Dolomiti Extreme Trail (Bl) 09-12.06.2023

Anteprime e cronache

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Questa sezione è dedicata alle anteprime e ai racconti delle gare.
Nel titolo scrivete il nome della gara, la provincia e la data di svolgimento.
Ivantaio83
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Re: Dolomiti Extreme Trail (Bl) 09-12.06.2023

Messaggio da Ivantaio83 »

Speriamo.. 🤞ma la vedo dura mi sa...
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Corry
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Re: Dolomiti Extreme Trail (Bl) 09-12.06.2023

Messaggio da Corry »

Anche io la vedo dura per quest’anno.
Bhe io ne ho dovute finire tre per vedere il Tivan e vi assicuro che ne è valsa la pena ;)
mike72
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Re: Dolomiti Extreme Trail (Bl) 09-12.06.2023

Messaggio da mike72 »

Beh, dai....mancano esattamente due settimane...se arriva un po' di caldo...in due settimane se ne scioglie di neve...spero che l'organizzazione faccia il possibile per rendere praticabile il Tivan, meteo permettendo, ovvio...è un valore aggiunto troppo importante per poter godere appieno delle meraviglie paesaggistiche della DXT...

Se l'amico Corrado (che mi pare di aver capito sia parte dell'organizzazione) riesce a darci qualche aggiornamento nei prossimi giorni...ci farebbe davvero un grande regalo!!
Io lo ringrazio in anticipo, e comunque immagino che su fb daranno notizie "ufficiali"...
Ivantaio83
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Re: Dolomiti Extreme Trail (Bl) 09-12.06.2023

Messaggio da Ivantaio83 »

Ragazzi,qualcuno vicino all'organizzazione... Ha info riguardo il percorso definitivo della 103k?
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Corry
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Re: Dolomiti Extreme Trail (Bl) 09-12.06.2023

Messaggio da Corry »

Credo stiano aspettando di avere previsioni affidabili. Non è solo la neve, con rischio temporali il Tivan non lo farete.
orsodelledolomiti
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Re: Dolomiti Extreme Trail (Bl) 09-12.06.2023

Messaggio da orsodelledolomiti »

Sinceramente dubito fortemente che farete il tivan ... Dall'ultimo post dove vedere gli atleti non è nominato il rifugio coldai... Non è ufficiale però personalmente credo che purtroppo anche quest'anno non si farà...
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Boborosso
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Re: Dolomiti Extreme Trail (Bl) 09-12.06.2023

Messaggio da Boborosso »

Bho... sulla pagina del sito, guardando il percorso in anteprima dell'app WHIP (che gestisce il live tracking), il Tivan è tagliato fuori e non si fa.
Invece dal cellulare, aprendo il live tracking, il percorso passa ancora per il Tivan.

Si vedeva la stessa situazione anche 2 giorni fa, quindi non è un problema di aggiornamento dell'ultimo minuto... vedremo.

Certo è che a livello di percorso poco cambia, dispiace per l'estetica del Tivan ma i km e il dislivello rimangono.

Non vedo l'ora di partire!!!
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Boborosso
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Re: Dolomiti Extreme Trail (Bl) 09-12.06.2023

Messaggio da Boborosso »

DXT 2023 – 103 km, 7150 D+

Questa è la prima gara che ho conosciuto quando mi sono avvicinato a questo sport nel 2017, il primo risultato uscito da Google con ricerca “corsa montagna” per un neofita. Mi sono spaventato subito, con quelle foto di paesaggi e ultratrailer preparatissimi e cazzutissimi. Ma mi sono dato un obiettivo e, grazie anche alla DXT, adesso posso essere considerato un ultratrailer, anche se magari non preparatissimo… figuriamoci cazzutissimo… ma sono un ultratrailer. Dopo 6 anni di corse e balzelli sulle cime dei monti ho voluto provarla in prima persona.

