A cura di Maurizio Scilla
E’ Emma Stuart la nuova regina del Tor des Géants. Nata in Irlanda, ha chiuso in dodicesima posizione in classifica generale, all sua prima partecipazione al Tor ha chiuso le sue fatiche in 82h21’44”.
La trentatreenne britannica era già stata protagonista in Italia quest’anno salendo sul terzo gradino del podio alla Lavaredo Ultra Trail by UTMB e nel mese di maggio aveva vinto l’ Ultra-Trail Snowdonia by UTMB 100 Miles.
In questa intervista la conosciamo meglio e scopriamo come ha vissuto il Tor.
© Ph Anja Bakowska_Zzam! Agency
Hai iniziato a correre solo nel 2018, quali sono state le motivazioni che ti hanno portata a correre? Cosa facevi prima?
Ho iniziato a correre quando ho incontrato il mio compagno, anche lui atleta. Voleva fare un'ultramaratona e così mi sono iscritta con lui dopo aver fatto solo tre mezze maratone. La mia prima ultramaratona è stata una gara di 50 km sull'Isola di Man e sono stata davvero sorpresa di arrivare seconda donna. È da lì è scattata la molla e da allora corro sempre le ultramaratone!
A scuola non sono mai stata una bambina sportiva, ma mi piaceva fare escursioni in montagna. Tuttavia, la corsa ti dà un altro tipo di libertà, perché puoi vedere molto di più in un periodo di tempo più breve.
© Ph Anja Bakowska _ Zzam! Agency
Sembra che tu ami il nostro paese, hai corso solo due gare sul continente, entrambe in Italia.
L'Italia è un Paese incredibile. Amo la gente, il cibo, la storia, le montagne e ci tornerò di sicuro Devo solo imparare un po' di più l'italiano!
Come riesci a conciliare il tuo lavoro di veterinaria (che immagino sia pesante in certi momenti) con gli allenamenti?
Sono molto fortunata perché ho cambiato lavoro l'anno scorso e ho trovato un'azienda che supporta i miei obiettivi e le mie aspirazioni. Capiscono che ho bisogno di allenarmi e a volte di viaggiare per le gare e fanno del loro meglio per accontentarmi. A volte è molto difficile essere motivati ad allenarsi dopo il lavoro, perché il mio lavoro può essere frenetico e fisicamente impegnativo. In questi casi penso sia giusto avere una serata “off”, Avere un lavoro fisico è comunque una sorta di allenamento, forse solo non specifico per la corsa.
Quali erano le tue aspettative prima della partenza?
Prima del Tor des Geants, non avevo mai corso più di 105 miglia, quindi il mio obiettivo è sempre stato quello di mettermi alla prova su uno dei percorsi più difficili al mondo e, se possibile, finire in buona forma. La mia strategia principale consisteva nel cercare di arrivare a Donnas in buone condizioni e con ancora benzina nel serbatoio, cosa che mi è riuscita visto che mi sentivo molto bene fino agli ultimi 30 km.
© Ph Nicolò Matteucci _ Zzam! Agency
Come ti sei preparata per la gara, tenendo conto che nel Lake District non ci sono montagne molto alte, ma ci sono sentieri tecnici e il tempo non è molto clemente?
Purtroppo, a causa del mio lavoro, non ho potuto venire in Italia per allenarmi e acclimatarmi se non 6 giorni prima della gara, il che è troppo tardi! Quindi ho trascorso molte ore nel Lake District ad allenarmi. Le salite sono molto brevi rispetto alla Valle d'Aosta (la nostra montagna più alta è solo 978 m), ma sono notoriamente difficili e tecniche, quindi è comunque un'ottima preparazione per questo evento. Ho trascorso lunghe giornate a salire e scendere le nostre colline più alte, ma il tempo quest'estate è stato brutale. Ha piovuto ininterrottamente per diversi mesi e il terreno era zuppo. Questo mi ha preparato molto bene per la pioggia e il freddo di mercoledì, purtroppo non mi ha preparato al caldo dei primi tre giorni e i miei piedi hanno sofferto molto!
Come hai gestito il sonno?
