Il re è nudo? Ombre sull'impresa di Kilian Jornet sull'Everest

di Andrea Vagliengo

Si susseguono le polemiche relative alla sempre più contestata impresa di Kilian sull’Everest.

C’è chi sostiene che le cosiddette “prove di vetta” mancanti siano un po’ troppe e, nonostante la risposta sul blog di Ian Corless da parte dello stesso Kilian, ancora non si è fatta chiarezza riguardo alla questione.

La domanda di fondo che molti appassionati si fanno è: perché mai Kilian dovrebbe mentire?  Aveva già tentato l’impresa, fallendo senza tanti misteri, e l’argomentazione relativa al fatto che i soldi in ballo per la spedizione fossero relativamente pochi ha una sua solidità: 15.000€ sono tanti se paragonati ad uno stipendio medio, ma diventano pochissimi se li si confronta con le cifre astronomiche, a volte vicine ai 100.000$, pagate dai “turisti dell’Everest” che prendono parte alle spedizioni commerciali.

C’è però da dire che i cosiddetti “libri di vetta”, veri e propri diari storici posizionati sulle cime delle montagne appositamente per lasciare una traccia scritta del proprio passaggio, fugando ogni dubbio riguardo alla veridicità della propria impresa, poco hanno a che fare coi soldi. L’ambiente alpinistico si basa da sempre sulla realizzazione dell’inutile sì, ma anche del grandioso, del fuori dal comune, dell’eccezionale in opposizione alla vita spesso semplice, umile, priva di occasioni di affermazione delle popolazioni di montagna. L’uomo è sempre salito in cima alle montagne innazitutto per dimostrare che ne era in grado, e solo in secondo luogo per questioni legate al profitto, alla fama e alla gloria. Un bisogno ancestrale di far vedere ai propri simili che si è così forti, così coraggiosi e fisicamente dotati da arrivare addirittura lassù in cima, dove nessuno ha il coraggio di andare. Vista in quest’ottica, la messa in discussione dell’impresa di Kilian si aggiunge alle mille e più contestazioni relative ad imprese alpinistiche di varia natura, susseguitesi negli anni lasciando sempre un retrogusto amaro al quale noi appassionati non riusciremo mai ad abituarci.

Quello che auspichiamo, da tifosi di Kilian ma ancor più da amanti dei valori della montagna, è che questa faccenda si risolva con un clamoroso nulla di fatto non appena verrano rivelate le ulteriori prove a sostegno dell’avvenuta realizzazione dell’impresa, con la pubblicazione del film di Seb Montaz che documenta la spedizione himalayana oggetto delle polemiche. Restiamo quindi in attesa che una delle icone assolute del nostro sport confermi, una volta di più, la sua integrità sportiva e morale. Se ciò non dovesse avvenire, sarebbe un duro colpo per tutto il movimento del trail running internazionale.

Nel frattempo facciamoci una risata con una vignetta di Matteo Grassi.

171213 www T st 0027 (EVEREST) LR