degli atleti e quindi anche il diminuire delle paure di seguire una traccia. Quest’anno infatti è andata molto meglio e nonostante i numeri siano aumentati – e con essi le probabilità di maggior persone sperdute tra le montagne alla ricerca di sentieri – abbiamo visto che le problematiche sono state addirittura inferiori. Sappiamo che in questo modo i numeri non saranno mai alti, ma va bene così. A dire il vero, le regole dell’autonavigazione sono pochissime, e pure molto semplici. Basta provare, e dopo due o tre uscite ci si scopre degli increduli esperti.

L’avere il pacer, tra l’altro siamo tra le pochissime gare in Europa con la possibilità di un pacer, è stato molto apprezzato. Un modo per ridurre le incertezze dell’autonavigazione, che però si è trasformata in un vantaggio per poter vivere un’esperienza in condivisione con amici, anche se dalla metà del percorso in poi.

Di altro tenore sono la nuova 60 km (mai avremmo immaginato di arrivare a questi numeri), e la 30 km, entrambe sono gare di concezione diversa, quindi balisate e ovviamente molto più veloci del giro del lago.

Hanno giocato un ruolo importante gli eccezionali volontari e lo staff dei ristori e delle basi vita. Nel 2022 avevamo prodotto un centinaio di t-shirt per lo staff e ne avevamo avanzate una ventina, nel 2023 ne abbiamo prodotte 250 e ne abbiamo avanzate una quarantina, quest’anno ne abbiamo prodotte 400 e siamo senza nemmeno una taglia in magazzino. Segno evidente che che la gara sta entrando sempre più nei territori, dove spesso perfino i sindaci stessi dei paesi attraversati sono protagonisti dei presidi.


Che cosa ci possiamo aspettare per il 2025, pensate ancora di crescere?

La crescita nei numeri non è merito dell’organizzazione, ma del Lago di Como. Questo è un territorio unico, lago e montagne si fondono regalando scorci, scenari ed emozioni uniche. Uno scenario a cui gli appassionati possono resistere a fatica. Dal nostro lato abbiamo cercato di unire territorio, sport e competizione, con anche convivialità e il buon cibo del village di Lecco. Lo staff della Mato Grosso è stato perfetto: a loro avevamo chiesto di trattare gli atleti come in un rifugio e di farli andar via contenti per non fare del Village di Lecco il solito campo base di pasta party scotta e insapore di cui si lamentano sempre tutti gli alteti (a ragione!), e così è stato. Il galletto di ValleSpluga poi è stata una manna inattesa per molti, che ha caratterizzato ulteriormente la gara. Cosa che riproporremo.

Poi ovviamente noi organizzatori, come dev’essere, siamo delle “spugne” che cercano di afferrare consigli, criticità e suggerimenti per poter sempre migliorare. Nell’edizione appena conclusa abbiamo individuato delle cose da migliorare e rettificare che, a volendo ben vedere, sono talmente semplici da risolvere che tra noi dello staff è venuta naturale la domanda “ma come cavolo abbiamo fatto a non pensarci?!” Bene, tutte queste cose, soprattutto nei riguardi della new entry della 60 km (parlo soprattutto nel merito del percorso e dell’ubicazione dei ristori) e di un paio di accorgimenti per la 250 km (presidi notturni e rifornimenti ristori per la pancia e coda della gara) saranno necessariamente la parte oggetto di maggior rettifica.

Il 2025 non vorremmo crescere ancora. Cioè, ben vengano i numeri per l’amor del cielo, ma visto che questi sono raddoppiati ogni anno negli ultimi tre, ora abbiamo la necessità di consolidare il tutto, perché il Lago di Como, gli atleti, i molti volontari e noi stessi come organizzatori vogliamo e meritiamo il meglio.