Parto venerdì dopo lavoro, arrivo a Forno di Zoldo alle 19. Durante il tragitto mi sono imbattuto in una pioggia torrenziale più volte, ma qui a Forno il clima è sereno, per ora. Vado alla zona partenza, ritiro quello che c’è da ritirare, sono un po’ emozionato: questa gara è considerata molto dura e la rispetto. Vado in macchina, mangio un piatto di pasta freddo e qualche biscotto e poi sonnecchio un’oretta durante l’attesa.
Mi cremo, mi cambio e mi sposto in zona partenza: c’è aria di festa, musica dal vivo, gente dappertutto, scambi di sensazioni, corridori agitati, alcuni fanno stretching, si entra nel cancello della partenza, lo speaker elenca i vari top-runner presenti con tanto di curriculum. Ci sono vari ultrarunner strafighi, tra tutti cito Franco Collè che al Tor des Geants 2021 mi ha dato più di 3 giorni di distacco. Presto detto, ho la mia strategia di gara: avere uno svantaggio su Franco di meno di 3 giorni. Difficile ma non impossibile, visto che bisogna terminare la gara entro 29 ore…
Si parte, mano al cellulare e faccio un video della partenza con l’obiettivo di realizzare un cortometraggio della gara. Purtroppo, come mi capita ogni volta, questa sarà l’unica ripresa che farò… il video di 13 secondi sarà bellissimo e non vedo l’ora di montarlo e pubblicarlo… mi immagino il numero di “mi dispiace” che otterrò!
C’è tanta gente che fa il tifo e siamo tutti gasatissimi, io mi sono tenuto verso la fine del gruppo di corridori, come sempre, ma nei 300 metri di attraversamento del paese sorpasso tantissimo, dando il 5 a tutti i bambini che si sporgono dalle transenne. 3 km di asfalto piatto, fatti in meno di 16 minuti… mi accorgo che sto correndo già troppo, con l’unica ansia di non farmi sorpassare da nessuno…
Si comincia a salire bene, abbiamo 1300-1400 metri di dislivello da fare in 10 km. Sorpasso ancora 2-3 persone che sono fuori posto e poi mi assesto in fila indiana. Si entra in un bosco, la salita pendente adesso si alterna a tratti di piano, il sentiero si stringe sempre più, fino a diventare un mezzo sentiero, non si può mettere un piede in parte all’altro, siamo praticamente in equilibrio su una pertica, con la montagna sulla DX e un burrone infimo sulla SX. Si corrucchia in piano, poi ci si spara 30 metri di dislivello al 40%, poi di nuovo piano, questa alternanza taglia le gambe più di una pendenza del 30% fissa. Un concorrente scivola per 2 metri dentro il burrone, per fortuna si ferma, provano ad aiutarlo ma manda a fankulo tutti in francese e torna sul sentiero da solo. Prova a superarmi 2 volte nell’ora seguente, poi si inciampa su sé stesso e lo ripasso. 3 scivolate in 1 ora possono dire tante cose e io due domande me le farei. Ma è anche il terreno che è bastardo, magari non è tutta colpa del francese.
Tratto in discesa, adesso siamo in coda, ho davanti il francese-caduco e altre 4 persone, quello davanti a tutti fa da tappo e non si riesce a sorpassare. Discesina di 10 metri D- in un ruscello, con una pendenza che sarà del 60%, poi si risale simmetricamente dall’altra parte, mi giro e vedo 50 persone in fila dietro a me. Mi butto in picchiata e supero i 5 saltando nei pietroni del ruscello e arrampicandomi velocemente. Adesso sono davanti, solo con il buio a farmi compagnia e accelero il passo, libero da ogni costrizione. Naturalmente corro solo fino alla prossima salitina, che sta poco ad arrivare: si sale ancora, non ho finito i 1300-1400 D+. Entro in una nuvola, non si vede nulla oltre ai 3 metri di distanza… mi lascio superare da un concorrente e mi attacco alle sue caviglie per far sbagliare strada a lui ed evitare l’ansia della mancanza di orientamento. Per fortuna in breve comincia a piovere e le nuvole si dissolvono.
