Ripartiamo da Fionnay a mezzanotte, non ho dormito ma ho riposato. Cielo sereno e un po’ piiù fresco del solito. Questa tappa ci riporta in Italia. Salita verso la diga del lago di Mauvoisin, alta 250 mt. Ma è buio e non si vede nulla. Per arrivare a costeggiare io lago dobbiamo attraversare un tunnell lungo e inquietante per i rumori delle acque dei vari torrenti che scorrino sotto. Il lago e lungo qualche km. Si procede sul versante destro prendeno quota e a fine lago si riscende e si risale sul lato opposto. Si scollina e si raggiunge l’ultimo rifugio in territorio svizzero, il più bello col gestore più antipatico; il tempo di un brodo caldo squisito e ripartiamo per le Crete Secche, è ormai giorno, nei tratti in pari accenniamo a qualche passo di corsa ma poi il sentiero risale deciso e la ferrata che ci aspetta sul confine e la più impegnativa di tutta la PTL.
La cresta è stretta e ci sono strapiombi su entrambi i lati, salendo ci alterniamo sui lati meno esposti, si fa per dire… siamo oltre i 3000 anche qui, la ferrata dura c.ca 1h poi si prosegue verso il Mont Gelé. Questo passaggio ha messo a dura prova tutti, è un anfiteatro, direi un ghiacciaio prosciugato, pietre a perdita d’occhio e nessun sentiero da seguire, solo la traccia gps che non è semplicissima da interpretare, tutti cercano la via in discesa in qualche modo, spesso ci troviamo di fronte a strapiombi che ci costringono a cambiare traiettoria, ci perdiamo un pomeriggio intero ma alla fine ne veniamo fuori. Si prosegue per il rifugio Champillion, prime discesa e poi risalita; qui arriva la prima e per fortuna unica grande crisi di tutta la PTL: stanchezza, mancanza di sonno, iniziano le allucinazioni visive e uditive, il rifugio è davanti a me ma non lo raggiungo mai, mi appoggio su bastoncini a vado nel mondo dei sogni, riapro gli occhi e confondo quello che vedo con quello che sogno, vaneggio, dico cose sconclusionate, Angelo con tanta pazienza mi sta accanto e piano piano piano mi aiuta a raggiungere il rifugio, il tempo di levare lo zaino e crollo nel mondo dei sogni, dormirò 2 h, mi sembrerà di rinascere poco dopo le 22 quando Angelo mi sveglia perchè dobbiamo ripartire, c’è un cancello orario ma il commisario di percorso che è li al rifugio dice che possiamo continuare. Mangio mentre viaggio, notti bellissime, stelle infinite, poche ore e siamo alla base vita di Saint Rhemy. Ci cambiamo, mangiamo e dormiamo ancora un’oretta. È giorno, un sole caldo ci accompagnerà fino al Malatrà. Percorso facile e abbastanza veloce, finalmente…
Fino a Courmayeur tutto facile sentieri scorrevoli e frequentati, ci fermiamo ogni tanto a chiacchierare con qualcuno. A Courmayeur la notizia: si attivano 3 percorsi alternativi per minaccia temporale, salta l’ultima ferrata e dal Col de la Seigne a les Chapieux incrociamo la carovana dell’UTMB, tanti, troppi… A les Chapieux c’è uno stanzone attrezzato per dormire, non metto la sveglia e alle 7:30 quando apro gli occhi nello stanzone non c’è più nessuno, sono già partiti tutti, siamo gli ultimi
Non ci perdiamo d’animo, sarà la giornata più bella di tutta la PTL, siamo riposati e rifocillati, ripartiamo veloci come mai prima sul vecchio percorso della TDS; la Croix du Bonohomme, la Sausse, la Gittaz dove ci prendiamo il lusso di una mega omelette al Bueaufort con orangina

, col de la Gittaz e poi gù a Les Contamines, poi la salita allo Chalet du Truc, altra orangina, il col du Tricot tutto d’un fiato (41’ dalla sbarra al colle!!!) il Bellevue, les Houches e la passerella finale a Chamonix.
Birra, birra e ancora birra!!
Le gambe stanno bene, lo sforzo muscolare non è poi cosìintenso, i piedi e le articolazioni un po’ meno e il ciclo del sonno è un gran casino, dopo la doccia riesco a dormire 3 h e poi mi sveglio ma rimango un po’ smarrito per tutto il giorno.
La cerimonia finale è emozionante, si aspetta l’ultimo team e poi veniamo chiamati tutti sul palco con la campana simbolo della PTL in ricordo di uno dei primi tracciatori colpito da un fulmine sul tricot in una delle prime edizioni.
Bellissima e da rifare
