Confermo quanto detto da Martin che devo ringraziare per l’ottima compagnia.
La partenza del Dret non è alla base vita di Gressoney ma in mezzo ad un campo, solo alcuni tendoni per ripararsi o in caso di mal tempo.Il problema è che la navetta arriva alle quattro e mezza e la partenza è alle nove. Consiglio a chi lo vorrà fare di farsi accompagnare e di prendere una stanza a Gressoney prima e a Courmayeur dopo.
Partenza in piano e si corre, Pinter lo conoscevo dal Tor, certo fatto in partenza e con altri ritmi è tutta un’altra cosa. In salita mi accodo ad una ragazza che non molla un metro e in discesa si spinge abbastanza, cerco di non esagerare e tanti mi superano. Si arriva in fretta a Champoluc.
Durante la salita al Tournalin ho un dejavou, mi sembra di avere lo stesso sonno del Tor, non è possibile, sono appena partito, eppure probabilmente il mio corpo si ricorda di come ero passato qui, soprattutto nel 2018 e si rifiuta di reagire. Per fortuna al ristoro mi faccio un bel piatto di pastina tremendamente salata e soprattutto mi bevo un bel caffè e vado in bagno.
Perdo tanto tempo ma mi riprendo bene e passo indenne a abbastanza veloce Nannaz e Des Fontaines. Arrivo a Valtournenche alle cinque con ben tre ore sul cancello. Eppure avevano detto che erano stretti. Non mi sembra. Ma da qui in poi mi ricrederò.
Tor Des Geants (Ao) 08-14.09.2024
Moderatore: maudellevette
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Questa sezione è dedicata alle anteprime e ai racconti delle gare.
Nel titolo scrivete il nome della gara, la provincia e la data di svolgimento.
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Re: Tor Des Geants (Ao) 10-16.09.2023
Alla base vita decido di fare veloce, un bel piatto di riso in insalata e via. Tattica Tor si va direttamente al Barmasse. Sono pronto. Sento un rumore tremendo che arriva dal telone che fa da tetto della base vita. Non può essere pioggia, hanno detto che la notte sarà asciutta e puoi è troppo forte. Non faccio in tempo a pensarlo che sento un tuono fortissimo.
Piano B mi sdraio e mi faccio un microsonno. Mi sveglio e piove ancora forte. Piano C, mangio ancora. Piove forte. Alle sei smette, esco ma dopo duecento metri il diluvio. Mi fermo sotto una tettoia e mi metto anche i pantaloni in goretex, riparto dopo una ventina di minuti.
Al Barmasse lascio i bastoncini fuori, pit stop veloce con the e biscotti. Quando esco i bastoncini non ci sono più. Chiedo a tutti quelli dentro, nessuno li ha scambiati, faccio una selezione e alla fine ne trovò un paio che non sono di nessuno ma sono più corti e di un colore diverso, sono perplesso, richiedo, non sono di nessuno. Parto veloce e cerco di recuperare in discesa, chiedo a uno, poi ad un altro, poi ad un altro ancora. “Questi sono tuoi?” “Non so.” “Ma come no so? Fammi vedere quelli che hai” Guardo bene, i miei hanno un buchetto sull’impugnatura, sono quelli. “Ma guarda che ti sei sbagliato, questi sono i miei, quelli che ho io sono tuoi giusto?” “Bho” “ma come? Guardali bene!” “Ah sì forse, sai li ho comprati poco prima della gara” mi sa che è completamente tuonato, glielo lascio e vado via veloce.
Il tratto successivo che porta a Godza è molto noioso e si rimette a piovere forte, arriviamo ad un ristoro fuori da un rifugio, non hanno nulla di caldo, li lascio lì ed entro. Ordino Coca-Cola e torta e mi metto vicino alla stufa. Riesco a scaldarmi e riparto.