Arrivo in cima che piove bene, c’è il primo ristoro, qui vengono offerti solo liquidi, 4 volontari sotto un telo di 150x100 cm che versano tè e bestemmiano per ridurre l’aria nei polmoni e occupare meno spazio per evitare di bagnarsi. Bevo un bicchiere di sali mentre agguanto due arachidi salati.
E riparto, sono ancora in maglietta e pantaloncini, piove ma non sento freddo anche se è l'1 di notte.
Dopo il ristoro c’è un bel saliscendi, per terra è tutto fango, scivolo più volte e una volta appoggio anche il sedere a terra. Mantenere l’equilibrio è un bell’impegno per caviglie e addominali, cerco di tenere sempre un’andatura diciamo… briosa. Non si riesce a correre ma supero qua e là. Sento aria fredda, un tuono e qualche lampo danno l’avvisaglia che non sarà una pioggerellina passeggera, mi fermo e metto l’impermeabile mentre mi superano alcune persone. Finalmente parte la discesa e, anche se il sentiero è proprio brutto, mi lancio in una corsa roccambolesca spaccagambe, supero qua e là fino al ristoro solido. Mangio salame e formaggio, vedo fagioli e lenticchie ma non c’è niente per servirsi e mangiarli, un corridore se li mette nel bicchiere di silicone e se li fa cadere così in gola, lo stesso bicchiere dove subito dopo mette cocacola… io uso un cracker come piattino e mangio un po’ di fagioli.
Riparto, sono troppo in modalità competitiva, sono passati solo 20 km e le mie gambe hanno fame di trail. Per fortuna il sentiero ritorna impossibile da correre e devo adeguarmi rallentando, procedo a skip-alto e calciata-sotto per superare rocce e radici, spesso devo mettere il piede trasversalmente in un’insenatura per non scivolare. Ogni tanto bisogna capire come si sviluppa il sentiero e che direzione prendere. Con questo tipo di sentiero è impossibile correre. A me piace molto il sentiero tecnico, ma devo dire che siamo decisamente oltre a quello che può essere definito così… è proprio un sentiero sadico, non mi sto divertendo molto. Ma procedo “spedito”. Ogni 10 km c’è un cartello che indica quanti km sono passati, a 22 km miei c’è il cartello dei 20, a 27 km miei c’è quello dei 30, capisco che i cartelli sono utili quanto quello pubblicitario dell’eurospar.
Arrivo al 30° km che sta albeggiando, non piove ormai da almeno 2 ore ma ho ancora l’impermeabile addosso, sotto ho i vestiti impregnati d’acqua e non è il caso di togliere l’impermeabile. Ristoro di passo Duran, mangio 2 piatti di minestra e riparto, qui è di nuovo pieno di fango e procedo pattinando visto che è impossibile correre. Tra un attimo dovrò fare una bella salita pendente, avrei dovuto mangiare qualcosa in più ma gli indumenti bagnati mi hanno stretto un po’ lo stomaco e mi sono limitato. Supero uno spagnolo che mi fa notare il panorama, il sole è prossimo all’alba, io dico “beautiful”, guardo le creste a ovest e vedo che al sole mancheranno almeno 20 minuti per riuscire a baciarci in faccia. Procedo.
La salita è veramente pendente, rocciosa, ci sono tratti in cui devo appoggiare il ginocchio per salire su gradini troppo alti, ad un certo punto c’è una corda per aiutarsi a superare un tratto ghiaioso e infimo.
In ogni punto difficile della gara c’era almeno un volontario, la gara è gestita in maniera impeccabile. Magari in alcuni tratti non c’erano balise, erano più rade quando non c’erano bivii (anche se a 70 km una balisa in più dà sicurezza ad un runner stanco). Adesso la salita non è molto lunga ma la pendenza è fissa sopra il 30% e preferisco spezzarla in due, mi siedo 2 minuti, mangio uno snack e guardo il sole, finalmente uscito a scaldarmi. Riparto, un volontario che mi ha visto seduto mi chiede “stai bene?”, gli dico che sono in ferie ma non lo convinco. Probabilmente ho una faccia che dice molto più di quello che vorrei.
Arrivato alla cima, mi siedo di nuovo un attimo a guardare il panorama, non passerò per questi sentieri tanto presto e il posto è veramente una figata.

