Intervista di Maurizio Scilla
Foto Credits Maurizio Torri
Il valdostano Nadir Maguet detto “Il mago”,ha riscritto la storia della Skymarathon Sentiero 4 Luglio, fermando il tempo in 4h03’01”, abbassando di 5’23” il record ventennale di Mario Poletti.
Sul podio con lui anche il friulano Tadei Pivk (4h19’55”) e William Boffelli (4h20’10”). Nei 5 anche il bronzo mondiale di trail running Luca Del Pero (4h24’19”) e il giovane azzurro di skialp Alessandro Rossi che, all’esordio sulla distanza ha impressionato tutti per piazzamento e crono (4h24’50”).In campo femminile vittoria per la piemontese Chiara Giovando, davanti a Roberta Jacquin e Giulia Saggin.
©Maurizio Torri
Nadir,con quel 4h03’01” hai domato i tecnicissimi 42km (2700 m+) del Sentiero 4 Luglio e hai scritto una pagina indelebile nella storia dello skyrunning, battendo il record di Mario PolettI vent’anni dopo.
Avevi provato il percorso? Sentivi che fosse il giorno giusto, dopo la sgasata alla LUT della settima prima, dove hai finito secondo dietro a Francesco Puppi?
Il Sentiero 4 Luglio è una gara che già conoscevo perché qualsiasi atleta che pratica skyrunning la conosce, è una gara che ha fatto la storia. Il problema che ormai i calendari sono fittissimi e gli altri anni seguendo un po’ di più le Golden Trail World Series, cadeva la settimana dopo la Mont Blanc Marathon, quindi non ho mai avuto occasione di farla. Quando pianifichi una stagione non metti due marathon di seguito, perché è inevitabile che si sia un po’ più stanchi.
Quest’anno durante la stagione di skialp, Adriano Salvadori, l’organizzatore, mi ha chiesto più volte di andare e anche Maurizio Torri ha insistito.
©Maurizio Torri
Ho pensato di fare la LUT 50 K e poi vedere quale fosse la mia condizione. Alla LUT stavo bene ma non avevo una forma stellare. Il giorno dopo ero abbastanza provato, sono andato a vedere la mia ragazza che correva la LUT 80K e ho cercato di smaltire un po’ le tossine. Ho riposato poi un giorno, due giorni sono uscito in bici, e lì sentivo che avevo una bella gamba che spingeva. Ho fatto poi un allenamento di corsa, ho fatto un giro “easy”, senza strafare, ma sentivo quella sensazione a pelle che stavo bene. Ho così chiamato Adriano e Maury per confermare che sarei andato.
E’ stato un po’ mettersi in gioco perché non ero sicuro al 100% che in una gara di 4 ore avrei fatto bene.
Gli ultimi due giorni le sensazioni erano buone. Tutta la settimana ho preparato in ogni minimo dettaglio la gara, controllando altimetria, video delle passate edizioni, classifiche, i vari segmenti di Strava, fatmap per immedesimarmi, per capire poi quando ero in gara da cima a cima dov’ero. Ho scritto anche a Daniel Antonioli e William Boffelli che l’hanno già corsa, alla fine mi sono fatto un’idea della gara, il planning quindi era fatto.
©Maurizio Torri
Sei partito con ben chiaro l’obiettivo del record? Quali sono state le sensazioni in gara?
Negli ultimi anni si continuava a parlare del record (4h08’24”) di Mario Poletti che durava da vent’anni, che sembrava fantascienza!
Quindi alla fine sono andato in Valle Camonica per vincere, ma quello che contava era questo record, non nascondo che sono andato convinto e “cazzuto” per fare il record, non mi interessava di fare un buon crono.
Tutti mi dicevano di partire gestendo per poi aumentare il ritmo nella parte tecnica, dal bivacco in poi è super veloce. Poletti aveva fatto un tempo da paura dal bivacco al Pitz Tri e sull’ultima discesa.
Io sono partito e mi sono messo subito dietro a quella della “mezza”, mi sono avvantaggiato su Tadei Pivk, William Boffelli e Luca Del Pero che erano sulla lunga. Da Sant’Antonio, dove si dividono le due gare mi sono trovato solo ed è una cosa che mi piace, perché mi gestisco meglio, spingo quanto voglio. Man mano che andavo avanti avevo sensazioni sempre migliori e quando è così è facile gestirti perché hai tutto sotto controllo. Nelle parti tecniche so di essere forte e quindi ho cercato solo di essere stralucido nel tecnico e andare via “liscio”. Dal bivacco poi la gara diventa più veloce, ho capito che ne avevo ancora e ho dato tutto.
Durante la gara guardavo il crono ad ogni punto di controllo e sono sempre stato in vantaggio sul record e sui tempi di tutte le altre edizioni. Sono arrivato al Pitz Tri dove parte l’ultima discesa che avevo un gran bel vantaggio sul record di Mario e stavo ancora bene. Subito dopo ho iniziato ad avere un po’ di mal di gambe, quasi accenni di crampi sui quadricipiti e ho iniziato a preoccuparmi perché ho buttato via per questo motivo il Kima l’anno scorso e la Lut la settima prima. Così da un secondo all’altro ti ritrovi in una situazione di sconforto, di panico, quindi ho rallentato un po’. Ho fatto due conti sul vantaggio che avevo e ho capito che potevo gestire la situazione, avendo molto margine, infatti il tempo dell’ultima discesa non è favoloso.
Avessi fatto il tempo di Mario avrei potuto stare sotto le 4 ore, ma bisogna avere una serie di fattori difficili da mettere insieme, l’atleta giusto, con il picco di forma top, le condizioni di gara ottimali, una gestione di gara impeccabile e un po’ di fortuna.
Non dico che il muro delle 4 ore sia impossibile, sicuramente è molto difficile, ma sarà compito di qualcun altro!