Al Magia mangio e vado in bagno ancora, la pancia non si è sistemata, uscendo ritrovo Martin e facciamo la salita a poca distanza l’uno dall’altro. Il tratto verso il Cuney, fatto di giorno è tutta un’altra cosa rispetto al Tor. Passa veloce ed è gradevole. Mi fermo, mangio ma devo andare ancora in bagno. Martin mi precede ma lo riprendo andando al Clermont. Questo bivacco per me è magico, nel 2018 mi era apparso nel bel mezzo di un temporale, salvandomi la gara. Anche l’anno scorso me lo ero goduto. È piccolo ma i volontari sono fantastici e la cucina è ottima. Purtroppo non hanno la polenta ma mangio pane rustico con moccetta e formaggio, oltre ad un buon caffè. Esco che sono carico molla! Supero tre concorrenti ma mi devo fermare a togliermi goretex e pantaloni. Riparto a tutta ma mi rifermo per mettermi gli auricolari che cadono in mezzo ai mirtilli. Bestemmie in aramaico. Quasi impossibile ritrovarli. Ne vedo uno ma l’altro non c’è. Dopo cinque minuti sto per ripartire ma un concorrente si offre di aiutarmi a cercarlo. Basta il gesto per calmarmi e lo ritrovo. Parto a cannone. Troppo veloce, supero una decina di persone, la discesa però è lunghissima, trovo uno che cammina con un passo incredibile. Provo ad imitarlo e mi stacca, corro e non riesco a superarlo. Ma come fa!? Arrivati ad Oyace ci fanno fare una deviazione assurda con tanto di risalita ripida alla base vita. Il mio obbiettivo era arrivare per le sei, sono le 17’45. Mangio e mi cambio con calma. Arriva Martin, vuole ritirarsi. Cerco di convincerlo ma non ci riesco. Il cancello è alle 20 in uscita. Mai in vita mia sono stato ad un’ora e mezza da un cancello a metà di una gara così lunga. Sono un pochino in ansia. Alle 18’30 devo andare.
Piano B mi sdraio e mi faccio un microsonno. Mi sveglio e piove ancora forte. Piano C, mangio ancora. Piove forte. Alle sei smette, esco ma dopo duecento metri il diluvio. Mi fermo sotto una tettoia e mi metto anche i pantaloni in goretex, riparto dopo una ventina di minuti.
Al Barmasse lascio i bastoncini fuori, pit stop veloce con the e biscotti. Quando esco i bastoncini non ci sono più. Chiedo a tutti quelli dentro, nessuno li ha scambiati, faccio una selezione e alla fine ne trovò un paio che non sono di nessuno ma sono più corti e di un colore diverso, sono perplesso, richiedo, non sono di nessuno. Parto veloce e cerco di recuperare in discesa, chiedo a uno, poi ad un altro, poi ad un altro ancora. “Questi sono tuoi?” “Non so.” “Ma come no so? Fammi vedere quelli che hai” Guardo bene, i miei hanno un buchetto sull’impugnatura, sono quelli. “Ma guarda che ti sei sbagliato, questi sono i miei, quelli che ho io sono tuoi giusto?” “Bho” “ma come? Guardali bene!” “Ah sì forse, sai li ho comprati poco prima della gara” mi sa che è completamente tuonato, glielo lascio e vado via veloce.
Il tratto successivo che porta a Godza è molto noioso e si rimette a piovere forte, arriviamo ad un ristoro fuori da un rifugio, non hanno nulla di caldo, li lascio lì ed entro. Ordino Coca-Cola e torta e mi metto vicino alla stufa. Riesco a scaldarmi e riparto.
Al Magia mangio e vado in bagno ancora, la pancia non si è sistemata, uscendo ritrovo Martin e facciamo la salita a poca distanza l’uno dall’altro. Il tratto verso il Cuney, fatto di giorno è tutta un’altra cosa rispetto al Tor. Passa veloce ed è gradevole. Mi fermo, mangio ma devo andare ancora in bagno. Martin mi precede ma lo riprendo andando al Clermont. Questo bivacco per me è magico, nel 2018 mi era apparso nel bel mezzo di un temporale, salvandomi la gara. Anche l’anno scorso me lo ero goduto. È piccolo ma i volontari sono fantastici e la cucina è ottima. Purtroppo non hanno la polenta ma mangio pane rustico con moccetta e formaggio, oltre ad un buon caffè. Esco che sono carico molla! Supero tre concorrenti ma mi devo fermare a togliermi goretex e pantaloni. Riparto a tutta ma mi rifermo per mettermi gli auricolari che cadono in mezzo ai mirtilli. Bestemmie in aramaico. Quasi impossibile ritrovarli. Ne vedo uno ma l’altro non c’è. Dopo cinque minuti sto per ripartire ma un concorrente si offre di aiutarmi a cercarlo. Basta il gesto per calmarmi e lo ritrovo. Parto a cannone. Troppo veloce, supero una decina di persone, la discesa però è lunghissima, trovo uno che cammina con un passo incredibile. Provo ad imitarlo e mi stacca, corro e non riesco a superarlo. Ma come fa!? Arrivati ad Oyace ci fanno fare una deviazione assurda con tanto di risalita ripida alla base vita. Il mio obbiettivo era arrivare per le sei, sono le 17’45. Mangio e mi cambio con calma. Arriva Martin, vuole ritirarsi. Cerco di convincerlo ma non ci riesco. Il cancello è alle 20 in uscita. Mai in vita mia sono stato ad un’ora e mezza da un cancello a metà di una gara così lunga. Sono un pochino in ansia. Alle 18’30 devo andare.