Scendo, cerco di correre ma il sentiero è ancora impossibile, arrivo in un tratto tra 2 costoni di roccia, si scende in un ghiaione, sul lato c’è una corda fissa in acciaio per aiutarsi a scendere. Vedo un corridore impacciato che scende tenendosi alla corda, imprecando. Si tiene con le mani troppo in alto, come se percepisse che la pendenza sia maggiore, sembra perlomeno in ansia, se non in panico. Lo tranquillizzo, gli dico che abbiamo tutto il giorno e che la facciamo assieme. Con la compagnia di qualche frase di rito scende e finisce il tratto difficile, mi dice comunque che vuole ritirarsi, che non è giornata. In una frase unica mi riesce a raccontare tutto il suo curriculum, si dà molte arie, ho come l’impressione di aver appena conosciuto il RE-del-Trail! Che culo! Suppongo che mi racconti la sua storia per giustificarsi e dichiarare che normalmente non è così impacciato su una corda d’acciaio ma il risultato è che mi sembra una persona spocchiosa e piena di sè. Facciamo qualche km assieme e arriviamo al ristoro, mi dice che vuole ritirarsi. Io mi fermo e mi cambio, che questa maglietta bagnata rischia di spezzarmi la schiena. Tolgo l’impermeabile e il RE-del-Trail riparte da solo, provando a continuare. I volontari fanno una festa incredibile, accogliendo chiunque. Mi raggiungono i primi della gara da 55 km e da qui in poi ci sarà sempre più gente sul sentiero.
Riparto, non si salirà sul Tivan ma si scenderà per poi risalire fino a malga Pioda. Il sentiero qui è poco sentiero e molto corribile, mollo le gambe e corro come se non ci fosse un domani. L’altimetria sul pettorale è sbagliata di almeno 5 km e a 42 km arrivo ad un ristoro che presumo abusivo, invece è quello che avrei dovuto raggiungere a 47 km. E si riparte in salita, non mi sento in colpa a spezzare nuovamente la salita in due. Adesso il sentiero è bello ma le salite sono sempre grintose e preferisco non esagerare spingendo troppo. O forse sono meno forte di quello che penso, resta il fatto che mi ritrovo seduto sull’erba, con il mio snack tutto da sgranocchiare. Mi supera qualcuno, ormai non ci faccio caso, molti di quelli che incontro sono della gara di 70 km, alcuni della 55 km e pochissimi sono miei diretti concorrenti.
Arrivo in cima, mi siedo di nuovo, tolgo lo zaino e mi ciuccio un po’ di sali. Un concorrente mi prende in giro bonariamente perché mi vede di nuovo seduto, scherzo e gli dico che lo riprendo a breve in discesa. Infatti dopo 1 km lo supero in velocità e mi chiede che droghe ho assunto!
Traversa, si arriva a malga Pioda, sento che lo stomaco è un po’ in subbuglio perché sto spingendo troppo. Mangio minestra e riparto, con l’obiettivo di prenderla un po’ più con calma, sono a 46 km e in base ai miei calcoli ho almeno 2 ore di margine sul cancello di fine gara anche se rallento: posso rallentare sereno.
Si sale su una pista da sci nera, si scende su una rossa. Parto superando un tedesco scuotendo le braccia al cielo e urlando “Uiiiiiiiiiiiiiiii”, ricambia con un “Really???” e si butta in discesa rincorrendomi. Fine della pista, facciamo un paio di km assieme e poi lui se ne va, sta facendo la 73km e ha già guadagnato 2 ore sul mio ritmo (partiva 2 ore dopo e per ora è sullo stesso e identico percorso), è più veloce.
Base vita, ristoro dei 54 km, vedo il RE-del-Trail in tenuta civile che si è ritirato, lo saluto. Mangio, mi cambio, sistemo lo zaino. La prendo con calma e perdo ad occhio mezz’ora con i vari preparativi. Mi dicono che sono 137° su 267 partiti, al momento. Mi do una pacca virtuale sulla spalla. Scopro che Franco Collè si è ritirato. Ormai il mio obiettivo principale è messo in tasca, prossimo obiettivo stare sotto le 27 ore. E lunedì chiamerò la Enervit, per sapere se vogliono sponsorizzare un campione come me al posto di Franco…

