SPIRITO TRAIL 110, marzo 2018, pagina 12
Francesco Rigodanza, "La corsa perfetta", Rubrica Dimensione Rigodanza
Il Trail non è fatto solo di chi corre. Per ogni evento ci sono tante persone che si “sbattono” per mesi e mesi. Un impegno enorme. E visto che vogliamo loro tanto bene è giusto canzonarli un po’.
L’ORGANIZZATORE
Pensa che il percorso della gara sia il più bello del mondo. Anche se corre per le discariche di Busto Arsizio.
Nei mesi precedenti si genuflette a qualsiasi sponsor in cerca di fondi.
Organizza le riunioni. Richiede serietà.
Alla partenza ha due fessure al posto degli occhi. Ha dormito 2 ore negli ultimi 3 giorni.
Passa la gara con la radio in mano, pregando che vada tutto bene.
Pensano tutti che guadagni un sacco di soldi. Spesso invece ci rimette.
È allenato allo stress e alla privazione del sonno.
LO SPEAKER
Pensa che la sua voce sia la più bella del mondo. Anche se inizia a urlare alle 5 di mattina e i residenti hanno già lanciato scarpe, secchi d’acqua e gerani.
Nei mesi precedenti fa circa quattro gare a weekend. Nel tempo libero scrive alle altre gare che ancora non lo chiamano.
Non va alle riunioni. Ha gli appunti personali sui top runners.
Alla partenza è il più carico di tutti. Se va bene è caffè, se no è già grappa.
Passa la gara con il microfono in mano, incitando ogni concorrente al traguardo.
Pensano tutti che si faccia di qualcosa. Spesso invece sono solo birre.
È allenato a parlare per ore.
L’APRIPISTA
Pensa che il suo compito sia il più ingrato del mondo. Anche se è il primo a passare su traccia fresca di neve sotto le Tre Cime di Lavaredo.
Nei mesi precedenti si allena come al solito. Al 90% sul percorso di gara.
Va alle riunioni. Lotta per ritardare la partenza.
Alla partenza è da solo, è buio, non lo considera nessuno.
Passa la gare con le fettucce di scorta in mano, pregando che non gliele abbiano tolte di notte.
Pensano tutti che si faccia un giro del percorso a gratis. Ma lo fa già spesso, quasi tutti i giorni.
È allenato alle alzatacce e allo stress di avere qualcuno dietro.
LA SCOPA
Pensa di andare a fare una semplice camminata in montagna, anche se questo prevede stare fuori due notti con la pioggia.
Nei mesi precedenti corre sempre sotto i 4min/km, allena la velocità. Che deve fare la scopa glielo dicono all’ultimo.
Va alle riunioni. Lo convincono che starà al ristoro.
Alla partenza ha due sacchi della spazzatura e tanta pazienza.
Pensano tutti che sia un lavoraccio. Spesso invece fa dei ristori più alcolici dell’Oktoberfest.
È allenato a strappare fettucce, finisce con due braccia enormi.
IL VOLONTARIO BRAVO
Pensa che il percorso della gara sia il più bello del mondo. Anche se corre per le discariche di Busto Arsizio. Purtroppo non ci ha pensato per primo.
Nei mesi precedenti si genuflette a qualsiasi incarico dell’organizzatore.
Non va alle riunioni. Le ospita direttamente a casa sua.
Alla partenza non c’è, guarda con gelosia quei concorrenti che vanno sui suoi sentieri.
Pensano tutti che sia l’organizzatore. Spesso invece gli piacerebbe.
È allenato a smontare e montare bancali di biscotti secchi e coca cole scadute.
IL VOLONTARIO UN TANTO AL CHILO
Pensa che il percorso sia il più bello del mondo. Finché non deve farlo lui.
Nei mesi precedenti confondeva ancora Trial e Trail. Ma poi si è comprato una moto.
È andato solo a una riunione. Quella dove si mangiava.
Alla partenza è il più carico di tutti. Di alcool.
Pensano tutti che sia qua per nobili motivi. Spesso invece vuole solo le birre di contrabbando.
Non è allenato. Va via prima dell’ultimo. Frega l’ultima maglietta buona al volontario bravo.