LA STORIA DEL TOR

 

Intervista ad Alessandra Nicoletti, presidente di Vda Trailers

 

A cura di Matteo Grassi

Foto © Organizzazione

 

Dopo il lancio dell'edizione n.15 del Tor des Géants, l'endurance trail di 330 km e 24.000 m+ che compie il giro intero della Valle d'Aosta, veniamo al primo appuntamento del percorso "a tappe" che Spirito Trail vi propone come avvicinamento all'evento del prossimo 8-15 settembre.

 

Ph Stefano Jeantet

Ph. Stefano Jeantet

 

Il primo approfondimento in programma è quello dedicato alla storia del Tor e di conseguenza del Tor nella storia del trail running italiano e internazionale, ma anche del suo possibile ruolo nell'ulteriore evoluzione di questo sport.

Per fare questo abbiamo incontrato Alessandra Nicoletti, presidente di Vda Trailers e da sempre a capo dell'organizzazione, nonché ideatrice dello stesso Tor, come ci racconterà, nell'ormai lontano 2008 assieme ad Ermanno Pollet.

Ma prima di tuffarci nella storia di questa straordinaria "creatura", che è al tempo stesso gara, viaggio, esperienza e tanto altro... anticipiamo quale sarà prossimo tema di approfondimento: "come prepararsi al Tor", ovvero come allenarsi, come attrezzarsi, come avvicinarsi a questa dura e impegnativa prova, non solo dal punto di vista strettamente fisico, ma anche mentale, metabolico e di adattamenti in generale.

Ricordiamo che in questi giorni sono aperte le iscrizioni al programma TORX® Academy, percorso formativo, costruito da Franco Collé e un team di professionisti ed esperti (per info: academy.torxtrail.com).

 

Tor18 Day4 arrivo PH Stefano Jeantet 5

Ph. Stefano Jeantet

 

Alessandra, ci racconti com'è nato il Tor?

Come spesso accede per le intuizioni, anche l'idea del Tor è venuta un po' per caso, con naturalezza, guardando una cartina.

All'epoca eravamo già organizzatori del Gran Trail Valdigne e partner per la parte italiana dell'UTMB.

Durante una riunione avevamo aperto una mappa della Valle d'Aosta in cui erano evidenziate le due Altevie a un certo punto quei due tracciati che si univano a formare un anello ci sembrarono un percorso perfetto per farci una gara di ultra trail!

Certo che da lì a tradurre l'idea in una gara, c'è stato un lavoro di due anni.

Prima di tutto dovevamo definire la lunghezza esatta e il dislivello. All'epoca non c'erano i GPS attuali ed era pressoché impossibile riuscire ad avere informazioni digitali per l'intero percorso. Così ci siamo messi a misurare la mappa con un compasso riportando la misura in scala. Da lì è emerso che erano ben 330 chilometri: il doppio dell'UTMB che all'epoca era la gara più lunga e da tutti ritenuta essere il limite massimo per una prova di trail.

 

Tor des Geants

 

L'idea ci entusiasmò anche se fu davvero una bella sfida organizzativa, a partire dal capire ogni quanto e dove mettere i ristori, e il tipo di assistenza/supporto che potevano essere necessari per affrontare un trail di questa entità. E poi capire i tempi di percorrenza, e il tempo massimo...

All'epoca c'era un programma online in cui inserendo i tempi impiegati su altri tracciati e i dati del percorso, ne calcolava i tempi di percorrenza. Peccato che non accettava la lunghezza di 330 km. Così lo abbiamo stimato a pezzi, arrivando a definire le 150 ore di tempo massimo che ancora oggi valgono come limite per completare il Tor.

La prova del nove l'abbiamo fatta con una edizione test. Quattro atleti (Trabucchi, Bastrentaz, Peron e Gabrielli) partirono alle 10 del mattino sul tracciato del Tor a simulare in tutto e per tutto - tempi, ristori, basi vita - quello che sarebbe stato il primo Tor. Naturalmente i ristori non c'erano e così io ed Ermanno Pollet, con cui condivido la paternità dell'idea, giravamo con camper e furgone per far loro assistenza.