Ormai ho superato la metà della gara e sono in linea con i tempi previsti. Comincio a farmi i miei soliti calcoli, che mi danno tanta soddisfazione: se ho fatto tot km in tot tempo, allora 103 km li farò in … se ho fatto tot D+… avanzo in salita mentre faccio addizioni, moltiplicazioni, derivate e fattoriali, per poi arrivare ad un valore di 17,34 che però non so se sono ore, km, minuti, Watt, Joule o Newton… Probabilmente nei miei risultati prima o poi ho scoperto anche come risolvere il problema della fame nel mondo, ma dopo 3 secondi netti dal risultato ottenuto non ricordo più cosa stavo calcolando. Bene, sono in linea e nessuno osi dire il contrario.
Di nuovo pioggia, temporale, grandine, pantano. Metto l’impermeabile e non ho paura di niente, incontro varie persone che si sono fatte cogliere dal maltempo durante una gita. Vedo una mamma con una bambina di 4 anni, si sposta ogni 10 secondi perché passa un concorrente, applaude e fa applaudire la bambina. Abbandona il sentiero fangoso spostandosi sul pendio della montagna, riesce ad avanzare 1 metro ma deve di nuovo spostarsi per il concorrente successivo. Lei non ha l’impermeabile (la bambina sì) ma sorride a tutti. Avanzo 50 metri e penso che qualcuno potrebbe darle qualcosa per ripararsi da questa pioggia battente. Penso a me, che sono sempre previdente… hei… ho un poncho usa-e-getta nello zaino… torno indietro facendo 50+2 metri (quelli che era riuscita a fare lei) e le do il mio poncho. Mi ringrazia, vorrebbe pagarmi. L’ho salutata e sono andato via più leggero (il poncho pesava più di 20 grammi) per la mia strada, con la speranza che anche altri abbiano avuto il mio stesso atteggiamento ma non avessero un poncho usa-e-getta da dare. Grandine, pozze, corro dentro le pozze tanto ho le scarpe bagnate dalla pioggia. Gli altri cercano di schivare i miei schizzi birichini. Dopo nemmeno un’ora la pioggia smette e resta il fango.
Bivio, saluto per l’ultima volta i concorrenti della 55 e 70, d’ora in poi chi incrocerò sarà della mia gara.
60 km, scambio due battute con un Ungherese, gli dico che voglio provare a correre adesso che è discesa e lo saluto. Arrivo a Zoppè in un battibaleno, scendendo prima su una strada sterrata facile e poi su un sentiero non troppo impegnativo. Ristoro, “ghemo fato il pastin? ‘O vuto?”… scavo nei miei ricordi per trovare il significato della parola “pastin” in veneto… il volontario mi fa vedere una teglia piena di carne grigliata fredda. Mi sorride anche il buco del c… Ops, volevo dire: sono contento! Strappo in due un pezzo di coscia di pollo, impaurito che il mio stomaco non gradisca, ma dopo due morsi capisco che posso tenere per me anche l’altro pezzo. Bevo una birra. Un francese mi parla in uno strano idioma che potrei chiamare “francese” e che non capisco, gli dico “je va”, lui probabilmente capisce che andiamo insieme (forse) ma io ho detto che parto… Si fa mettere un pezzo di pollo in un piatto, fa motto di sedersi e vede che io parto. E mi segue, con il piatto in una mano, i bastoncini nell’altra e l’impossibilità di portare il pollo alla bocca… io sono un po’ rincoglionito e non capisco se devo fermarmi, imbocconarlo o scappare… alla fine procedo lesto e me lo lascio alle spalle sulla salita… il prossimo tratto sarà breve e voglio arrivare al prossimo ristoro velocemente. Riparto con i miei calcoli su una strada di asfalto, speranzoso che il risultato di 17,34 si ripresenti e questa volta capisca cosa voglia dire. Arrivo al ristoro, è in un rifugio e le ragazze del rifugio sono splendide, mi danno una minestra di brodo con un pezzo di carne di manzo lesso dentro, starei qui una vita, con la frutta in dotazione hanno fatto una boccia enorme di macedonia. Ma mi trattengo e riparto, che l’obiettivo di 27 ore è quasi sereno, ma potrei chiudere in 26 ore e mezza magari…
