Sono giorni importanti questi per il Tor Des Géants, giunto alla decima edizione, le iscrizioni vanno a gonfie vele e sono state inserite due nuove gare, il Tor des Glaciers (450 km 32000 m+), e il Tor 30 – Passage au Malatrà (30 km 2300 m+), ma noi ci siamo soffermati sul cambio radicale nel regolamento per quanto riguarda il materiale obbligatorio.
Il kit richiesto da avere sempre con sé durante lo svolgimento della prova è diventato veramente minimal (contenitore per bere ai ristori, cellulare, documento d’identità e tessera sanitaria, 2 teli di sopravvivenza, riserva alimentare, riserva idrica e 2 lampade frontali con pile di ricambio), mentre per quanto riguarda il materiale che l’organizzazione ritiene necessario per affrontare in sicurezza la prova, che va dai ramponcini al guscio antipoggia, etc, il concorrente potrà decidere di portarlo nello zaino o lasciarlo nella sacca TOR.
Al seguente link trovate il regolamento 2019: http://www.tordesgeants.it/it/content/tor-des-g%C3%A9ants%C2%AE/regolamento-tor-des-g%C3%A9ants%C2%AE-2019
Abbiamo chiesto ad Alessandra Nicoletti, a capo dell'organizzazione del TOR il perché di questa scelta.
“Abbiamo riflettuto molto prima di prendere questa decisione, diciamo che è nata dal fatto che non ci piace la deriva che sta prendendo il trail running, si scopiazzano i regolamenti dell’ iperprofessionistico UTMB, ma ciò può essere un’arma a doppio taglio, in questo modo viene tolta ogni responsabilità al trailer. Crediamo sia necessario ritornare un po’ agli albori di questo sport, lo spirito con il quale è nato, chi partecipava alle gare era consapevole dei rischi ai quali andava incontro e sentiva la propria responsabilità. Noi pensiamo che sia necessario un cambio di marcia, i regolamenti attuali obbligano l’atleta a portare determinati materiali, ma l’organizzatore visto che obbliga l’atleta, dev’essere in grado di effettuare tutti i controlli possibili per verificare che lo stesso abbia con sé tutto il necessario. In una gara come il TOR è praticamente impossibile verificare tutto il percorso, noi punteremo molto sulla sensibilizzazione dei partecipanti ai rischi che andranno incontro affrontando il TOR, vogliamo che gli stessi diventino consapevoli di quello che potranno trovarsi di fronte e quindi del materiale che potrà essere vitale.
Il regolamento di una gara equivale a un contratto firmato tra l’atleta e l’organizzatore, quando l’atleta accetta le regole, non può più dire che non era stato avvisato dei rischi.
Se esco per un allenamento lungo, prima di partire mi informo sulle condizioni del percorso, sulle previsioni meteo e valuto qual è il materiale che mi può metter al riparo da brutte sorprese, vogliamo che anche prima di una gara l’atleta valuti le informazioni avute e in base a quello porti il materiale necessario.
In caso di meteo avverso, neve ai colli o altro, i commissari si piazzeranno all'uscita dalle basi vita e obbligheranno gli atleti a prendere il materiale necessario. Abbiamo una stretta collaborazione con l'ufficio meteo regionale per cui avremo le previsioni puntuali punto per punto".
Ci interessava anche sapere il parere di chi il TOR lo affronta a tutta, ecco cosa ne pensano Lisa Borzani, Franco Collé e Gianluca Galeati.
Lisa: “non concordo pienamente sulla scelta relativa al materiale obbligatorio. Mi sembra poco consono al tipo di gara non obbligare ad avere la giacca in gore, tenendo conto della quota per esempio, avrei tolto un telo termico piuttosto. È vero che sta al singolo valutare i rischi che si possono correre sulle montagne della Vallée, ma certe difficoltà possono non essere note a chi non ha abitudine con queste montagne. Avrei tolto i ramponcini perché non ha senso portarseli in giro con il bel tempo, stessa cosa per i pantaloni impermeabili e anche la quantità d’acqua. Trovo eccessivo l’obbligo di aver il gps nel borsone, i sentieri valdostani sono balisati benissimo e qualcuno si vedrà costretto a spendere altri soldi per acquistarlo.
Dovrà essere ben chiaro quali siano le previsioni meteo, un lavoro in più per l’organizzazione. Tra chi corre per i primi posti potrebbe esserci una corsa a chi ha lo zaino più leggero e potrebbe essere molto rischioso, meglio avere materiale base uguale per tutti. Il regolamento dice che si può integrare il materiale solo alle Basi Vita: ecco sarà un lavoro di controllo molto duro per l’organizzazione. Saranno schierati come mastini napoletani ai punti di ristoro che non sono base vita, a controllare che nessuno prenda nulla?”
Franco: ”secondo me è un gran passo avanti, I VDA Trailers hanno visto lungo, ci sarà una piccola rivoluzione nell’organizzazione dei trail in Italia. Condivido pienamente, ho già visto a Tromso nella gara di Kilian un cambiamento così. Bisogna responsabilizzare l’atleta, chi va a fare una gara di endurance in montagna è giusto che impari a valutare da solo qual è l’abbigliamento necessario per affrontare certe situazioni. Che poi è quello che facciamo ogni volta che usciamo per un allenamento in montagna, guardiamo meteo, temperature, quota. Mentre in gara demandiamo sempre all’organizzatore, portando il materiale minimo obbligatorio che magari però non è sufficiente. A me è successo di correre gare avendo più materiale di quello richiesto per essere in sicurezza. In questo modo l’atleta in base alle info che gli vengono date deve valutare cosa portare. Io per esempio al Malatrà son passato con 2 piumini (non l’ultima edizione), in poche parole non si può più improvvisare!"
Gianluca: “vedo la cosa da due punti di vista, quello dell’atleta che gareggia per le prime posizioni e quello degli altri trailer. Se guardo la cosa da atleta di classifica, di certo mi fa piacere, evito in caso di meteo favorevole di portare per esempio per lunghi tratti i pantaloni tre quarti e altro materiale che in determinate occasioni riterrei superfluo, così corro più leggero, ma anche se non ho obblighi da parte dell’organizzazione io ho l’abitudine di portare sempre con me il guscio e non l’avrei comunque tolto dal materiale obbligatorio. Se guardo il cambiamento dall'altro punto di vista invece sono d’accordo che bisogna sensibilizzare i partecipanti, che devono diventare più responsabili, ma visto che il nostro sport è diventato di moda, era inevitabile che arrivassero anche atleti meno preparati soprattutto per quel che riguarda l’esperienza dei rischi che si corrono in montagna. E non si può dimenticare che dopo 2/3 giorni alcuni non credo che siano così lucidi da poter prendere decisioni vitali sul materiale da portare con sé. Inoltre per la seconda parte del gruppo i tempi di percorrenza tra una base vita e l’altra sono molti ampi e le condizioni climatiche possono cambiare in modo radicale. Inoltre non avrei tolto dal materiale obbligatorio le scarpe da trail, potrà esserci così qualcuno che corre ad esempio con le Five Fingers? Credo che questo cambiamento sul materiale obbligatorio sarebbe più logico se partisse da trail meno impegnativi per poi arrivare gradualmente al TOR”.