Kilian è già tornato sulle Alpi a fare due o tre vette al giorno, la roccia l'hanno rimessa in magazzino, c'è chi si sta leccando le ferite e chi di notte sogna ancora le San Juan Mountains.
Tutto finito?
No, manca ancora il Pagellone!
JASON SCHLARB 10-
Il tuo sponsor ti regala un pettorale per la Western States e tu dici “no grazie” perché vuoi prepararti al meglio per la corsa della vita, quella per cui ti sei trasferito a vivere a Durango, quella che quest'inverno hai fatto con gli sci, quella che da anni è lì che ti tormenta.
Per un runner professionista è come puntare tutto su un numero al tavolo della roulette, eppure il nostro "Giasone" non si fa tanti problemi, si mette dietro a Kilian e a Thevenard e zitto zitto sta lì attaccato, quando molla qualche minuto non si perde d'animo e va avanti al suo passo e si rimette in coda al re. A venti miglia dalla fine gli chiede quand'è che intende andarsene e l'altro gli risponde “ma no, tranquillo, arriviamo insieme”: io mi chiedo in quel momento cosa deve essergli passato per la testa.
Enorme.
Perché 10 meno? TAGLIATEGLI QUEL MALEDETTO MULLET!
KILIAN JORNET BURGADA 9 ½
Diceva Platone che “per il bene degli Stati sarebbe necessario che i filosofi fossero re o che i re fossero filosofi”. Il mondo del trail ha un suo re, ed ha scoperto alla Hardrock che sa essere filosofo, concedendosi un arrivo trionfale condiviso dopo essere stati insieme praticamente per tutta la gara. E lo fa così bene che sembra quasi sia davvero una conclusione ovvia e non scelta.
Vero, non aveva più niente da chiedere a questa gara. Vero, è stato un assist stupendo per sponsor e media. Ma noi lo immaginiamo così, vero, umano, sportivo.
Inarrivabile, ci vorranno anni per rivedere un atleta così.
XAVIER THEVENARD 7 ½
Era atteso, anzi attesissimo. E sembra quasi che abbia un po' deluso a leggere certi commenti, ma ragazzi, stiamo parlando di una gara più unica che rara che ha una dozzina di passaggi oltre i tremilatrecento metri. Qui l'esperienza conta, e comunque “Saverio” ce l'ha messa tutta per stare con Kilian, e nonostante tutto il terzo posto ad un ora dai due di testa non è certo disonorevole. Certo, quell'UTMB fatto a fuoco l'anno scorso ci aveva fatto pensare che forse forse Kilian non è irraggiungibile: ma qui no, qui le carte le dà ancora lui.
Personaggio schivo, zero comunicativo, zero mediatico, si porta sempre e solo appresso la sua factotum di Asics e se ne sta ai margini. Qui non aveva manco la chitarra per lanciarsi in assoli infernali, ma qualche canzone di folk delle Rockies mi sa che l'ha imparata: chissà se tornerà per un concerto da headliner.
ANNA FROST 9+
Veni, vidi, vici e torno anche quest'anno. E sono due.
Sorrisone, soliti pacer d'eccezione, parte e va per la sua strada tranquilla e beata. Ottava assoluta, true hardrocker (l'ha vinta in entrambi i sensi di percorrenza) e bene così.
Il più glielo do d'ufficio perché come recovery posta una foto mentre prepara fa il pesto. E incredibilmente con tutti gli ingredienti giusti: “zeneise” (genovese) d'adozione.
EMMA ROCA 9
Gli States le garbano e anche stavolta dimostra tutto il suo amore con una gara splendida. Finisce nona assoluta, giusto dietro alla Frost per mezz'oretta, con una condotta esemplare. Si fa accompagnare alla roccia dai tre figli, sorride sempre, non si lamenta mai e quando è ora fa il suo. Non la vedremo mai nei video virali di FB, ma quanto rispetto. Giù il capello per una tra le più grandi centomigliste di sempre.
JEFF BROWNING 9
WS/HR portate a casa con un terzo ed un quarto posto, record demolito dell'accoppiata (tolto ad un Nick Clark che invece chiude la sua gara a Burrows demolito dall'altitudine) ed il solito sorriso sornione alla Bronco Billy. Giddy up fratello, il 2016 non te lo scorderai facilmente.
TIMOTHY OLSON 6 ½
Sarò severo, ma quando hai due “cougar” a casa, il record del percorso ancora lì, ti aspetti sempre una gara da protagonista. Non è la death-march di due anni fa, ma comunque un undicesimo posto a quasi dieci ore da chi ha vinto... no, non è roba da Jimothy.
Sembra tutto ok e good karma che fuoriesce da ogni post. Ma se l'avete visto com'era incazzato alla LUT l'anno scorso capite anche voi che pure a lui deve rodere non essere più il top runner di prima.
Ridateci il nostro Timmy!
BRYON POWELL e MEGHAN HICKS 9
La coppia di iRunfar per il secondo anno consecutivo chiude la Hardrock: true hardrockers, e se Meghan si porta a casa anche un bel quinto posto, Bryon ad un certo punto ha fatto pure capolino nei dieci. Si lamenta di aver fatto troppe foto, ma all'arrivo è fresco come una rosa e si mette al computer a scrivere il pezzo sulla gara. La dura vita del giornalista.
ANDY JONES-WILKINS 7
L'aveva un po' menata che era in formissima, che aveva fatto chilometraggi esagerati, che il vecchio leone ruggiva ancora anche con la protesi all'anca... poi invece della sua solita voce da baritono ubriaco e la risata bitonale lo vedi alle aid station mogio mogio in preda a crisi di panico e lacrime. Alla fine lo risollevano i suoi pacer Scott Wolfe ed il figlio Carson. Da sufficienza insomma. Però se andate a leggervi il pezzo che ha scritto post gara, impossibile non versare una lacrimuccia.
Il mondo dell'ultrarunning ha bisogno di lui, al di là di ogni risultato. E comunque la roccia l'ha baciata.
BETSY NYE, BETSY KALMEYER, KIRK APT, BLAKE WOOD 10 e lode
Duecentodiciassette anni in quattro, una manciata di vittorie, settantaquattro volte a baciare la roccia.
Ambasciatori di una leggenda.