Non è facile, per me, far quadrare il discorso.
Da un lato, mi sono innamorato del trail proprio perché va molto d'accordo con un approccio istintivo, libero, anche un po' scriteriato alla corsa. Dall'altra, ho sempre osservato con ben poco distaccata ammirazione i maratoneti cazzuti, quelli da 2h30m per capirci, che arrivano a quel livello non tanto per il loro talento innato quanto per l'applicazione di una metodica di allenamento orientata all'efficienza. Senza ci sarebbero riusciti comunque? Mah, chi lo sa... magari ci sono millemila Zatopek là fuori, ma io no credo davvero che sia così. Lo studio della fisiologia umana e degli adattamenti agli stimoli allenanti ha una sua efficacia, io di questo non dubito.
Alberzek è il mio riferimento ideale: riuscire a strutturare le uscite in modo efficace e intelligente senza, di fatto, strutturare un bel niente

riuscissi ad essere così, farei firma in questo momento.
Il mio punto è stato: devo preparare le prime ultra serie quest'anno, come posso fare per arrivarci nella miglior forma possibile? Ho provato un approccio strutturato ma, come scrivevo prima, è un casino e sono più le volte che non riesco a seguirlo che altro.
Allora adesso mi tocca fare un po' di reassessment e vedere come cambiare impostazione in modo efficace. Per esempio, ho stilato questa serie di punti:
- so che devo correre tanto e che il grosso del volume dev'essere easy, su di me questa cosa funziona alla grande e mi da anche ottime sensazioni a livello fisico.
- so che ho bisogno di fare dislivello, sia fisicamente sia mentalmente. Mi piace, mi diverte, mi aiuta a stare bene.
- siccome sono lento come un'incudine, lavorare un po' sulla velocità non mi fa male.
Da qui si ricomincia. Oggi, per dire, ho fatto 3/4 d'ora di progressivo, senza troppe paranoie, usando il cardio come riferimento: 15' MAF, 15' a 165bpm e gli ultimi 15 tra 175 e 180bpm. E' stato fichissimo