Re: Tor Des Geants (Ao) 10-16.09.2023
Se ne era già ho parlato nel Fantatrail, sembra che abbiano “spoilerato” la notizia Torri e De Gasperi durante la diretta dell’UTMB. In effetti come ho scritto ha percorso varie tappe del Tor durante il suo svolgimento.
Re: Tor Des Geants (Ao) 10-16.09.2023
Senza nulla togliere al buon vecchio collè...
D'HAENE potrebbe fare un record pazzesco
D'HAENE potrebbe fare un record pazzesco
Re: Tor Des Geants (Ao) 10-16.09.2023
intanto deve arrivare in fondo, fatto non scontato neppure per Collè.
Certamente arriverà (se arriverà) alla partenza preparato a puntino. Poi il suo destino lo deciderà il TOR
Certamente arriverà (se arriverà) alla partenza preparato a puntino. Poi il suo destino lo deciderà il TOR
Re: Tor Des Geants (Ao) 10-16.09.2023
Sante parole....intanto vediamo se arriva alla partenza....poi sicuramente sarà spettacolo...speriamo...
Re: Tor Des Geants (Ao) 10-16.09.2023
D'accordissimo, non è scontato primo che arrivi in fondo, secondo che lo batta.
La cosa per me molto più importante, se confermasse la partecipazione, sarebbe il salto di qualità dei partecipanti "Top". Senza nulla togliere a Collè, mediaticamente e di conseguenza economicamente, cambierebbe molto. Potrebbero arrivare altri Campioni di livello mondiale. Speriamo che i vantaggi siano per tutti, concorrenti tapascioni, volontari e pubblico.
Re: Tor Des Geants (Ao) 10-16.09.2023
dai, Corrado, per favore, prosegui il raccontoCorry ha scritto: ↑23/09/2023, 13:27 Alla base vita decido di fare veloce, un bel piatto di riso in insalata e via. Tattica Tor si va direttamente al Barmasse. Sono pronto. Sento un rumore tremendo che arriva dal telone che fa da tetto della base vita. Non può essere pioggia, hanno detto che la notte sarà asciutta e puoi è troppo forte. Non faccio in tempo a pensarlo che sento un tuono fortissimo.
Piano B mi sdraio e mi faccio un microsonno. Mi sveglio e piove ancora forte. Piano C, mangio ancora. Piove forte. Alle sei smette, esco ma dopo duecento metri il diluvio. Mi fermo sotto una tettoia e mi metto anche i pantaloni in goretex, riparto dopo una ventina di minuti.
Al Barmasse lascio i bastoncini fuori, pit stop veloce con the e biscotti. Quando esco i bastoncini non ci sono più. Chiedo a tutti quelli dentro, nessuno li ha scambiati, faccio una selezione e alla fine ne trovò un paio che non sono di nessuno ma sono più corti e di un colore diverso, sono perplesso, richiedo, non sono di nessuno. Parto veloce e cerco di recuperare in discesa, chiedo a uno, poi ad un altro, poi ad un altro ancora. “Questi sono tuoi?” “Non so.” “Ma come no so? Fammi vedere quelli che hai” Guardo bene, i miei hanno un buchetto sull’impugnatura, sono quelli. “Ma guarda che ti sei sbagliato, questi sono i miei, quelli che ho io sono tuoi giusto?” “Bho” “ma come? Guardali bene!” “Ah sì forse, sai li ho comprati poco prima della gara” mi sa che è completamente tuonato, glielo lascio e vado via veloce.
