SOGNO DI UNA NOTTE DI INIZIO ESTATE

“161 miglia”: avventura in bicicletta nell’Alto Adriatico

Testo di Leonardo Soresi

 

001

 

L’alto Adriatico è un luogo unico, fatto di tramonti infiniti e di un mare e una terra che si toccano e spesso si confondono, formando lagune in cui solo un velo d’acqua va a ricoprire il fondale. A pochi km delle località turistiche più rinomate puoi trovare pinete silenziose oppure i casoni dei pescatori costruiti su lembi di terra che si inoltrano nella laguna.

La 161 miglia Gravel&MTB (www.161miglia.it) è un’avventura in bicicletta che si spinge fin sul limite in cui l’acqua incontra la terra, e a volte anche più in là, con passaggi su passarelle sospese sul mare e che promette di esplorare tutta la zona compresa tra le località turistiche di Jesolo, Caorle e Bibione, pedalando in notturna nei giorni del solstizio estivo.

Tre i percorsi tra cui scegliere: il Long da 360 km (e poche centinaia di metri di dislivello), il Regular da 280 km e 1.600 m+ e lo Short da 175 km. Abbiamo voluto provare per voi il Long con l’intento di spingerci il più a Oriente possibile.

 

Dove l’acqua incontra la terra

La partenza viene data alle otto di sera dal centro di Jesolo, una città che sorge tra la foce del fiume Sile e la foce del fiume Piave e che si affaccia sulla laguna Nord di Venezia.

 

IMG 20230617 201620

 

I turisti la frequentano per i suoi 15 km di sabbia finissima, ma io rimango colpito soprattutto dai 500 km di piste ciclabili che dalla città partano per esplorare la laguna e l’entroterra.

 

IMG 20230617 204847

 

Pochi colpi di pedale e si abbandona l’asfalto per percorrere la pista che corre a fianco delle acque del fiume Piave: è l’ultimo tratto della Ciclabile del Piave, un percorso di 220 km che sta nascendo e che unirà Belluno a Jesolo. Qui il fiume sacro alla Patria scorre placido e lento, e la pista è perfetta: scordatevi pendenze o fondi sconnessi, in questo tratto pedalare è un piacere e i colori del tramonto rendono tutto ancora più magico.

 

009

 

Gli ultimi raggi del sole ci regalano uno spettacolo di luci che si riflettono sulle acque della Laguna del Mort, in comune di Eraclea, con i suoi fondali bassi e sabbiosi che solchiamo su passarelle di legno che ci permettono di ammirare lo spettacolo.

 

007

 

E poi si entra nella notte: siamo un gruppetto di sei ciclisti e ci facciamo compagnia fino a Caorle: è quasi mezzanotte ma i turisti sono ancora tutti fuori a passeggiare in quest’aria calda di inizio estate che invita a fare tardi e passeggiare. Le nostre ruote ci conducono fino alla Chiesa della Madonna dell’Angelo, il simbolo della città: è situata su un piccolo promontorio al termine del centro storico e vista da lontano sembra quasi sospesa sul mare.

 

Chiesa Caorle

 

In meno di due km passiamo dalla folla al silenzio della laguna di Caorle: fiumi e canali creano un intricato labirinto di vie d’acqua, un territorio dal fascino peculiare, selvaggio e a tratti malinconico. Qui la pace regna sovrana, e piante ed animali possono vivere indisturbati. Un tempo le terre emerse della laguna erano abitate da famiglie di pescatori mentre oggi la laguna è un’area naturalistica protetta. Sono rimaste le abitazioni tradizionali dei pescatori, case in legno e canna palustre chiamate Casoni: testimoni silenziosi di una vita d’altri tempi.

 

lagunacasoni

 

Ma cosa ci sarà mai di bello nel pedalare di notte?

Iniziano le ore notturne più difficili, quelle lunghissime che portano all’alba. Quelle della solitudine e del silenzio. Quelle ore immobili dove ti perdi nei tuoi pensieri, mentre le gambe continuano a far girare le pedivelle. Ma anche quelle in cui i poeti provano e riprovano le loro rime, fino a tirare fuori i loro capolavori.

 

IMG 20230624 221102

 

La notte crea un continente segreto, in cui tutto si fa più sfumato, cambia e diventa nuovo, anche quando di giorno sapresti riconoscerlo ad occhi chiusi. Un capriolo spaventato dalle nostre luci ci attraversa la strada: per un attimo i miei occhi incrociano i suoi, altrimenti avrei creduto di averlo sognato in questo spazio azzurro tra la notte e l’alba.