Il sentiero è poco battuto e non si capisce dove salire, sbaglio sentiero e scambio due imprecazioni assieme ad un altro concorrente, cerchiamo di individuare il sentiero nel mezzo di pigne, ruscelli, rami rotti. Lui mi dice che mi ha conosciuto in un forum e io scopro di averlo conosciuto al Tor des Geants 2 anni prima, com’è piccolo il mondo. Sta cercando di riprendere il ritmo dopo 2 ore in cui ha arrancato, lo saluto cercando di staccarlo… se ce la faccio…
Adesso raggiungerò il punto più alto della gara. L’altimetria del pettorale fa pena, quella che mi sono stampato io è più fedele e seguo quella. Arrivo in cima, c’è una traversata. Adesso dovrei scendere, invece la cima non è questa e devo ancora salire un pezzo fino al monte Rite, purtroppo orientarsi su un grafico di 10 cm non è facile, ma ormai il monte è qui davanti, vedo più o meno la cima e non mi perdo d’animo. Un concorrente cerca di staccarmi ma lo seguo a ruota fino al punto più alto. C’è un fotografo, scambio una frase di rito e lui comincia a raccontarmi la sua vita, mi sembra corretto ascoltarlo visto che è qui per noi, a prendere il vento freddo della cima senza un riparo. Riparto sapendo ormai che l’altro concorrente ormai non lo prenderò più.
Mentre smessaggio arrivano altri 2 concorrenti, uno è quello che avevo staccato a inizio salita, che sembra essere tornato in piena forma. Accelerano il passo e io provo a non farmi superare. Discesa su strada e poi diventa sentiero con pendenza 10%. 5 km di sentiero pendente sempre allo stesso modo, terra battuta alternata da radici e sassi. Il sentiero che io preferisco! Cerco di staccare i due inseguitori e aumento. Uno dei due pian piano rallenta e rimane indietro, l’altro coglie la sfida e comincia a tallonarmi. E io aumento ancora! Superiamo assieme 5 corridori, uno prima e uno dopo. Dopo qualche tornante non lo vedo più, un po’ mi dispiace e rallento ad aspettarlo senza farmi capire. Quando mi ha quasi raggiunto torno ad accelerare e tengo il suo passo. Arriviamo all’asfalto, gli faccio i complimenti e intavoliamo qualche chiacchiera. Arriviamo al ristoro di Forcella Cibiana in 5 minuti che siamo già best-friends. Mangiamo qualcosa e “se vuoi andare, vai”, “no, no, se vuoi tu…” e così saldiamo il nostro rapporto, praticamente abbiamo deciso di fare il resto della gara assieme, alla maniera dei trailers.
Si parte, il cielo comincia a borbottare, sembra che arrivi un altro temporale. Piove e rimbomba, ogni tuono dura almeno 20 secondi e sembra che più avanti peggiori. Sento dentro di me la voce di mia moglie che dice “se c’è un temporale, tu ti fermi al riparo, vero?”. Penso che forse adesso sarebbe il caso di ascoltare mia moglie. Dico al mio nuovo compagno di viaggio che mi fermo nel sottobosco per sicurezza, mi siedo e mi guarda perplesso, non vuole avanzare, non vuole sedersi. Ci supera uno e ci guarda perplesso. Tutta questa perplessitudine mi dà un po’ fastidio… e comincio anche a ghiacciarmi, visto che sono fermo sotto la pioggia battente. Dai… andiamo, meglio morire folgorati che assiderati… Saliamo veloci, per riscaldarci.
Non riesco a guardare in alto, da quanto batte la pioggia. Alzo la testa ogni 20 metri per orientarmi, poi chino lo sguardo sul sentiero per evitare la pioggia in faccia. Scolliniamo questo colle e ci buttiamo in discesa, ormai restano 2 colli ancora da fare, 15-16 km al traguardo. Forse le 26 ore e mezza sono alla mia portata.
1 km di discesa, vediamo 5 persone che si sbracciano venendoci incontro: “Gara sospesa!!”
Cosa?
Un po’ di confusione, non capisco
Le mie gambe ci arrivano prima di me, gioiscono
La gara è sospesa per brutto tempo, non si può continuare. Ci accompagneranno ad una baita dove verranno a prenderci con una Jeep.
Cacchio… Non so bene cosa devo fare… blocco l’orologio? Ci sono alternative? Devo essere contento o incacchiato?
