The WALL

di Carla Putzu

Psicologa Psicoterapeuta e Neuropsicologa

@CarlaPutzuSportsPsychologist

https://www.facebook.com/CarlaPutzuSportsPsychologist/

 

In inglese si dice “Hit the Wall” e significa arrivare al punto di rottura, superare il limite, andare a sbattere contro il muro insormontabile della fatica. Negli sport di resistenza è un’esperienza comunemente diffusa (secondo le ricerche accade per oltre il 50 percento dei maratoneti).

Eppure questo muro in fin dei conti viene anche spesso superato. Come fanno i runners che corrono una maratona, ad esempio, a vincere gli ostacoli imposti dalla fatica estrema?

È possibile prevedere accuratamente l’insorgenza della fatica solo attraverso la percezione dello sforzo, il quale è a sua volta determinato e influenzato da diverse variabili: le caratteristiche individuali; il grado di esperienza maturata sullo specifico compito che stiamo affrontando; l’intensità, la durata e le caratteristiche intrinseche all’esercizio fisico; le condizioni esterne contingenti alla prestazione, come la temperatura, le condizioni ambientali e infine le strategie cognitive utilizzate.

Alcune importanti ricerche condotte sui maratoneti si sono concentrate proprio sullo studio delle strategie cognitive dei runners, durante l’esperienza della corsa di una maratona. Ognuno di noi mette in atto, più o meno consapevolmente delle tecniche mentali per cercare di fronteggiare i momenti di crisi: c’è chi ascolta la musica, chi si concentra sul respiro, chi solo sull’ambiente, cercando di non ascoltare i fastidiosi segnali che provengono dal proprio corpo. È interessante a questo proposito sapere che esistono strategie buone e altre meno efficaci, o meglio: esiste il momento buono per ciascun tipo di strategia!

Immaginiamo di suddividere queste tecniche in due tipologie: associative e dissociative e di fare altrettanto con l’ambiente, quello esterno e quello interno, cioè il nostro organismo. Ecco, dalla combinazione di queste forze in gioco nascono le differenti possibilità di affrontare la fatica e di gestire volontariamente le risorse a nostra disposizione, nel modo più efficace.

Intuitivamente si potrebbe essere indotti a pensare che strategie dissociative, ovvero di “distrazione” siano quelle che ci consentiranno di non imbatterci nel muro. Ma non è così. Proviamo a pensare cosa succederebbe se, assorti o distratti in modo eccessivo dovessimo smettere di monitorare il nostro livello di sforzo, i parametri fisiologici legati ad esso, come la frequenza cardiaca, quella respiratoria, il dolore o la sete, la fame. O viceversa, se troppo attenti a concentrarci sul respiro e impegnati ad ascoltare ogni segnale di dolore, ogni incremento di battito cardiaco, perdessimo di vista il ritmo della nostra andatura, la strada già percorsa e quella da affrontare, le condizioni esterne, i tempi intermedi.

Affinché la nostra gara sia condotta con consapevole precisione sarà necessario alternare momenti di monitoraggio della nostra macchina, per evitare le crisi, dovute al sovraccarico, o all’esaurirsi delle riserve energetiche, a momenti in cui dovremo contrastare il pericoloso potere distruttivo che l’attenzione ai sintomi porta con sé, in quanto in grado di ingigantirli. I runners non professionisti che hanno incontrato il muro in maratona, hanno dichiarato di utilizzare maggiormente le tecniche dissociative interne, cioè la tendenza a ignorare le sensazioni fisiche in modo eccessivo, nel tentativo di distrarsi.

È chiaro che diventa necessario un addestramento alle tecniche dissociative e associative, al monitoraggio dei parametri fisiologici, finalizzato alla verifica di efficienza del corridore, alle strategie di autoregolazione, di attenzione e immaginazione del percorso di gara, al dialogo positivo interno, alla definizione degli obiettivi intermedi. Tutte queste abilità, infatti, non possono essere improvvisate al momento, ma studiate nei dettagli, e perfezionate proprio durante gli allenamenti tecnici, affiancandoli.

È indispensabile allenare la mente a sfruttare tutte le proprie risorse, utili all’obiettivo, tanto quanto lo è allenare il proprio corpo all’esercizio fisico: è così che i top runners ottengono prestazioni eccellenti!