 

003

 

Sembra di pedalare in un sogno, mentre la luce illumina il cono di un sentiero che scorre via sotto le nostre ruote. Attraversiamo Bibione fino al suo faro affacciato sul Tagliamento, il fiume che fa da confine tra Veneto e Friuli e lo risaliamo lungo l’argine occidentale. Il sorgere del sole è così vicino ormai, ma è quasi un peccato dover dire addio a questa notte di inizio estate, in cui il mondo si è fermato mentre noi lo solcavamo sui nostri cavalli d’acciaio.

 

E ora ci dirigiamo verso l’entroterra

Siamo già oltre il 150° km, e ne abbiamo almeno altri 200 davanti. Con l’alba cambia il paesaggio, siamo nell’entroterra con i suoi campi di grano e frumento, i vigneti, gli alberi da frutto. È il Veneto agricolo, quello degli uomini e delle donne che da generazioni coltivano la terra.

Facciamo colazione a Concordia Sagittaria, l’antica “Julia Concordia” fondata dai Romani nel 42 a.C. che era celebre per la sua fabbrica di frecce, le “Sagittae” appunto: in questa città la tradizione narra che San Marco scrisse il proprio Vangelo. Dopo Concordia è la volta di San Stino di Livenza, con l’ennesimo fiume, la Livenza, o il “Flumen Liquentia” citato anche dallo storico romano Plinio, uno dei più bei corsi d’acqua dell’intero Triveneto. La Repubblica di Venezia lo utilizzava come via per il commercio verso il Nord Europa: le grandi barche della Serenissima risalivano il fiume dal mare portando ogni genere di mercanzia e poi lo ridiscendevano, con l’aiuto della corrente, trasportando il legname prelevato dai boschi del Cansiglio con cui venivano costruite le imbarcazioni della Repubblica marinara.

 

016

 

È il paradiso delle gravel, con lunghe strade bianche che attraversano i campi strappati alle paludi con un un’opera di bonifica iniziata sin dall’inizio del Seicento, dai tempi della Repubblica Veneta. È facilissimo scorgere Aironi cinerini e le candide Garzette che zampettano sulle secche di limo. Si viaggia veloci, ma il caldo è ormai in agguato: a mezzogiorno la temperatura raggiunge già i 30° ed è arrivato il momento di una sosta, dopo sedici ore di pedalata pressoché ininterrotta. La cosa bella delle “Unsupported Bike Adventure”, è che non c’è una classifica e ogni concorrente segue la traccia predisposta dall’organizzatore decidendo in autonomia quando fermarsi per riposare. È un formato che regala piena libertà: per me la sosta è all’ombra di un albero nel giardino di in una vecchia casa colonica trasformata in cantina vinicola.

 

015

017006

 

Meno di un’ora di sonno, ma quando riparto mi sembra di aver dormito per tutta la notte e ormai manca poco a Treviso (300° km): si passa per il centro, con la Piazza dei Signori e la Loggia dei Cavalieri e poi si esce dalle mura medioevali per imboccare la Greenway del Sile, una delle ciclabili più belle del Veneto e parte terminale del percorso internazionale che parte da Monaco di Baviera per raggiungere Venezia.

La “strada verde” è eccezionale e, proprio per questo, frequentatissima, sia dai turisti che dagli abitanti di Treviso, che a pochi passi dalla città possono trovare un’area verde immersa nella natura. Uno dei passaggi più famosi è il “Cimitero dei Burci” un luogo suggestivo attrezzato con passerelle da percorrere a piedi, dove tra i canneti si trovano i relitti delle imbarcazioni da trasporto affondate come segno di protesta negli anni ’70.

 

 

lagunacasoni 

Sono gli ultimi 50 km spettacolari che ci conducono a Caposile: il percorso pianeggiante offre una bellissima vista sulla laguna di Venezia e si conclude dei pressi dei resti dell’antica torre del Caigo,  utilizzata come presidio militare che permetteva di far pagare i pedaggi a chi voleva entrare in laguna.

Ed eccoci qui, 356 km dopo, una notte e un giorno dopo, di nuovo a Jesolo. Non siamo più gli stessi di ieri: la polvere delle strade bianche si è depositata sulla nostra pelle e negli occhi si è depositata così tanta bellezza… la polvere andrà via con la prima doccia, ma le immagini di tutta la bellezza che abbiamo attraversato non se ne andranno così facilmente.