Western States E.R. 2016: The preview

di Davide Grazelli

E anche quest'anno, l'ultimo sabato di giugno, quasi quattrocento persone si troveranno alle ore 5:00 a Squaw Valley con un solo obbiettivo: arrivare a fare quel maledetto giro di pista alla Placer High. Ci sarà chi lotterà con i cancelli per provare a stare nelle trenta ore, chi inseguirà l'ambita fibbia d'argento riservata a chi finisce la gara entro le ventiquattro ore, e ci saranno una cinquantina di persone che inseguiranno la gloria degli M10/F10, ovvero i numeri riservati ai primi dieci classificati maschili e femminili. Un riconoscimento che nell'ultrarunning americano è quasi una medaglia al valore sportivo. Gloria imperitura.

Ma chi c'è in questo manipolo di esagitati disposti a scannarsi fino al tramonto tra i canyons e i sentieri della Sierra Nevada? Andiamo a conoscerli...

 

THE COMEBACK KIDS (AND GIRLS)

Iniziamo proprio da chi è arrivato nei dieci l'anno scorso, ottenendo l'invito automatico all'edizione 2016.

Mancherà Rob Krar dopo due anni di dominazione assoluta: the beard that kills ha deciso di concentrarsi su altre mete (leggi UTMB). Tra gli indiziati più accreditati a prendere il suo posto, il primo nome è quello di chi per due anni gli ha reso la vita difficile almeno fino a Foresthill, Seth Swanson. Sorpresa assoluta nel 2014, si è confermato nel 2015 e poi ha rincarato la dose a Chamonix con un bellissimo quarto posto. Non è più una sorpresa e sarà marcato stretto, si è ritirato a Transgrancanaria, ma le luci sono tutte su di lui, il rosso del Montana. Jared Hazen, terzo classificato, salterà: forse meglio così dopo le polemiche per aver messo su E-Bay la sua fibbia. Degli europei si ripresenterà solo Thomas Lorblanchet: ha dimostrato l'anno scorso che la gara è nelle sue corde, e ritornare sapendo cosa ti aspetta è sempre oro colato per chi viene dal Vecchio Mondo. Chiedere a Kilian per informazioni: il primo anno ha preso una sventola che ricorda ancora, poi ha sistemato due o tre cose (compreso l'orribile completo di spandex bianco) e ha dominato.

Seth Swanson Seth Swanson

Ci sarà anche l'inglese Ian Sharman, ma lo possiamo oramai contare tra gli yankee dopo anni di espatrio. Sei volte finisher tra i top ten, si è sempre migliorato e più di una persona pensa che con la giornata giusta il podio sia a sua portata. Però gareggerà alla Comrades cercando di tirarla il mese prima, e sta patendo un infortunio alla pianta del piede che gli rende difficile correre al massimo.

David Laney è il nome che tanti si giocano vincente sulla ruota di Auburn. Primo anno tranvata clamorosa. L'anno scorso una bella gara con abbinato un terzo posto all'UTMB da lacrime. Quest'anno in tanti vedono il baffuto David sul gradino alto. Lui si è nascosto e da sei mesi vive in macchina mettendo giù montagne di chilometri. Cattivo.

Gli altri due della decina, l'australiano trapiantato in Galles Andrew Tuckey e il senatore Paul Terranova from Texas sulla carta possono provare a ritornare in zona top ten, per fare di più avrebbero bisogno della giornata magica. Ma Tuckey è veloce e Terranova conosce la gara e sa aspettare, alla Western questa è una dote che paga sempre.

Tra le donne invece la regina Magdalena Boulet sarà nuovamente alla partenza, e come l'anno scorso si è scaldata vincendo a mani basse Canyons 100 sui sentieri della gara. È in forma e sa cosa ci vuole per fare la prestazione, ma tanti sono rimasti impressionati dal finale di Kaci Lickteig l'anno scorso. Lo scricciolo del Nebraska ha fatto capire a tutti che ha posato gli occhi sul gradino alto, e chi la conosce dice che è una che non molla la presa finché non smarca l'obbiettivo.

Stephanie Howe, dopo la bellissima vittoria del 2014 ha avuto un'annata difficile. Ma che sicuramente ha mostrato un lato nascosto della biondina dell'Oregon: ha stretto i denti e si è portata a casa il traguardo sia alla WS che all'UTMB in condizioni non ottimali e soffrendo. Se ci sarà da combattere, quest'anno non si tirerà indietro. Aliza Lapierre è un'altra che conosce bene la gara e potrebbe inserirsi nella lotta, bisogna vedere com'è messa fisicamente. Nel 2012 aveva saputo interpretare al meglio la giornata ed era arrivata sulle code di Rory Bosio al terzo posto.

