Alpine Connections - Parte I

SPECIALE Alpine Connections di Kilian Jornet

a cura della Redazione

 

Parte I - Alpine Connections: l’exploit psico-fisico

di Diego Trabucchi

 

Vorremmo qui provare a capire che cosa significa l’impresa di Kilian, da un punto di vista sportivo, prima ancora che alpinistico o umano. Non ci chiederemo il perché di questo progetto e non faremo paragoni con le avventure di altri alpinisti; non ne abbiamo le competenze e non è questo il luogo, ammesso che abbia senso fare tali paragoni.

 

2 Alpine connections stage 3 Nick Madelson1

© Nick Danielson

 

Partiamo dai dati, nudi e crudi, come riportati dai bollettini pubblicati sui social da Kilian e dallo staff che lo supporta.

  • Distanza percorsa: 1206,97 km
  • Numero di cime oltre i 4000m di quota: 82
  • Tempo effettivo di attività: 267 ore 45 minuti 16 secondi
  • Durata dell’attività: 450 ore 31 minuti 20 secondi (circa 19 giorni)
  • Giorni di riposo: 1
  • Dislivello positivo cumulato: 75.344 m
  • Calorie bruciate: oltre 108.000
  • Quantità di sonno giornaliero, in media: 5 ore 17 minuti

Il dato che stupisce di meno è la distanza totale: poco significativa, considerato che alcune centinaia di chilometri si riferiscono ai tragitti in bici da corsa che, per quanto lunghi, hanno impegnato solo il 13% del tempo totale.
Il tempo è forse la prima misura significativa, in quanto il concatenamento degli 82 quattromila è stato completato in soli 19 giorni, pertanto significa che Kilian ha corso, camminato, scalato o (in misura minore) pedalato in media 15 ore al giorno per 19 giorni consecutivi, salvo un giorno di riposo preso per maltempo.

 

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© Noa Barrau

 

Come è stato possibile mantenere un tale sforzo, così a lungo e per così tanti giorni? Esaminando il tracciato cardio visibile sul profilo Strava dell’atleta, si nota come nei tratti di montagna le pulsazioni cardiache siano abbastanza stabili, con valori tra i 100 ed i 120 battiti al minuto, a seconda dei tratti e dei momenti; tale livello di sforzo corrisponde ad un impegno medio basso, che Kilian definirebbe “in Zona 1 o 2”. Nel mondo dello sport, viene spontaneo il paragone con il ciclismo delle grandi corse a tappe; un ciclista professionista al Giro d’Italia o al Tour de France è infatti impegnato per circa tre settimane - che includono alcuni giorni di riposo - e per la maggior parte del tempo è impegnato in uno sforzo a bassa intensità, corrispondente al pedalare in gruppo. Il modello prestativo del ciclista e dell’alpinista sono molto diversi, ma sappiamo che Kilian ha prestazioni atletiche comparabili, per cui si può ipotizzare un’analogia.

 

2 David Arino ALPS Stage 11 transition 3

© David Arino

 

Quali sono allora le differenze principali rispetto ad un ciclista professionista al Tour?

La prima è che le tappe di Alpine Connections sono mediamente molto più lunghe: le tappe del ciclismo hanno sì delle parti ad alta intensità (salite, volate, etc..), ma durano meno della metà delle quindici ore di cui parliamo qui. Questo comporta che Kilian ha avuto un dispendio calorico quotidiano mediamente maggiore ed ha avuto pochissimo tempo per recuperare fra una tappa e l’altra. Cinque ore di sonno e altre quattro per sistemarsi, curarsi e mangiare, danno poche possibilità di recupero al fisico; inoltre anche il tempo per alimentarsi è molto ridotto. Si pensi a cosa significa ingerire e digerire 6/7000 calorie al giorno. Per quanto Kilian fosse accompagnato, e magari in qualche modo supportato dai suoi compagni di cordata, non poteva sicuramente portarsi abbondanti scorte alimentari durante le lunghe giornate in alta quota, pertanto ha dovuto sicuramente alimentarsi in modo abbondante ogni volta che ne ha avuta opportunità.

