ED E' DI NUOVO ULTRABERICUS

 

Testo di Dario Pedrotti

 

Alla mia quinta partecipazione, dopo quattro racconti ai lettori e alle lettrici di Spirito Trail, le prime addirittura sul compianto cartaceo, è davvero difficile dire cose non già dette, quando non già vissute da chi legge, dato che almeno un paio se le saranno corse tutte e tutti. E allora per questa tredicesima edizione della Milano-Sanremo del trail, o della LUT delle colline, mi limiterò al racconto di una “detonazione controllata”, la mia.

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© F. Bruttomesso

Arrivo a Vicenza in un mattino di quasi primavera pieno di buone intenzioni. Dopo essermi presentato al via nel 2023 con un totale di 80 km nelle gambe, da gennaio a marzo, per colpa di una fascite plantare che mi aveva costretto a riposo, essere partito (troppo) pieno di giovanile entusiasmo tanto da passare al 25 km al 25° posto, ed essere poi schiattato poco dopo metà gara, con tanto di crisi mistica a passo d’uomo sulla “Infame Piana” prima dell’ultimo ristoro di Arcugnano, quest’anno mi impongo di partire super prudente, controllando bene di avere un sacco di persone davanti mentre salgo verso il Santuario di Monte Berico. Al secondo km, dove il percorso in senso orario di quest’anno, si separa da quello in senso antiorario dello scorso anno, ho già 45’’ di distacco dal me stesso troppo ottimista di 12 mesi fa, e mi avvio pieno di speranze lungo il percorso che in questa direzione ho fatto solo nella versione 100 km del decennale. Saluto e ringrazio festante volontari e volontarie ad ogni incrocio, il cielo è un po’ grigetto, e la temperatura è quasi troppo mite.

I km scorrono senza infamia e senza lode e al ristoro di Arcugnano, quando alle spalle ce ne sono 12, non mi sento particolarmente pimpante, anzi, per la precisione, l’immagine che ho di me è quella di uno che trascina una lavatrice, e se vi è capitato di provare a spostare quell’elettrodomestico sulle piastrelle del vostro bagno, sapete di cosa sto parlando. E qui non ci sono neanche le piastrelle.

La “Infame Piana” mi vede trotterellare non troppo convinto, con uno stillicidio di persone che mi superano, senza capirne il perché: mi sono allenato benissimo, sono partito piano, mi sto alimentando con regolarità, mi aspetterei di andare molto meglio. Accarezzo con il pensiero l’eccitante idea di fermarmi e tornare a Vicenza in autostop, sarebbe facilissimo. Ma non sto male abbastanza, e confido che le sensazioni miglioreranno strada facendo. Solo che non è vero.

Non c’è verso di attaccarmi a qualcuno per correre in compagnia, e la primavera non aiuta affatto perché pare intenzionata ad arrivare solo alla sua scadenza canonica, e il bosco, a parte qualche milione di primule e violette, non offre molto con cui ristorare lo spirito. Ad aiutarmi invece un sacco è un vascone che avvisto attorno al trentesimo km: al prezzo di 100 metri di deviazione e di meno di dieci minuti in totale, una prolungata immersione fino in vita nell’acqua fredda mi resuscita le gambe, e dopo essermi rimesso calzini e scarpe riparto meglio che subito dopo il via. Da lì al ristoro di San Donato c’è un bel po’ di salita, che mi mangio famelico superando un bel po’ di gente e sentendomi rinato. Peccato che mi illuda di aver ricevuto energie infinite, e che scialacqui nei 10 km successivi tutte quelle che mi sarebbe stato utilissimo poter centellinare fino alla fine.

© D. Marangoni

Insomma, non passa molto che ricominci la processione di atleti (e atlete) che mi superano, e che io debba rassegnarmi a pensare che sto facendo “un buon allenamento”, immerso in angoli dei Colli Berici non particolarmente memorabili, eccetto per il silenzio assoluto che vi regna.

Dopo 50 e più km in cui mi interrogo incessantemente su cosa diavolo stia succedendo, mi rassegno anche a considerare che forse semplicemente questa settimana ho lavorato troppo (e io, di lavoro, sgombero appartamenti, e sì, sposto anche lavatrici…) e sono arrivato stanco alla gara. Niente di epico, ma anche niente di cui potermi davvero rimproverare, e allora va bene così.

Le giornate di lunghezza ormai significativa mi assicurano che, benché io vada proprio pianino, arriverò prima del buio, e mi aggrappo al piacere quasi fisico che mi dà sentire il “bip” del gps e vedere il numerino di km che cresce. Come altrettanto fisico, ma di segno opposto, è il dolore che mi infliggono i volontari in cima ad una salita, dove stando ai miei conti mancavano 2 km all’arrivo, mentre loro assicurano che ne manchino 7. Comunque, passano anche quelli, e negli ultimi km vengo anche assalito da un misterioso ritorno di fiamma, che mi permette di iniziare a tirare come un forsennato, impiegando 6 minuti in meno dello scorso anno, a coprire l’ultimo km e mezzo prima del gonfiabile dell’arrivo.

La volatona finale, in cambio di qualche etto di ritrovata autostima, si prende tutte le mie energie residue, tanto che il mio respiro si regolarizzerà davvero solo dopo aver finito di cambiarmi post doccia. Ma va bene così.

Al di là dei miei personali chiari di luna, l’Ultrabericus è una gara strana, che ti fa pensare a quella frase attribuita (probabilmente a proposito) ad Albert Einstein: “La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso.” L'Ultrabericus  non ha le caratteristiche delle più belle gare d'Italia, ma lei non lo sa, ed è talmente convinta di essere una di loro, che anche quest'anno eravamo in 1.900, record assoluto, e 20% in più dello scorso anno. In fondo, anche davanti ad un Kandinsky sono in molti a pensare "sarei capace id farlo anch'io".

 © D. Marangoni

CLASSIFICHE

Integrale 65 km

Uomini

1 ANGELLA DIEGO - 5:36:53

2 BASSI NICOLA - 5:38:52

3 MODENA CHRISTIAN - 5:53:07

Donne

1 BOIFAVA ALESSANDRA - 6:40:53

2 BERTINO CHIARA - 7:06:27

3 NICHETTI GIORGIA – 7:53:07

Marathon 43 km

Uomini

1 ZEPIC ZAN - 3:39:40

2 CURNIS CARLO - 3:41:48

3 ROCCON DANIELE - 3:43:29

Donne

1 GIOVANDO CHIARA - 4:04:44

2 GUIDOLIN NICOL - 4:15:24

3 MORO MARTIN ANA LAURA - 4:53:00

Urban 21 km

Uomini

1 CONSOLARO MIRCO - 1:35:56

2 SOPRANA MIRCO - 1:36:36

3 BERNARDI GIACOMO – 1:37:19

Donne

1 DAL BOSCO MARTINA - 1:48:10

2 FORTE LUCIA - 1:50:35

3 MONSORNO VALENTINA – 1:54:45

Twin Lui&Lei 65 km

1 MARAN VERONICA / MARAN STEFANO - 6:05:25

2 CALZOLARI DINAHLEE / GUBERT MARCO - 6:20:04

3 TESTARMATA MARTINA / BASSANI RUBEN - 6:29:04