Il tratto successivo che porta a Godza è molto noioso e si rimette a piovere forte, arriviamo ad un ristoro fuori da un rifugio, non hanno nulla di caldo, li lascio lì ed entro. Ordino Coca-Cola e torta e mi metto vicino alla stufa. Riesco a scaldarmi e riparto.
Al Magia mangio e vado in bagno ancora, la pancia non si è sistemata, uscendo ritrovo Martin e facciamo la salita a poca distanza l’uno dall’altro. Il tratto verso il Cuney, fatto di giorno è tutta un’altra cosa rispetto al Tor. Passa veloce ed è gradevole. Mi fermo, mangio ma devo andare ancora in bagno. Martin mi precede ma lo riprendo andando al Clermont. Questo bivacco per me è magico, nel 2018 mi era apparso nel bel mezzo di un temporale, salvandomi la gara. Anche l’anno scorso me lo ero goduto. È piccolo ma i volontari sono fantastici e la cucina è ottima. Purtroppo non hanno la polenta ma mangio pane rustico con moccetta e formaggio, oltre ad un buon caffè. Esco che sono carico molla! Supero tre concorrenti ma mi devo fermare a togliermi goretex e pantaloni. Riparto a tutta ma mi rifermo per mettermi gli auricolari che cadono in mezzo ai mirtilli. Bestemmie in aramaico. Quasi impossibile ritrovarli. Ne vedo uno ma l’altro non c’è. Dopo cinque minuti sto per ripartire ma un concorrente si offre di aiutarmi a cercarlo. Basta il gesto per calmarmi e lo ritrovo. Parto a cannone. Troppo veloce, supero una decina di persone, la discesa però è lunghissima, trovo uno che cammina con un passo incredibile. Provo ad imitarlo e mi stacca, corro e non riesco a superarlo. Ma come fa!? Arrivati ad Oyace ci fanno fare una deviazione assurda con tanto di risalita ripida alla base vita. Il mio obbiettivo era arrivare per le sei, sono le 17’45. Mangio e mi cambio con calma. Arriva Martin, vuole ritirarsi. Cerco di convincerlo ma non ci riesco. Il cancello è alle 20 in uscita. Mai in vita mia sono stato ad un’ora e mezza da un cancello a metà di una gara così lunga. Sono un pochino in ansia. Alle 18’30 devo andare.
Re: Tor Des Geants (Ao) 10-16.09.2023
La salita al Col Brison la faccio piano ma sto abbastanza bene. Stranamente questi colli mi sembrano più lunghi di quando li ho fatti al Tor. So bene che è un inganno della mia mente ma inconsciamente pesa tanto.
Il cancello di Ollomont è a mezzanotte e in gruppo qualcuno è preoccupato. Io pensavo che, causa frana, non ci facessero andare fino in cima ma quando un volontario al ristoro ci indica la luce lontanissima del passo, capisco che comunque andremo parecchio in alto, stimo 2’500 e non mi sbaglierò di molto.
Non so perché ma mia testa ha completamente cancellato la discesa su Ollomont. Credo di essere sceso tranquillamente in gruppo ma non avendo riferimenti con gli altri anni non lo posso assicurare. Sicuramente ho pagato il primo tratto allegro della discesa da Vezzonas e le gambe non sono più così elastiche. Meglio non esagerare. Probabilmente sbaglio qualcosa, mi ricordo di aver mangiato ma sicuramente non abbastanza. Il ristoro a Ollomont è freddo e ho la nausea, asciughiamo le giacche sul bocchettone dell’aria del capannone, un’infermiera insiste per visitarmi ma io ho paura che mi fermi e rifiuto. Mangio un po’ di pastina e esco con Guido, che ormai sta con me da parecchio tempo. Continuavo a pensare che la salita al rifugio Champillon fosse veloce e probabilmente, complice anche il fatto di avere solo un’ora e mezza sul cancello, ho fatto tutto troppo in fretta. Mi aspettavo che, come in tutte le altre gare, con il passare dei chilometri i cancelli diventassero più larghi ma invece questo è davvero tiratissimo. Soprattutto in caso di brutto tempo.