 

2 David Arino ALPS Stage 16 3

© David Arino

 

Cosa comporta un exploit di questo genere in alta montagna?

Il fatto di svolgere questa impresa su terreno alpino comporta di rimanere per tante ore in luoghi difficilmente accessibili, con limitatissime possibilità di ristoro, affrontando tutte le difficoltà dell’alta montagna: la quota elevata, la necessità di navigare senza perdere la traccia anche in situazioni di maltempo, difficoltà alpinistiche di prim’ordine. Tante delle vette richiedono infatti abilità alpinistiche per essere raggiunte: si pensi ad esempio al Cervino, o alle Grandes Jorasses sul massiccio del Monte Bianco. La via scelta per concatenare le cime ha sovente comportato traversi in quota su creste esposte e intrinsecamente pericolose.

Probabilmente quest’ultimo aspetto è quello che conferisce a “Alpine Connections” la caratteristica di “impresa”, perché ha richiesto all’atleta - per sua esplicita ammissione - un livello di concentrazione elevata e costante per tutta la durata del progetto. Aggiungiamo noi che mantenere un andatura sciolta, con basso impegno cardiaco, su un terreno impervio con creste affilate, ghiacciai, pietraie e pareti verticali, denota una estrema familiarità di Kilian con l’ambiente montano e la sua capacità di mantenere in ogni situazione la calma ed il controllo della situazione. Senza questa tranquillità, il livello di impegno psico-fisico sarebbe stato più elevato e probabilmente insostenibile.

Dai racconti di chi lo conosce bene, sappiamo che oltre a decenni di pratica ed esperienza in montagna, Kilian si prepara sempre con in modo meticoloso ed appassionato, studiando con largo anticipo tutte le tappe, raccogliendo testimonianze, decidendo i percorsi e le tracce da seguire, programmando tempi di percorrenza e piani di alimentazione. Anche la scelta di farsi accompagnare a rotazione da una ristretta e selezionatissima schiera di amici atleti, alpinisti o scialpinisti, va in questa direzione: sicuramente l’esperienza umana ed i rapporti di amicizia hanno un ruolo,  ma immaginiamo che i compagni di avventura abbiano anche svolto la parte dei “pacer”, aiutando il protagonista dell’avventura a tenere i ritmi e al contempo portando un piccolo margine di sicurezza per fare fronte agli imprevisti.

 

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© Noa Barrau

 

E quali materiali ha usato Kilian Jornet durante Alpine Connections?

L’argomento meriterebbe un capitolo dedicato, in quanto l’approccio è stato sicuramente poco tradizionale. Dalle foto abbiamo visto che la selezione di abbigliamento ed attrezzatura è parsa improntata alla leggerezza e alla velocità: pantaloni lunghi attillati, maglie sottili, piumini leggeri e soft shell come abbigliamento. Le calzature sono le Nnormal Tomir, cioè le scarpe da trail da lunghe distanze, calzate anche su neve e ghiaccio con ramponi; al momento non abbiamo dettagli se siano state usate le versioni con membrana impermeabile o magari dei prototipi irrobustiti o irrigiditi, ma non pare così. Lo zaino era poi compatto, con spallacci elasticizzati e tasche frontali come gli zainetti da trail running. Tutto il materiale era marchiato Nnormal, tuttavia immaginiamo che non tutto sia in vendita o disponibile commercialmente, in quanto una sfida tanto speciale può aver richiesto l’uso di prototipi o capi modificati ad hoc.

 

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© David Arino

 

The Alpine Connections recap - link video  

 

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Indice - SPECIALE Alpine Connections di Kilian Jornet

 

INTRO - Kilian Jornet conclude l’Alpine Connections, il progetto della vita

Parte I - Alpine Connections: l’exploit psico-fisico

Parte II - Alpine Connections: il DIARIO

Parte III - Alpine Connections: i commenti