Primo appuntamento dell'anno per Ultra Trail World Tour, e si ricomincia dal Far East con la Vibram Hong Kong 100k.
Gara molto particolare, abbiamo quindi chiesto a Luca Ambrosini e Dani Jung, che l'hanno corsa l'anno scorso, di aiutarci a capire meglio percorso e contesto.
La prima cosa che salta all'occhio, è come il percorso permetta di vivere i profondi contrasti di Hong Kong: “città modernissima e villaggi di pescatori, antichi templi e grattacieli, tutto legato da sentieri spettacolari” ci dice Luca. Le creste "alpine" permettono un punto di vista privilegiato sulla città, alternandosi con tratti nella giungla tropicale dove l'umidità crea sempre paesaggi unici.
Il percorso può essere spezzato in due: “Primi 45 km molto corribili, con anche tanto asfalto ma panorami bellissimi attraversando dighe e passaggi in spiaggia”. A seguire inizia la parte più dura “Salite molto ripide e discese anche. Tecnico, pietraie e soprattutto scalini”, caratteristica che ben ricorda anche il nostro direttore Leo Soresi, anche lui l'anno scorso impegnato nella gara.
L'altra grande incognita è il meteo: se l'anno scorso si erano ritrovati caldo, ma mai troppo oppressivo, nel 2016 la gara era stata flagellata da tempesta ed addirittura ghiaccio in molti punti, tanto da dover cambiare percorso per ragioni di sicurezza.
Chi ci sarà a contendersi la vittoria?
Tra le donne Andrea Huser ricomincia da dove aveva lasciato: macinando chilometri, tanto che si presenta qui ad Hong Kong avendo già vinto una 100 miglia ad inizio anno.
Il nome più accreditato a sfidare la svizzera è sicuramente la rientrante Mira Rai, che vincendo la MSIG Sai King 50k questo mese, ha dato prova di aver superato l'infortunio che l'ha praticamente bloccata per due anni.
Il terzo nome è quello della nostra Lisa Borzani: qui ad Hong Kong è già salita due volte sul podio. Terza, seconda... ed ora?
Appena dietro un trio interessante: Marie McNaughton è una neozelandese che vive a HK. Sempre in alto nelle tante manifestazioni che si svolgono sull'isola, ha dalla sua la conoscenza del percorso. Tanta esperienza anche per Melanie Rousset, a cui la seconda parte di gara dovrebbe andare congeniale.
L'americana Nicole Kalogeropoulous è più conosciuta per le prestazioni su terreno scorrevole, ma vivendo ora in California ha cambiato radicalmente terreno di allenamento. Vedremo se riuscirà ad affermarsi anche come mountain runner. Restano le cinesi, vera incognita: Yao Miao, Fu-Zhao Xiang, Pui-Yan Chow (già vincitrice) e Ying-Suet Leung sono nell'ordine le più accreditate. E restando ad est, non sottovalutiamo la giapponese Kaori Niwa, già quarta all'UTMB.
Tra gli uomini è Alex Nichols il principale indiziato. Tranquillo, pacato e sorridente, con la sua solita strategia di partire tranquillo e sgasare da metà percorso l'anno scorso ha vinto Black Canyon 100k (Golden Ticket race), fatto secondo alla Western States e poi un bel podio ai Templiers.
L'altro americano, Zach Bitter, è più conosciuto per essere una bestia da terreno veloce e scorrevole (record mondiale della 12 ore con 102 miglia): sicuramente patirà la seconda parte e l'impossibilità a trovare un ritmo continuo.
Io vedo invece benissimo Majell Backhausen, in continua crescita di risultati negli ultimi tre anni: potrebbe piazzare il colpaccio, anche perché dall'Europa l'unico nome interessante per le posizioni che contano potrebbe essere Erik-Sebastian Krogvig, che però è da vedere su queste distanze.
Il resto del field è fatto principalmente di giapponesi, cinesi e locali. Più qualche americano ed europeo trapiantato in loco. Il Giappone schiera Yoshikazu Hara, incostante ma sempre pericoloso, e Kazufumi Ose. Tra i cinesi Di Jun e Li Wei sono entrambi maratoneti veloci, ma potrebbero patire la seconda metà di gara. Qi Ming, Yang Jiagen, Liang Jing sono altri nomi “caldi”.
I locali: in primis Siu-Keung Tsang, quattro volte top-ten e vincitore dell'Ultra Trail del Monte Rosa quest'anno. Ma anche Ka-Wai Wong, Tsang Chun Kit e Ho Chung Wong conoscono gara e sentieri. Tra i “transplant” invece segnaliamo sicuramente Harry Jones, inglese che vive in Thailandia, Justin Andrews, americano in Cina e John Ellis, Jeremy Ritcey e Pierre-Andre Ferriere con il vantaggio di essere locals.
Interessante anche la comitiva nepalese: se nessuno ha il talento della connazionale Mira Rai, vanno ricordati Purna Tamang e Sangé Sherpa, spesso in gara nelle competizioni internazionali.