NOMINATION OSCAR DEL TRAIL '18

Un po' come nella famosa poesia del Lopardi (Il sabato del villaggio), anche nell'Oscar del Trail la parte più "divertente" sembra essere quella che precede le votazioni. A partire dalle nomination che non si smentiscono mai come fonte inesauribile di disappunti, critiche, contrapposizioni e polemiche.

Non lo facciamo apposta!

Però alla fine non ci dispiace nemmeno, perché vuol dire che l'interesse è vivo, ma soprattutto anche che nulla è così scontato, e quest'anno il titolo dell'Oscar è davvero, davvero molto in bilico...

 

Di seguito le nomination per il premio internazionale miglior atleta uomo e donna. E il link per le votazioni.

 

 

Miglior atleta maschile

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Partiamo da Kilian, che lui tra le nomination c’è da quando l’Oscar è nato. Il suo 2018 è stato un po' diverso dal solito, senza cima da conquistare. Recuperato dalla frattura alla tibia di marzo, ha ricominciato a gareggiare solo a luglio, eppure ha infilato vittorie a Comapedrosa, Sierre-Zinal, Marathon du Mont-Blanc, Kima, con una superiorità imbarazzante, oltre al record del Bob Graham che tra le varie prestazioni è quello che fa più impressione. Quando tutti aspettavano la sua rivincita a Chamonix, si ritira all’UTMB (l’unica macchia della stagione) ma si riprende vincendo in Scozia sia la Ring of Steall che la Glen Coe. Chissà se da papà rallenterà un po'.

 

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Per un Kilian che si ritira c’è Xavier Thevenard che va a vincersi il suo 3° UTMB entrando in quel club ristrettissimo di cui fanno parte solo lui, Kilian e D’Haene. Nessuno lo aveva calcolato a Chamonix, forse perché poco appariscente e comunicativamente meno di impatto. Fa impressione che in un mondo Trail ormai iper-competitivo dove gli atleti sono sempre più costretti ad andare all-in rischiando di saltare (vedasi UTMB 2018) lui il risultato lo porti sempre a casa. Dal 2013 ogni anno è arrivato in Alta Savoia per correre, ha vinto 5 volte e arrivato una volta 4°. Smettiamola di sottovalutarlo. Che poi avrebbe anche potuto fare una doppietta storica UTMB-Hardrock, se solo la sua crew non lo avesse assistito in mezzo al nulla facendolo squalificare a 10 km dal traguardo quando era solo davanti a tutti. Peccato!

 

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Il ritiro all’UTMB è stata cosa comune. Ne sanno qualcosa Luis Alberto Hernando e Jim Walsmely, fermatisi entrambi nella fredda prima notte di gara. Erano accomunati anche dall'essere grandi favoriti. Lo spagnolo ha vinto il suo 3° titolo mondiale alla Penyagolosa di maggio, a suo solito modo, rimontando quelli partiti troppo forte. L’americano invece, abbassato i toni sfacciati dell’anno scorso, ha finalmente corso una Western States con cervello portandosi a casa gara e record del percorso.

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Insomma, in questa categoria c’è gente che corre tanto e fa UTMB. E poi c’è Remi Bonnet che al suo ritorno alle gare ha deciso di puntare sui Vertical (vincendo le Vertical World Series) e fare ogni tanto capolino sulle SKY vincendo nel fango di Zegama o battendo il record di Limone del 2017, peccato solo abbia trovato un Davide Magnini ancor più veloce di lui!

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Miglio atleta femminile

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Dopo aver provato ad allungare le distanze nel 2017, Ruth Croft ha focalizzato il suo 2018 su gare più corte. come quelle proposte dal circuito delle Golden Trail Series di cui ha vinto la classifica femminile. Podio a Zegama, Vittoria alla Marathon du Mont Blanc, quarta a Sierre-Zinal e seconda nel gran finale in Sudafrica. Tanta velocità sulle gare “marathon” ha portato però ai giri a vuoto di Penyagolosa e UTMB. Chissà che l’anno prossimo non torni a fare più chilometri…

 

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Basterebbe farne la metà di quelli che si sciroppa Courtney Dauwalter. L’americana è ancora poco nota in Europa ma oltre oceano sta facendo parlare di se a suon di risultati strabilianti sia su strada che offroad. Il suo inizio di 2018 comprende le vittorie di Coldwater Rumble, Behind the 50 miler, Ultra Trail Mt Fuji. Poi arriva giugno e c’è la Western States in cui decide di esordire vincendo la gara femminile con il secondo tempo di sempre. Tanto l’esperienza non serve. Siccome non ha fatto abbastanza chilometri arriva seconda assoluta alla Tahoe 200 (si, miglia) prima di correre 450 km alla Big’s Backyard Ultra.

 

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No, le altre atlete di questa categoria le troviamo su distanze inferiori (che sulle 100 miglia davanti a tutte ci sta un’italiana). Ragna Debats è la vincitrice di Penyagolosa e quindi campionessa del mondo, titolo vinto con una prova di assoluta forza, là sempre davanti a tutte. Amante delle gare toste vince l’Ultra skyrace di Madeira, High Trail Vanoise e termina seconda sia nella Tromso Skyrace che a Limone Extreme. Tanto basta per portarsi a casa anche la generale delle Sky Running World Series.

 

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Sua diretta concorrente è stata la svedese Ida Nilsson che ha iniziato alla grande il 2018 con le vittorie di Transvulcania e Zegama. Ha provato ad alzare l’asticella dei chilometri con la CCC di settembre dove ha conquistato un secondo posto dietro all’inarrivabile Yao Miao.

 

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Nelle stesse gare troviamo anche Megan Kimmel, 5° a Zegama, 6° a Sierre Zinal, fuori dal podio, niente di eccezionale, se non si inventasse la gara della vita alla Pike’s Peak Marathon dove vince battendo il record della gara, che durava da ben 37 anni!