Era la prima volta che stavo fuori la seconda e la terza notte e ho sofferto molto per la mancanza di sonno. Sono abituata a dormire poco come veterinaria, ma non ero preparata all'effetto che la mancanza di sonno avrebbe avuto sul mio cervello. La prima notte non sono riuscita a dormire, quindi ho riposato solo per un'ora. La seconda notte ho dormito per 30 minuti e poi per 40 minuti, ma non è stato sufficiente. Non mi addormentavo in piedi, ma il mio cervello ha sofferto molto per la mancanza di sonno. La seconda notte, scendendo verso Oyace, ero molto confusa e disorientata e facevo fatica a distinguere i sogni dalla realtà. A un certo punto, ho pensato di essere addormentata e di correre in un brutto incubo, ma non era così: stavo solo correndo nel bosco fino a Oyace! Mi sono anche persa nel tratto verso Saint-Rhemy-en-Bosses e ho finito per correre 6 km in più. È stato così strano perché sapevo di aver sbagliato strada perché avevo capito che non c'erano più bandierine, ma il mio cervello non ha fatto nulla e ho continuato a scendere sulla strada sbagliata e a vagare per i campi.
Inoltre, non sapevo che la privazione del sonno causasse un “déjà vu” così estremo. È stato pazzesco! Il più ridicolo è stato quando salivo sul sentiero verso il Malatra e il mio cervello mi ha detto: "È molto più difficile dell'ultima volta che l'hai fatto". Dopo la gara, ho mandato un messaggio al mio compagno per chiedergli se eravamo mai stati lassù prima e lui mi ha risposto: "No, mai"!
Hai avuto il tempo di goderti il paesaggio? Cosa ti è piaciuto di più?
Prima della gara non avevo pensato che avrei corso metà del Tor des Geants al buio e che quindi non avrei potuto vedere molto del paesaggio. Ho scoperto che la maggior parte dei miei ricordi della gara è riferita al fatto di aver seguito per ore e ore delle bandierine riflettenti nel buio! Tuttavia, il paesaggio del secondo e terzo giorno era spettacolare. Tornerò la prossima estate e farò l'intero percorso nell'arco di 7 o 8 giorni per vivere davvero questi paesaggi magnifici.
© Ph Alessandro Zambianchi _ Zzam! Agency
Hai avuto momenti di difficoltà?
La difficoltà di distinguere se ero addormentata o sveglia durante la discesa verso Oyace è stato il momento più difficile. Ricordo di aver pensato di essere in un terribile incubo e di non riuscire a svegliarmi. Mi sentivo come se stessi correndo per ore e ore e Oyace non sembrava avvicinarsi mai sul mio gps e non riuscivo a vedere alcun segno di civiltà, mi sentivo in un terribile sogno. In realtà era solo perché avevo un disperato bisogno di un pisolino!
La prima notte hai battagliato con Jocelyne Pauly, poi da Donnas hai preso il comando. Come hai gestito mentalmente il fatto di essere in testa?
Volevo solo fare la mia gara. Non avevo esperienza su distanze superiori alle 100 miglia, quindi non avevo idea di cosa aspettarmi dopo Donnas. Jocelyne è una runner davvero molto forte, quindi a ogni ristoro mi aspettavo che qualcuno mi dicesse che era proprio dietro di me. Tuttavia, sapevo che stavo correndo al meglio, quindi se mi avesse superato, se lo sarebbe meritato! Quando sono arrivata agli ultimi 30 km ho capito che avrei potuto vincere. Mi sono sentita un po' stressata quando ho perso più di 90 minuti vicino a Saint Rhemy, perché sapevo che avrebbe potuto superarmi facilmente. Ho corso con tutte le mie forze da lì al traguardo!
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
Ho avuto una stagione molto lunga e impegnativa e mi sono allenta duramente per il Tor des Geants, quindi credo di aver bisogno di una piccola pausa di un paio di mesi per riposare e resettarmi.
L'anno prossimo, chi lo sa? L'UTMB potrebbe rientrare nei programmi o forse tornerò in Italia per correre qualcun'altra delle vostre incredibili gare!
© Ph Alessandro Zambianchi _ Zzam! Agency