Dico al volontario che va bene, giro i tacchi e lo seguo. Ma non sono ancora convinto. Ci metto almeno 5 minuti per incassare la notizia, anche se scherzo e rido con chi mi è vicino. Poi incontro un altro concorrente a cui diamo la notizia, questo si incacchia proprio “io vado avanti lo stesso”, “io vado avanti per un’altra strada”, non è giusto!” e qui capisco che l’atteggiamento corretto è l’accettazione della decisione presa dall’alto. Cerco di tranquillizzarlo. Mi dice “manca poco, non è giusto che ci fermino”, io gli rispondo “hai ragione, e cosa dovrei dire io, che ero fra i primi 3?”. Non capisce se lo sto prendendo per il culo o se lo sto rincuorando. Decide di ignorarmi, un altro concorrente si avvicina ridacchiando alla mia battuta. Siamo una decina, divisi in due fazioni, gli imprecatori e i cazzoni. Arriviamo al rifugio, quello della Jeep dice “porto via prima i più infreddoliti”, laddove più infreddoliti vuol dire più rompico…ni. Senza un attimo di esitazione entro nel rifugio, dove non piove e non c’è vento e aspetto il turno di dopo. Ci ritroviamo tutti quelli del gruppo dei cazzoni, ci cambiamo con quel po’ di indumenti asciutti che abbiamo nello zaino, scambiamo due battute. Siamo sereni, ormai qualcun altro vedrà di noi. Il volontario rimasto con noi è un po’ imbarazzato, cerchiamo di fargli capire che ha tutta la nostra stima.
Da quel che si è capito, il soccorso alpino ha bloccato tutta la gara, senza chiedere pareri all’organizzazione. L’ha bloccata perché al 90° km c’era un tratto brutto, che se fatto al buio e con il temporale era molto pericoloso. Io sarei passato con la luce, altri erano già passati. Ma ha bloccato tutto. Fare polemica serve? No. Amen. Il soccorso alpino aveva un bottone a disposizione e il potere per schiacciarlo. Ha deciso così.
Dopo 25 minuti vengono a prenderci. Ci stivano nel portabagagli della Jeep, 5 persone che hanno corso 85-90 km bagnati e piegati. Strada di montagna con buche enormi. Salti, buche, botte, crampi, risate. Ci stiamo pisciando addosso dal ridere, a ogni botta ridiamo più forte.
Arriviamo al ristoro di Cibiana. Ci dicono che dobbiamo aspettare qui, la navetta è pronta ma parte quando è piena. Ci fanno entrare, stufa accesa, birra, roba da mangiare. Posso stare qui una vita. Ci sono anche delle brandine. Ognuno di noi va a sedersi in un angolo diverso, adesso abbiamo poca voglia di socializzare, siamo stanchi.
Dopo almeno 30 minuti ci caricano sulla navetta e partiamo, coperta sulle gambe come gli anziani. Il pilota (il termine è stato scelto con criterio…) ci porta a Forno di Zoldo facendo i tornanti sotto la pioggia a 200 km/h, mentre risponde al telefono. E’ l’organizzazione che gli dice che deve scaricarci sotto la pioggia a 20 metri dall’arrivo. In questo modo verremo chippati, così i punti ITRA saranno comunque validi e sapranno se uno è arrivato o è ancora in giro per i monti. Chiedo se possiamo passare sotto l’arco direttamente con il furgone, ma sembra di no…
Incrociamo gente incosciente che sta correndo al buio, sull’asfalto e fuori dal percorso di gara, perché vogliono finirla. Il nostro pilota si ferma, li manda a quel paese e riparte senza riuscire a convincerli a salire.
Forno di Zoldo, scendiamo dal furgone, per bagnarci ancora. Camminiamo verso il traguardo tutti assieme, ho la forza per urlare mentre passo sotto l’arco. E rido.
87 km e 6000 D+

In 2 ore l’organizzazione è riuscita a recuperare tutte le persone disperse in giro per i monti. Il numero di volontari e la capacità di risolvere una situazione del genere è lodevole.
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augusto losio
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Re: Dolomiti Extreme Trail (Bl) 09-12.06.2023

Messaggio da augusto losio »

sei un cretino, alla fine quando hai scritto del "pilota" ho riso sputando sullo schermo del compù aziendale.
mi spiace e non sapevo dello stop alla gara.
ma non preoccuparti: a brevissimo ti morderai i diti dei piedi per ciò, e maledirai le maledizioni che non scagliasti.
augh, ho detto.
Krapotkin
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Re: Dolomiti Extreme Trail (Bl) 09-12.06.2023

Messaggio da Krapotkin »

Letto d'un fiato!! 8-)

Si conferma la candidatura di Boborosso al premio Pulitzer per la categoria "racconti di gare inutili"

:lol:
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