Stephanie Howe Stephanie Howe

Nicole Studer (ora Kalogeropoulos post matrimonio) non sembra avere la marcia in più per inserirsi nei posti caldi, meno ancora Sally Mc Rae che credo miri obbiettivamente a riconfermarsi tra le dieci, e visti i nomi delle new entries sarebbe già un bel risultato. Erika Lindland, la fidanzata dell'editore di Ultrarunning Magazine Karl Hoagland, dovrebbe già aver vissuto la sua giornata di gloria l'anno scorso. L'unica che potrebbe davvero fare un sensibile scatto in avanti è Caroline Boller, Team Nike: lei ha i mezzi e la voglia di andare oltre, tanto da diventare una possibile minaccia in zona podio.

 

THE NEW KIDS (AND GIRLS) ON THE BLOCK

Mettiamo qui un po' di gentaglia che è uscita dagli inviti dell'Ultra Trail World Tour, ma soprattutto dalle gare che regalavano il Golden Ticket per la Big Dance.

Francois D'Haene ha ottenuto un'altra wild card: l'anno scorso si era trascinato fino alla fine e faceva impressione vedere un atleta abituato a dominare farsi coraggio fino alla fine per portarsi a casa la fibbia. Uno come lui sbaglia una volta poi aggiusta il tiro: il percorso potrà anche non esser adattissimo alle sue caratteristiche, ma è un campione, senza tanti giri di parole. Assieme a lui ci sarà il buon Tofol Castanyer: onestamente non lo vedo in grado di impensierire i big, per tipologia del percorso e anche perché è una gara molto di strategia. È invece materiale da trattare coi guanti Didrik Hermansen: pericoloso. No, pericolosissimo. Se tiene sulla distanza, ha tutto per fare del male, velocità, tattica, fisico: rischia solo per il caldo che spesso manda all'aria anche l'alimentazione. Siccome sia alla LUT che a Transgrancanaria ha vinto, ma non ha mangiato niente di solido negli ultimi 50 chilometri, dovrà trovare una soluzione per farsi trovare pronto nelle ultime 20 miglia. Paul Giblin è un bel nome da giocarsi come sorpresa: lo scozzese sa come muoversi sulla distanza e anche sul tipo di terreno veloce: le vittorie alla WHW e alla Javelina Jundred dell'anno scorso lo dimostrano. Dopo Jez Bragg ritroveremo un altro Brit sul podio?

Didrik Hermansen Didrik Hermansen

Tra i Golden Tickets, c'è veramente tantissima roba. L'indiziato numero uno a far saltare il banco si chiama Sage Canaday: bello, mediatico, sponsorizzatissimo. È un talento cristallino, si allena come un vero atleta, e inizia ad avere l'esperienza che ci vuole per stare davanti a tutti. Sì, è all'esordio sulla distanza, ma stiamo parlando di una macchina da guerra. E se invece del Saggio, che alla fine è un nome che tutti si aspettano, volessimo azzardare? Gli occhi degli addetti ai lavori sono tutti su di lui, Jim Walmsey: nel 2014 vince JFK 50 all'esordio nelle ultra, poi l'anno dopo va a Lake Sonoma e fa un buon quinto in una gara dal livello stellare. Torna alla JFK 50 e rivince migliorandosi. Poi da gennaio diventa imbattibile: primo a Bandera 100k, qualificazione alla WS; a Moab trita nomi pesanti; a Lake Sonoma è trionfo, massacra record del percorso e una ventina di pezzi da novanta scesi in Nor Cal col coltello tra i denti. E ora? Non sottovalutatelo.

Jim Walmsey  Jim Walmsey

In tanti dicono che Chris Denouch Denucci sarà protagonista, me incluso. Ha una velocità invidiabile e il supporto di coach Fraioli, si sta allenando benissimo, anche se sotto gara sarà impegnatissimo negli esami del dottorato in medicina. Segue a ruota un altro dei ragazzi di Marin County, Stephen Wassather, è giovane ma picchia duro e lavora al SF Running Company dove ci sono due come Brett Rivers e Jorge Maravilla che qualche suggerimento su come strappare la prestazione alla WS glielo possono dare.

Vogliamo un altro nome giovane? Andrew Miller, vent'anni da Corvallis, Oregon. Uno dei kids cresciuti da Hal Koerner e la Rogue Valley Crew con l'aiuto di zia Meghan Arbogast (non a caso soprannominata The Queen). Ha già dimostrato di non avere paura, credo che si inserirà tra i leader e se terrà fino a Green Gate sarà da ridere.

Mario Mendoza è un altro nome da brividi: team Nike, velocità assurda, atleta di prim'ordine, il suo unico nemico è la distanza sconosciuta. Sui 50 km è imprendibile, alle 50 miglia arriva comunque bene, oltre è incognita. Menziono ancora Tim Freriks, perché una sorpresa assoluta ci vuole in ogni Western States, e per me quest'anno sarà lui: alla prima ultra si è preso lo sfizio di finire secondo a Lake Sonoma, non capita per caso.