Dopo metà salita inizio ad avere ancora nausea, mi sembra infinita e in effetti lo è perché ci ho messo solo pochi minuti in meno del 2018 al Tor. In vista del rifugio ho conati di vomito a vuoto. So che non ci posso fare nulla e continuo piano. Guido mi aspetta e gli sarò riconoscente. Entro al ristoro, vedo davvero tante facce stralunate, ho anche freddo e provo a mangiare qualcosa mettendomi vicino alla stufa.
Non va giù niente. Guido prova a dormire. Allora entro a rifugio e ordino una Coca-Cola. Metà la riesco a bere e metà la metto nella borraccia. So bene che se mi fermassi ancora mi raffredderei troppo e allora parto piano per il colle.
La strada di lucine che indicano la via per la cima è psichedelica. È tutto bellissimo, peccato stare così male. Trotterello in discesa senza però mai fermarmi e finalmente riesco a prendere un gel che mi permetterà di arrivare a Ponteille.
Ordino un piatto di polenta. Devo assolutamente mangiare. Un piccolo cucchiaio e un sorso di acqua frizzante alla volta. All’inizio è difficile ma poi migliora. La finisco tutta e addirittura riesco a prendere anche un po’ di moccetta. Ringrazio tantissimo questi splendidi volontari e riparto con Guido che nel frattempo mi ha raggiunto.
Il cancello di Ollomont è a mezzanotte e in gruppo qualcuno è preoccupato. Io pensavo che, causa frana, non ci facessero andare fino in cima ma quando un volontario al ristoro ci indica la luce lontanissima del passo, capisco che comunque andremo parecchio in alto, stimo 2’500 e non mi sbaglierò di molto.
Non so perché ma mia testa ha completamente cancellato la discesa su Ollomont. Credo di essere sceso tranquillamente in gruppo ma non avendo riferimenti con gli altri anni non lo posso assicurare. Sicuramente ho pagato il primo tratto allegro della discesa da Vezzonas e le gambe non sono più così elastiche. Meglio non esagerare. Probabilmente sbaglio qualcosa, mi ricordo di aver mangiato ma sicuramente non abbastanza. Il ristoro a Ollomont è freddo e ho la nausea, asciughiamo le giacche sul bocchettone dell’aria del capannone, un’infermiera insiste per visitarmi ma io ho paura che mi fermi e rifiuto. Mangio un po’ di pastina e esco con Guido, che ormai sta con me da parecchio tempo. Continuavo a pensare che la salita al rifugio Champillon fosse veloce e probabilmente, complice anche il fatto di avere solo un’ora e mezza sul cancello, ho fatto tutto troppo in fretta. Mi aspettavo che, come in tutte le altre gare, con il passare dei chilometri i cancelli diventassero più larghi ma invece questo è davvero tiratissimo. Soprattutto in caso di brutto tempo.
Dopo metà salita inizio ad avere ancora nausea, mi sembra infinita e in effetti lo è perché ci ho messo solo pochi minuti in meno del 2018 al Tor. In vista del rifugio ho conati di vomito a vuoto. So che non ci posso fare nulla e continuo piano. Guido mi aspetta e gli sarò riconoscente. Entro al ristoro, vedo davvero tante facce stralunate, ho anche freddo e provo a mangiare qualcosa mettendomi vicino alla stufa.
Non va giù niente. Guido prova a dormire. Allora entro a rifugio e ordino una Coca-Cola. Metà la riesco a bere e metà la metto nella borraccia. So bene che se mi fermassi ancora mi raffredderei troppo e allora parto piano per il colle.
La strada di lucine che indicano la via per la cima è psichedelica. È tutto bellissimo, peccato stare così male. Trotterello in discesa senza però mai fermarmi e finalmente riesco a prendere un gel che mi permetterà di arrivare a Ponteille.
Ordino un piatto di polenta. Devo assolutamente mangiare. Un piccolo cucchiaio e un sorso di acqua frizzante alla volta. All’inizio è difficile ma poi migliora. La finisco tutta e addirittura riesco a prendere anche un po’ di moccetta. Ringrazio tantissimo questi splendidi volontari e riparto con Guido che nel frattempo mi ha raggiunto.