Purtroppo la prova dovemmo sospenderla per condizioni di maltempo estremo nella tratta della valle del Lys, saltando la traversata dal rifugio Coda a Niel, per riprenderla da Gressonney fino alla fine. L'edizione zero ci disse che i tempi e i ristori erano azzeccati e che il progetto da un punto di vista logistico e organizzativo era pronto.

 

Tor des Geants Ph.Marco Spataro 4

Ph. Marco Spataro

 

Certo, per renderlo fattibile, serviva avere il riscontro delle iscrizioni. E il verdetto finale arrivò  con il lancio della prima edizione e l'apertura delle preiscirizioni.

Era fondamentale avere un numero sufficiente di adesioni per poter sostenere la fattibilità dell'onerosa organizzazione.

Il nostro ottimismo non ha mai ceduto, nonostante ci fosse chi ci dava dei pazzi. Ma in fondo anche i più  scettici si sono dovuti ricredere.

Era la fine 2009 quando provammo a lanciare l'edizione 1, con la formula di preiscrizione a pagamento. In una finestra temporale di soli 15 giorni arrivarono ben 150 adesioni. Questo era esattamente quello che ci serviva per poter far partire la macchina organizzativa che ha portato alla prima edizione con circa 300 partecipanti e alle successive edizioni, fino alla 15a edizione del Tor classico, e di tutte le altre gare parallele che si sono aggiunte negli anni.

 

Tor des Geants Ph.Marco Spataro

Ph. Marco Spataro

 

Se ti domando chi ha fatto la storia del Tor, quali sono i primi nomi che ti vengono in mente?

Parlando di atleti i primi due nomi che mi vengono in mente sono sicuramente i fratelli Gross: Annemarie e Ulrich, i primi "giganti", vincitori della prima edizione. Due atleti straordinari, così come straordinario è il fatto che siano fratelli e che entrambi abbiano vinto la rispettiva gara.

Poi, ovviamente, Franco Collé, l'unico atleta capace di vincere la gara 4 volte, oltre ad essere il detentore del miglior tempo sul percorso (66 ore e  39 minuti n.d.r.).

Ma anche Francesca Canepa e Stephanie Case autrice di splendidi podi al Tor330, nonché vincitrice con un tempo stratosferico del Tor des Glaciers.

Pensando invece alla parte organizzativa non posso non pensare ai capisaldi fondamentali, come Oscar Tajola, guida e responsabile del percorso, Luca Cavoretto, responsabile del 118 e del soccorso sanitario e naturalmente Erica Noro la responsabile dei volontari. Ma da qui poi verrebbe naturale fare nomi su nomi, perché il Tor è fatto da tantissime persone.

 

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Ph. Marco Spataro

 

Ora che abbiamo guardato indietro, che ne dici di fare un repentino cambio di prospettiva e puntare lo sguardo in avanti? Cosa vedi nella storia futura del Tor?

Vedo strade nuove da percorrere. Non nel senso di ampliare l'offerta, perché con l'introduzione della nuova 100 siamo a cinque distanze (30/100/130/330/450) e di più, in termini organizzativi, non credo ce ne possano stare. Ma il Tor può rivolgersi di più all'estero, continuando lo straordinario percorso che già oggi vede rappresentate ben 70 nazioni.

Dall'altro lato però il Tor va preservato, e deve rimanere autentico e fedele all'origine. Deve rimanere la gara di casa della Valle, quella che muove gli animi dei valligiani.

E poi, sempre nel futuro, non posso che vedere protagonista il Tor des Glaciers. Non tanto in termini di crescita, perché è e deve rimanere una prova pura e selettiva, ma perché la sua formula lo rende, a nostro avviso, uno scenario particolarmente stimolante verso cui puntare come movimento Trail.

 

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Ph. Stefano Jeantet