Tra le donne Ruby Muir dalla Nuova Zelanda è la wild card UTWT: incostante, ma capace di prestazioni assolute, aveva incuriosito tutti vincendo Tarawera con le Five Fingers, chissà come si presenterà sulla Sierra Nevada. Michelle Yates non sarà al via dopo aver fatto un intervento all'anca che sulla carta le ha terminato la carriera ad alti livelli. E allora tra i Golden Tickets sarà Devon Yanko quella che più di ogni altra mira al gradino più alto del podio: ha lasciato per due anni per avviare la sua panetteria a San Francisco, ora è tornata per spazzare via ogni concorrenza. Negli ultimi mesi è sembrata incontenibile, ma sono anche emersi limiti caratteriali che già avevano fatto capolino anni fa. Nella giornata giusta è quasi imprendibile. Le veterane Amy Sproston e Denise Tiny Bourassa possono giocarsi qualche carta, specie la Amy che però alla WS non ha mai impressionato, ma il podio sembra precluso. A me incuriosisce Maggie Guterl che mi sembra una tipa tosta alla Pam Smith (non ha caso le ha fatto da pacer e crew), ma soprattutto Jodee Adams-Moore che ha fatto bene anche a Transvulcania e Anna Mae Flynn. Il potenziale ce l'ha sicuramente anche Yiou Wang, ma le 100 miglia sembrano davvero tante per una che ci ha messo qualche anno a digerire le 50.

 Devon Yanko Devon Yanko

 

THE REST

Spulciando la lista si trova qualche nome interessante anche tra i numeri alti, e non vanno sottovalutati. Due anni fa in tanti si erano lasciati andare a commenti ilari su Seth Swanson in mezzo ai big: si sono successivamente rimangiati tutti i tweet inchinandosi di fronte al ragazzo del Montana.

Bob Shebest è uno di questi: se l'insegnante di Heraldsburg si è ripreso dall'infortunio (e ai Canyon 100 sembrava davvero in forma) può essere protagonista. Come il veterano Jeff Browning: in pochi conoscono la distanza come lui, forse solo Speedgoat Karl. Non è più un ragazzino, ma non molla mai. Non ci sarà l'inglese James Elson che in quei giorni diventerà nuovamente papà, mentre un nome curioso è quello di Zach Violett: non è solo il Signor Howe, è comunque un ottimo runner che ha dimostrato di saper stare in alto. E guardatevi Mark Ritchman, 61 anni: non dico la top ten, ma un posto al sole se lo andrà a giocare. Emoziona vedere un altro nome sulla lista partenti: Brian Morrison. Brian è arrivato a 50 metri dal vincerla questa maledetta gara, nel 2006: entrato alla Placer High con un vantaggio consistente, era crollato sul rettilineo d'arrivo. Il suo pacer (un tale Scott Jurek) l'aveva aiutato a tagliare il traguardo, ma fu squalificato e la vittoria data a Graham Cooper. Ritorna senza velleità di vittoria o piazzamento, ma solo per terminare un discorso aperto dieci anni fa. Respect.

Tra le donne la già citata Queen Meghan Arbogast si giocherà le sue carte (anni 55) dall'alto della sua esperienza. Ma Amy Rusiecki e Gina Lucrezi sono due che le possibilità di entrare nelle dieci ce l'hanno. E forse anche la brava Sarah Lavender Smith, co-host di Ultrarunnerpodcast assieme a Eric Schranz, che anche quest'anno sarà a Foresthill con la sua doccia portatile e il frigo pieno di IPA.

L'ultimo nome è quello di chi porterà un pezzo d'Italia in Nor Cal. Caso vuole che sia anche il mio usuale compagno di allenamenti, bevute, cene e nefandezze varie, Bortolo Massi Mora aka Il Cinghiale. Un pezzo di me sarà con lui sui sentieri della Sierra: vola amico mio e porta a casa quella benedetta fibbia. Numero 274, avrà bisogno del nostro tifo, quindi tutti di fronte al computer a mandare energie positive.

Venticinque giugno, ore cinque e zerozero: non ci sarà più Bob Lind a sparare il colpo della partenza, e mancherà anche Greg Soderlund ad accogliere i runner all'arrivo. Due pezzi di storia della gara che ci hanno lasciato quest'anno, e che saranno nella mente di molti in quelle trenta lunghissime ore.

Spiritotrail 89 giugno 2016

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AGGIORNAMENTO 16 giugno 2015

Ultimi aggiornamenti dalla Nor Cal. Due dei favoritissimi non saranno sulla linea di partenza: Seth Swanson è ancora infortunato e ha deciso di concentrarsi sull’UTMB. Una perdita importante perchè dopo due anni ad inseguire Rob Krar in tanti pensavano questo fosse il suo anno. Lo stesso vale per Stephanie Howe, che dopo l’intervento al tendine non è ancora al 100% ed ha deciso di non rischiare.
Tra i Golden Ticket, sarà Tim Freriks a non partire: impegni universitari lo terranno lontano dalla gara, ma è giovane ed avrà tempo di tornare se mostrerà ancora la classe tirata fuori a Lake Sonoma.
Anche la kiwi Ruby Muir, invitata dall’UTWT, ha dovuto declinare, nuovamente vittima degli infortuni che hanno segnato la sua giovane carriera.